di RENATO BONA
“Belluno. Reliquie di Santi – Storie e leggende” è il titolo di una pubblicazione (febbraio 2017) di Vincenzo Caputo stampata da Bcs media di Roma per la Edizioni Farsiunlibro. In copertina disegno dell’architetto Roberto Reolon che da lustri collabora con Caputo la cui ricerca – come si specifica nell’introduzione – pur limitata al Comune di Belluno “ha fatto emergere come nel passato fossero considerate e venerate con attenzione le numerose reliquie di santi esistenti nelle chiese sia parrocchiali che frazionali”. Si tratta di un interessante itinerario illustrato anche fotograficamente e accompagnato da brevi cenni storici. Un percorso che parte dalla basilica-cattedrale di san Martino di Tours (Duomo) di Belluno e prosegue per la vicina chiesa di San Pietro snodandosi quindi verso il Seminario gregoriano, la parrocchiale dei santi Biagio e Stefano, la chiesa di San Rocco, la parrocchiale di san Nicolò a Borgo Piave, quella salesiana di san Giovanni Bosco, quindi: parrocchiale dei santi Gervasio e Protasio, parrocchiale di santa Maria di Loreto e quella di santa Maria Immacolata di Mussoi. Ancora: santissimi Giorgio e Sebastiano di Travazzoi, parrocchiale di santa Maria assunta Antole-Sois, parrocchiale di san Martino a Bes; parrocchiale dei santi Pietro e Paolo apostoli di Bolzano Bellunese, arcipretale di santa Maria assunta di Castion, chiesa di san Tiziano a Cirvoi, dei santi Giustina e Zenone di Sossai, di san Mamante di Caleipo, della parrocchiale della Visitazione della beata vergine Maria di Cavarzano, della chiesa dei santi Quirico e Giulitta pure di Cavarzano, parrocchiale di sant’Aronne di Cusighe; prosegue con: chiesa di san Matteo apostolo ed evangelista di Sala, parrocchiale dei santi Tomaso apostolo e Brigida di Levego e Sagrogna, chiesa di santa Brigida a Sagrogna, parrocchiale di san Michele arcangelo ad Orzes, parrocchiale di san Bartolomeo a Col di Salce, chiesa di san Fermo e Rustico a San Fermo, chiesa di sant’Antonio da Padova nella località Giamosa, parrocchiale di san Pietro apostolo a Sargnano, parrocchiale dei santi Severo e Brigida a Tisoi, parrocchiale della beata vergine di Caravaggio a Visome, chiesa di san Pellegrino nella località omonima, infine: chiesa di Santa Lucia a Cet. La parte del leone la fa quello che Caputo definisce il più imponente e vistoso monumento della città, vale a dire la basilica-cattedrale del capoluogo che “custodisce molte testimonianze della storia del Cristianesimo e in particolare molte reliquie”, la maggior parte delle quali è conservata nell’antica “Arca” oggi adattata come altare della cripta. La più insigne delle reliquie -diverse decine – è una delle spine della corona posta sul capo di Cristo durante la sua passione. In San Pietro vi è fra l’altro in un tabernacolo realizzato dal Brustolon, un “ex ligno della Santa Croce”, donato dal primo papa bellunese: Gregorio XVI. Sotto la mensa dell’altare di destra è custodito in un’arca di vetro il corpo di San Fortunato. Molto importante anche quanto “accolto” nel vicino Seminario Gregoriano dove vi sono molte reliquie oltre – come puntualizza Caputo – ad “un documento del 9 gennaio1801 relativo all’autentica delle 345 reliquie ivi elencate, racchiuse in un reliquiario ligneo con cristallo e cornice dorata, dei Luoghi Santi, Apostoli, Martiri e di altri Santi, a firma del prelato Antonio Maria Odescalchi. Due ricognizioni effettuate successivamente dai vescovi dell’epoca, rispettivamente il 30 agosto 1805 e il 26 novembre 1927 (quest’ultima da parte del vescovo Giosuè Cattarossi) ne attestano l’esistenza”. E siamo alla parrocchiale dei santi Biagio e Stefano che, fra le altre reliquie, ospita una pietra di dove fu lapidato santo Stefano. Quanto alle reliquie della chiesa di san Rocco, l’autore del libro cita una benda del beato Pio da Pietralcina ed un abito di papa Giovanni Paolo II, santo dal 27 aprile 2014. Nella parrocchiale di Borgo Piave non vi sono reliquie, del santo titolare della chiesa che fu uno dei più popolari del Cristianesimo. Viene specificato che nel 1807 “mercanti italiani rubarono le presunte reliquie del santo e le portarono a Bari, in Puglia, dove sono tuttora”. La parrocchiale di San Giovanni Bosco a Baldenich “vanta” invece numerose reliquie: di sant’Antonio da Padova, santa Maria Goretti, san Pio V papa, santa Lucia e, con molte altre, di san Giovanni Bosco. Quanto alla parrocchiale dei santi Gervasio e Protasio si evidenzia che non vi sono reliquie forse perché le suore benedettine, circestensi o camaldolesi, lasciando il convento nel 1909 si portarono a San Giacomo di Veglia il loro archivio e forse anche le reliquie”. Di nuovo in centro per dire della parrocchiale di santa Maria di Loreto che in un reliquiario d’argento di fine secolo XVII conserva una reliquia di san Filippo Neri; la custodia in legno dorato è opera di Andrera Brustolon. La ricognizione sulle chiese della città di Belluno si conclude con la parrocchiale di santa Maria Immacolata di Mussoi per la quale l’autore scrive: “Nel 1883 il papa bellunese Gregorio XVI fa dono di un’artistica teca d’argento contenente le reliquie dei santi Filippo e Giacomo, consegnata dall’incaricato speciale del Papa, il dott. Giovanni Pagani Cesa, alla Fabbriceria di Bolzano con la severa ingiunzione di custodirla in sicurezza a Mussoi”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Vincenzo Caputo): la copertina del volume; l’autore; la basilica-cattedrale di Belluno; la chiesa di San Pietro; facciata del Seminario Gregoriano; documento del 1801 con l’autentica delle 345 reliquie; parrocchiale di Santo Stefano; chiesa di san Rocco; parrocchiale di San Nicolò a Borgo Piave; quella salesiana di Don Bosco a Baldenich; parrocchiale dei santi Gervasio e Protasio; e quella di santa Maria di Loreto; la parrocchiale di santa Maria immacolata di Mussoi.