Nuova gestione La macelleria a Gosaldo resiste.
IL SINDACO DI GOSALDO, GIOCONDO DALLE FESTE, IL PRESIDENTE DI CONFCOMMERCIO PAOLO DOGLIONI, LA BENEDIZIONE DI DON FABIANO
GOSALDO. «Un azzardo che tentiamo tra l’entusiasmo della popolazione e la lontananza delle istituzioni». È stata inaugurata ieri pomeriggio con la benedizione del parroco don Fabiano Del Favero, le parole del sindaco Giocondo Dalle Feste e del presidente di Confcommercio Paolo Doglioni la nuova gestione della macelleria di Gosaldo. Chiusa a fine agosto quando Fulvio e Cristina avevano deciso di dire basta dopo decenni di lavoro, l’attività è tornata a vivere grazie all’intraprendenza della ditta Bepi Bosol che dal 1952 ha a Rivamonte un negozio di alimentari, ferramenta, elettrodomestici e molto altro. «Ho saputo che la macelleria chiudeva soltanto l’ultimo giorno – racconta Malvina Gnech, titolare del Bepi Bosol con la cugina Sara Speranza – subito mi ha preso la tristezza, poi ne abbiamo parlato con Sara. Ci siamo chieste se quello della chiusura delle piccole attività fosse un destino ineludibile che avrebbe prima o dopo toccato anche noi. Ci abbiamo pensato e poi abbiamo deciso di tentare, a condizione che Fulvio ci desse una mano, soprattutto per quanto riguarda la preparazione della carne». E Fulvio ci sarà ad assicurare che la qualità garantita in tanti anni di servizio non verrà meno e che sarà portata avanti da Sara e Malvina. «Sappiamo che è un azzardo – continua quest’ultima – i nostri timori sono legati alla nostra inesperienza e al bacino di utenza, però ci incoraggia il fatto che, non appena è uscita la notizia di una possibile riapertura, la gente era entusiasta». Gli unici a non aver capito che i piccoli negozi di vicinato rappresentano un elemento importante per tenere la gente in montagna sono i politici, di Roma e di Venezia. Estremamente visibili nel dopo alluvione a garantire aiuti e sostegni, lontani negli anni in cui la montagna si è spopolata e il bosco ha conquistato gli spazi che prima erano dell’uomo. Questa l’amara considerazione che accompagna l’operazione effettuata per tenere viva un’attività che rappresenta un servizio per la popolazione.«Io spero sempre in qualche manovra di aiuto perché ci sono oggettive difficoltà», dice Malvina Gnech. «Ma chi di dovere non le prende in considerazione. Non credo sia giusto che un piccolo negozio venga uniformato alla grande distribuzione sia per quanto riguarda la tassazione, sia per quanto riguarda le modalità di lavoro», commenta ancora. «Penso per esempio alla fatturazione elettronica che dovremo fare anche al Bepi Bosol». «Pensavo – conclude Malvina Gnech – che di fronte alla situazione di un’attività che chiude e che cerca di riaprire in un quadro economico-sociale non facile, ci fossero degli aiuti, dei finanziamenti, dei prodotti ad hoc che incentivassero gli imprenditori: non ho trovato niente di tutto ciò».
DAL CORRIERE DELLE ALPI DI OGGI, GIANNI SANTOMASO
DAL CORRIERE DELLE ALPI DI OGGI, GIANNI SANTOMASO
FOTO GIULIANO LAVEDER