di RENATO BONA
“Miti, misteri e leggende del Veneto” è il titolo di un libro di oltre 120 pagine che Alessandra Artale ha realizzato (stampa Media Key Editoriale) nel marzo di tre anni fa (per il coordinamento editoriale di Angelo Pastorello, grafica e impaginazione di Marilena Ferrara) con la Editoriale Programma di Treviso che lo aveva messo in vendita anche nelle edicole, dove ha ottenuto il meritato successo. La prolifica quanto brava scrittrice (nativa di Sanremo, classe 1958, laureata all’Università di Genova in Storia dell’arte, lavora per la Soprintendenza della Liguria e si occupa fra l’altro di antiquariato; la sua apprezzata produzione letteraria per Editoriale Programma spazia dagli Itinerari palladiani al Tiepolo, dai personaggi illustri dell’Emilia Romagna a forti e torri della Liguria e alla storia delle “case chiuse” in Italia e in Toscana…) ha ovviamente dato spazio anche a situazioni riguardanti la provincia di Belluno (numericamente seconda dopo Venezia!) Eccole in sintesi: Il latte di San Mamante”: da Belluno salendo verso il Nevegal, a San Mamante, vi è la chiesetta a lui intitolata, eretta nel XII secolo ed ampliata nel XVI. Poco più in là, una fontana che si dice sia miracolosa: secondo la tradizione infatti il Santo avrebbe fatto “scaturire dalla roccia un flebile rivolo d’acqua che aveva il potere di stimolare la montata lattea alle neo-mamme e anche agli animali, oltre che di curare le infiammazioni del seno e far tornare l’appetito ai neonati che poca voglia avevano di mangiare”. Ancora: Mamante “fece sì che a un uomo molto scettico sulle dicerie di questa fonte miracolosa, sgorgasse il latte dalle mammelle dopo che si era fermato a bere quell’acqua”. Fatto sta che ancora oggi le mamme della zona vanno a bere da quella fonte per essere sicure di avere il latte. “Il Mazaról”: Anche nei boschi di Belluno – scrive Artale – è presente il celebre gnometto chiamato “Mazaról” o “Matharól” che si presenta come un vecchietto molto piccolo, vestito di rosso, con le scarpe dalla punta girata all’insù e un berretto con un campanello sulla punta. Vive in montagna tra gli alberi e anche in mezzo alle rocce… Può trasformare chiunque in legno o pietra, alcune volte persino in un animale… Se si calpestano le sue impronte si va incontro a esperienze davvero spiacevoli… “La Gusela del Vescovà”: l’“ago del vescovo” è un particolarissimo sperone di roccia che dal massiccio della Schiara si staglia verso il cielo. Per la sua forma particolare si dice che Noè “scelse proprio questa roccia puntuta per ormeggiare la sua Arca, con buona pace di chi pensa si trattasse invece del monte Ararat”. Un’altra storia – rammenta Artale – vuole che lo spiazzo in cima alla Gusela fosse il luogo dove le streghe si davano appuntamento per danzare, trascinando con sé le anime dei dannati, puniti per aver cacciato nei giorni di festa. “Vittore e Corona, patroni di Feltre”: “I Crociati che ritornarono dalla Siria portarono le reliquie dei due Santi ora conservate in un’arca marmorea all’interno della chiesa, che ha le pareti affrescate da artisti di scuola giottesca”. Ai piedi del monte i cavalli che trainavano il carro si fermarono e non ci fu verso di farli continuare… Giunse un’anziana con due vacche vecchie e magrissime e sostenendo che le era apparso San Vittore disse che lei stessa avrebbe portato i Santi in cima al monte. E così fu. “Om salvàrech”: l’uomo selvatico viveva completamente rivestito di licopodio, una felce diffusa nei boschi e nelle zone umide. Leggenda vuole che una notte in cui pioveva moltissimo, anche se aveva un aspetto spaventoso fu benevolmente accolto da una famiglia e lui, che era bravissimo a produrre formaggi e burro, ricambiò la gentilezza e insegnò a filtrare il latte con le foglie che lo ricoprivano. “Castelli, gemelli e fantasmi”: Il Castello di Zumelle, eretto in posizione dominante sull’intera Val Belluna, pare sia stato edificato nel primo secolo. Secondo leggenda, sarebbe stato distrutto con le invasioni dei Barbari e ricostruito da Genserico, uomo i fiducia della regina Amalasunta (che aveva per ancella Eudosia), figlia di Teodorico re dei Goti, uccisa dal marito Teodato che poi si rifugiò proprio nel castello. “El Bus dele Anguane”: Artale scrive che è “uno dei luoghi perfetti per parlare di esseri stravaganti: una voragine molto stretta e assai profonda che parte dal bosco vicino a Dubiei per arrivare, attraversando la montagna, fino al paese di Perarolo di Cadore. Da questa cavità fuoriesce un’aria gelida, tanto che gli abitanti la utilizzano come ‘freezer’”. Lì abitavano le anguane, streghe, fate, sirene o ninfe, esseri mostruosi dalle forme vagamente femminili. che in alcuni giorni della settimana si trasformavano in capre… “La leggenda delle mele di Faller”: la leggenda delle mele di varietà prussiana del paese di Sovramonte, portate a fine Ottocento da minatori prussiani è legata al loro colore: metà giallo e metà rosso “dovuta ad un atto d’amore di una fanciulla” che si avvalse di un incantesimo per soddisfare il desiderio di un ragazzo che voleva che la mela “avesse una gota rossa come i faggi di Gaz e l’altra gialla come i larici di Col Falcon”. “L’Apostolo delle Dolomiti”: una delle tante leggende sostiene che San Lucano, che ha dato il nome alla valle di Taibon Agordino, avrebbe affrontato il viaggio fino a Roma per incontrare papa Celestino; partito in groppa ad un asinello sarebbe arrivato in groppa all’orso che gli aveva sbranato l’asino. Quando donò al pontefice alcune pernici che riposavano sulle sue spalle il Papa, ammalato, gli disse: “Vai, Lucano, tu sei più santo di me”. “Il Bus de la Lum”: E’ la profonda e spettacolare voragine che in territorio di Tambre si trova nel bosco del Cansiglio. Il “buco della luce” sarebbe stato dimora di anguane con chiodi arrugginiti al posto dei capelli. Come che sia, l’autrice spiega che:”fin dai tempi remoti questo luogo è sempre stato considerato magico… e i reperti archeologici trovati nei dintorni a qualcosa fanno pensare…”. Conclusione con “I fantasmi della Val Scura”: valle tenebrosa del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, la leggenda vuole che c‘era forte timore per fantasmi che circolavano indisturbati di notte attorno alle case di Campel; si sentivano rumori che facevano rabbrividire le persone del luogo. Poi si scoprì che i rumori erano delle anime dei dannati, travestite da vecchi, che scorrazzavano per la valle”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Miti, misteri e leggende del Veneto”; siti: Wikipedia, Corriere delle Alpi, Book Way): la copertina del volume; l’autr ice, Alessandra Artale; il santuario bellunese di San Mamante; un bosco dove secondo leggenda si aggirava il Mazaról; insolita immagine della Gusela del Vescovà; Anzù di Feltre: il santuario dei patroni Vittore e Corona; il Castello di Zumelle; una delle Anguane; una mela di Faller; Valle di San Lucano; Bus de la Lum in Cansiglio; scorcio di Val Scura.