L’ex primario ospedaliero (dal 1962 al 1997) di dermatologia a Belluno (nonché per un breve periodo, da maggio novembre 1967 sindaco) Giambattista Marson e la moglie Annamaria Casalicchio, entrambi recentemente scomparsi, hanno vissuto fin dal 1970 nella villa vescovile Belvedere nota anche come Villa Marson. Si tratta di un complesso di 1200 metri quadrati con pianoterra, primo e secondo piano, che è da sempre uno dei simboli caratterizzanti di “Belluno città splendente”: corpo centrale come detto a tre piani, sporgente rispetto alle due ali laterali originariamente destinate ad appartamenti per gli ospiti; facciata principale decorata con una scalinata e due balconi in pietra sormontati da un timpano impreziosito da stucchi. Il sito della Provincia di Belluno, Infodolomiti sottolinea che: “… è una delle poche residenze signorili bellunesi di cui si conosce il nome del progettista: Alessandro Paolo Tremignon, di origini padovane, attivo nella seconda metà del Seicento fino al secondo decennio del Settecento, noto per i suoi interventi a Venezia nella chiesa di San Moisè o in palazzo Fini. Ricorda inoltre che a Belluno progettò anche il palazzo del Seminario conosciuto oggi come palazzo Bembo, all’ingresso di via Loreto nel cento storico”. In proposito va peraltro richiamato il sito treccani.enciclopedia, dove si può leggere: “Reminiscenze di S. Moisè si riscontrano nel palazzo dei Vescovi di Belluno, in parte influenzato dal vicino palazzo comunale riccamente ornato. Di questo edificio, ma anche del seminario dei Chierici e della Villa del Belvedere, opere già attribuite a Tremignon (Semenzato 1951-52) e infine assegnate al figlio Paolo (Bassi, 1962) ha lasciato una preziosa testimonianza il canonico Scipione Orzesio nel suo manoscritto sulla vita del vescovo Giovanni Francesco Bembo (Semenzato 1951-52). I tre edifici furono completati nei primi anni del XVIII secolo, come confermano le date incise in alcune epigrafi: nel 1707 il palazzo dei Vescovi, nel 1718 il seminario dei Chierici e tra questi due estremi la villa del Belvedere, la seconda opera citata nel manoscritto di Orzesio. Spicca per qualità, la facciata del palazzo dei Vescovi, pur ampiamente rimaneggiato dopo il terremoto del 1873, caratterizzata da un fastoso portale che riecheggia la maniera di S. Moisè. Come documenta lo ‘Zibaldon’ di Tomaso Temanza (1738, 1963) ben informato sugli artisti e sugli architetti attivi a Venezia nei primi decenni del XVIII secolo, Tremignon morì nel 1711”. Torniamo alla villa, che venne edificata tra il 1711 ed il 1714 come dimora estiva del vescovo di Belluno Giovanni Francesco Bembo e conservava fino alla fine dell’Ottocento magnifici affreschi interni realizzati da Marco e Sebastiano Ricci. La scelta del luogo di costruzione – spiega Infodolomiti – non è casuale poiché domina dall’alto la città di Belluno e la Valbelluna mentre dà le spalle alle Dolomiti Bellunesi; proprio per la posizione panoramica è soprannominata “Villa al Belvedere”. Restaurata nell’Ottocento, in particolare all’interno, la costruzione conserva alcuni decori originali in particolare nella “camera degli sposi” dove il soffitto dipinto è impreziosito da un finto velo di pizzo sospeso. Gli affreschi dei Ricci prima di andare distrutti erano accolti fino a fine Ottocento nelle due sale centrali e lungo le scale di accesso. Molto opportunamente il sito della Provincia sottolinea che “A testimonianza dio questo importate ciclo di affreschi… resta un disegno di Osvaldo Monti che fotografa gli affreschi poco prima della loro distruzione, e un lacerto di affresco con la ‘Testa della Samaritana’ oggi conservato presso Museo civico di Belluno così come il disegno del Monti”. Va aggiunto, quanto agli spazi esterni, che la villa risulta circondata da un grande giardino “e il corpo centrale è anticipato da due scalinate che creano una sorta di cortile d’onore che scende lungo la collina naturale attraverso diversi terrazzamenti”. Riprendiamo dal sito villevenetecastelli.com: “… L’esteso terrazzamento che contiene la fascia a verde antistante la villa, delimitato da un muro ornato da vasi in pietra, un tempo si estendeva fino a valle, terminando con un laghetto circondato da un bosco di querce, oggi occupato dal complesso ospedaliero… La costruzione della villa venne affidata nel 1711 all’architetto padovano A. Paolo Tremignon dall’Episcopato Bellunese, proprietario della collina, nella persona del vescovo Giovanni Francesco Bembo. Il complesso passò successivamente al commendator Gerenzani e nel 1968 al professor Giambattista Marson per successione ereditaria… Restauri ottocenteschi e vicissitudini belliche contribuirono a cancellare dall’interno della villa il preziosissimo ciclo di dipinti a olio su marmorino eseguiti dai pittori Sebastiano e Marco Ricci… Ridotta a lazzaretto nell’800 a causa di un’epidemia di tifo, venne occupata poi dagli austriaci e dai francesi. Oggi la villa mantiene la sua vocazione residenziale e ospita manifestazioni culturali solo previo accordo con la proprietà”. Concludiamo con il sito di Wikipedia per dire che come quello del predecessore Giulio Berlendis, l’episcopato di Bembo a Belluno fu tormentato, infatti: “… L’amministrazione della sede fu tutt’altro che facile in quanto la sua indole attiva, ma anche intransigente e accentratrice, si scontrava con un ambiente diffidente e conservatore. Tutto il suo episcopato, pur caratterizzandosi per una grande alacrità, fu segnato da attriti con monaci, giuristi, nobili e persino con il capitano e il podestà. Esemplare fu il caso della villa vescovile, fatta costruire dallo stesso Bembo su progetto di Alessandro Paolo Tremignon: quando, nel 1720, un’ala fu colpita da un incendio, una folla accorse sul luogo non per partecipare ai soccorsi, ma per assistere con soddisfazione alla distruzione del palazzo; si diceva che il sontuoso edificio fosse stato finanziato con le offerte destinate al seminario”. NELLE FOTO (Renato Bona, siti: Infodolomiti e Fondo Ambiente): lo scomparso prof. Giambattista Marson; la villa “al Belvedere” poi Villa Marson; particolare dell’ingresso; ala laterale originariamente destinata ad appartamenti per gli ospiti; interno della villa già dimora del vescovo Bembo.