di Renato Bona
“Sotto terra nessuno ci vede: ognuno sia responsabile delle proprie azioni”, “Lo stato delle grotte testimonia il grado di civismo dei propri frequentatori” e; “Meglio il peso di un sacchetto di rifiuti, che un peso sulla coscienza”. Sono i tre slogan in coda al servizio intitolato “Quando l’andar per grotte era abilità e professione”, parte importante del libretto realizzato nel 1978 (tipografia Sandri di Mel, nella copertina, foto Renato, il “Bus de le Gneleze”, località Col Indes) dal Gruppo Grotte Belluno dell’Unione servizi pronto intervento, in sigla Uspi. E proprio l’Uspi bellunese, col gruppo denominato “Quei de la clava”, ha promosso la pubblicazione proponendo in apertura lo statuto del sodalizio in cui si ricorda che scopi istituzionali sono: conoscenza, studio e protezione dei fenomeni ipogei; organizzazione di servizi volontari di pronto intervento in caso di gravi calamità; promuovere iniziative e perfezionare leggi e regolamenti che disciplinano lo studio e la protezione dei fenomeni ipogei nonchè le operazioni di soccorso, di sicurezza civile e simili; indire congressi di studio sui problemi e gli scopi dell’Associazione e promuovere attività culturali e sportive. Damiano de Manzoni (purtroppo scomparso) che era a capo del sodalizio, esordiva nella sua relazione su un anno di attività svolta proprio nel 1978, ricordando che “da fare ce n’è per tutti” se è vero che sono molteplici i problemi da affrontare ad ogni uscita: trasporto del materiale (ne serve molto) fino all’imboccatura della grotta; rilevamento topografico esterno, esplorazione; fotografie; rilievi; collegamenti, presenza all’esterno di persone indispensabili per la necessaria assistenza e sicurezza. Spiegava quindi perché “nel corso dell’anno ci siamo recati più volte al ‘Bus de Praderadego’: la curiosità di vedere dove si sbocca infilandosi in un angusto cunicolo parzialmente allagato, oppure se sotto il materiale incastratosi in uno strettissimo scivolo si apre un pozzo di maggiori dimensioni. Concludeva affermando che: “Il fatto che nella nostra provincia i fenomeni carsici siano di profondità ed estensione piuttosto limitate… non deve diminuire il valore della conoscenza e quindi della segnalazione e del rilevamento delle cavità stesse che possono ugualmente essere interessanti fenomeni oggetto di studio, ad esempio della fauna ipogea o per la presenza di riserve d’acqua, in tante zone affannosamente cercate”. Il libretto propone quindi l’interessante capitolo “Quando l’andar per grotte era abilità e professione” che vedeva “personaggi ed interpreti”: “al Ceo”, Damiano de Manzoni; “l’Orso”, Sergio Bogo; “Gigia”, Luigina Mellere; il relatore: Paolo Ciotti; altri: Annalisa Ciotti e Tiziano Savi. Dettagliata la relazione di Paolo Ciotti che inizia precisando: “Oggi, 11 settembre, sono entrato per l’ennesima volta nel Bus del Medodì…”. E si conclude riferendo che: “Appena fuori… sorpresa delle sorprese!!! Tutte le tre ragazze del seguito che avrebbero dovuto dovuto darci conforto e assistenza, alla fine della nostra impresa, se ne stanno bellamente distese sul plaid gustandosi come lucertole quel bel sole che le migliori giornate di settembre sanno dare. Risata generale alle nostre esclamazioni, poi tutti insieme a degustare le prelibate primizie offerte dalla Cirio e dalla De Rica…”. Ancora de Manzoni a riferire che durante una riunione a Vittorio Veneto il caposquadra della “Vicenza”, Leonardo Busellato, ha prospettato la possibilità di formare la Squadra Belluno fra i Gruppi Grotte Cai di Vittorio Veneto, Oderzo, Belluno e l’Uspi; ha fatto seguito una esercitazione per approfondire in particolare la tecnica di discesa e risalita su sola corda. Conclusione con il resoconto di “Venti ore di carburo, argilla a volontà” relativo ad una discesa nel “Bus de la Genziana” che Damiano ha effettuato con gli amici speleologi del Cai di Vittorio Veneto. Ma prima c’è l’illustrazione del “Bus de Praderadego” in Comune di Mel, a quota 1068 cui fanno seguito l’elenco dei 44 abissi più profondi in Italia, aperto dall’Antro del Corchia, 950 metri, in Toscana e con il Bus de la Genziana”, 582 metri, al diciottesimo posto. La serie degli incidenti registrati nel 1977 quando se ne contarono 23; e quello delle Grotte più estese d’Italia: 45, con il Complesso Piaggia Bella in Piemonte ,15,800 metri, al primo posto e il “Buso de la rana”, 14,500 metri in Veneto al terzo posto (si tratta, come spiega il sito biosphaera, di una grandiosa cavità naturale, un incredibile labirinto di quasi 40 chilometri di sviluppo totale, situato a Monte di Malo, in provincia di Vicenza. Formatasi nel corso di alcuni milioni di anni ad opera dell’azione lenta ma inarrestabile dell’acqua, rappresenta oggi uno dei più importanti sistemi carsici d’Italia, Sito di Importanza Comunitaria della Rete Europea Natura 2000.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libretto del 1978 “Unione servizi pronto intervento Gruppo Grotte Belluno”): la copertina della pubblicazione; Bus del Medodì, fessura con colate concrezionali; “Bus dei Castei” sotto terra: esercitazione di soccorso (Montello); “Bus de la Genziana” (Cansiglio): esercitazione di soccorso; “Bus de Praderadego” discesa del pozzo iniziale; ancora la grotta in Comune di Mel: colate concrezionali nel ramo principale; “Bus de la Genziana”, tappa di ristoro.