di Tiziano De Col
LA VALLE In precedenti articoli abbiamo trattato la descrizione storica dell’ evento alluvionale e la sua contestualizzazione territoriale, nonché le suppliche del Comune di La Valle al Governo per ottenere dei sussidi per gli sfollati di Conaggia in modo che potessero ricostruire le loro abitazioni in un luogo più sicuro. La nostra relazione doveva essere di tre parti, ma data la grande mole di materiale da pubblicare, sarà divisa in quattro parti. In questa terza parte tratteremo della situazione degli sfollati e soprattutto del grave incendio che nel 1914 distrusse pressoché completamente la frazione di Conaggia, anche quella parte che era stata in parte risparmiata dalla Boa de 1888 (26 anni prima) o era stata ivi ricostruita. Dalle precedenti relazioni storiche abbiamo saputo che nel 1888, prima della Boa, Conaggia contava 416 abitanti ed era la frazione più popolosa del Comune di La Valle. Oggigiorno in quel che era l’area dell’allora frazione di Conaggia (senza contare le successive espansioni verso zone più sicure) vivono circa 20 abitanti in forma stabile e nell’intera frazione, comprese le espansioni successive, vivono circa 50 persone. Un crollo abitativo enorme per una frazione, tutto sommato con comoda accessibilità e vicina al centro del paese. I cognomi dei sussidiati più diffusi a Conaggia nel 1888 erano: De Zaiacomo= 11 famiglie; Dell’Osbel= 11 famiglie; De Col= 6 famiglie; De Cassan= 5 famiglie; Da Roit= 4 famiglie; De Zorzi= 3 famiglie; Bonfardin, Dal Gal, Brancaleone, Da Ronche = 2 famiglie; Beltrame, Buttol, Da Pra, Del Pol, Del Negro, Decima, Nascimben, Romanel, Schena, Scussel, Vallazza, Chissalè, De Cassai = 1 famiglia per ciascun cognome. La maggior parte di questi cognomi sono scomparsi dalla frazione di Conaggia storica, ma anche nella parte di espansione. Resistono i cognomi Dell’Osbel, De Zaiacomo e Bonfardin sicuramente risalenti a Conaggia a prima del 1888; i De Zaiacomo e i Dell’Osbel risalgono alla metà del 1400 ed i Bonfardin ad un secolo dopo circa. I Cognomi De Col e De Cassan, sia allora che in seguito , erano e sono ampiamente diffusi nella frazione di Cugnago.
L’incendio di Conaggia del 1914 – Tratto da Malore a La Val – Corrado Da Roit – Nuovi Sentieri Editore
Era la sera del 23 maggio 1914; la maggior parte degli uomini era lontana: « careghéte » in Romagna o minatori in Westfalia; l’ombra della guerra stava calando sull’Europa e molti giovani erano stati chiamati ad immolarsi sul grande altare della Patria. Il « filò » era finito da un pezzo e donne, vecchi e bambini erano ormai coricati nei giacigli di « foiòle » (1). Alcune ragazze si erano attardate ad ascoltare due giovani che suonavano l’armonica ma, verso le nove, avevano raggiunto le loro stanze ‘che il lavoro, l’indomani, le avrebbe alzate di buonora. Il villaggio dormiva nella quiete della notte. Già allora la « vila » possedeva la conformazione topografica tipica, estesa in lunghezza, che la differenzia dalle altre frazioni; ma le abitazioni erano molto più numerose e raggruppate, con i tetti uniti fra loro, tanto che era difficile distinguere una costruzione dall’altra. (« L’éra tutt en ghét! (2) »). Dietro questi agglomerati, verso il torrente, c’erano stalle e fienili e « pile » di legna sotto i « balanzin » (3). Il pericolo d’incendio era tutt’altro che trascurabile e la difficoltà di arrestarlo ben nota agli abitanti che già avevano tante volte assistito alla distruzione di altri villaggi. Varie misure precauzionali erano state prese: il « capo ròdol » (4), ad esempio, due volte l’anno in primavera e autunno, passava di casa in casa a con trollare lo stato dei camini e provvedere, se necessario, a ordinarne la pulizia. Alle 22 e 30 scoppiarono, improvvisi e contemporaneamente, due piccoli incendi, a distanza di circa 150 metri uno dall’altro, giù verso il torrente, nel mezzo dei fienili. E’ superfluo dire come le fiamme, alimentate da tanto combustibile, abbiano potuto propagarsi fulmineamente tanto che in pochi minuti i due incendi si erano fusi in un unico grande rogo. Metà« vila», bruciò in tempo brevissimo e i primi ad accorgersi, svegliati dal crepitare delle fiamme e dal lamento delle bestie, si avvidero subito della gravità del caso; non persero tempo a salvar la roba, ma corsero di gran fretta a destare gli altri; per alcuni, comunque, fu già troppo tardi. I più fuggirono verso Mattèn, pochi uomini si fermarono per cercare di salvare il possibile. Oltre la fontana, adiacente alla costruzione attualmente contrassegnata dal civico n. 29 si ergeva un grande fienile che fu rapidamente demolito, impedendo così la progressione verso il nucleo di case del « fondo vila ». L’incendio distrusse ogni cosa, da ambo i lati della strada, a partire dal civico n. 29 per arrivare, duecento metri più a valle, all’attuale civico n. 22 incluso. Fu proprio in questa zona, « sott » strada, che quattro donne rimasero prigioniere delle fiamme. La più giovane delle vittime, Virginia Del Negro di Michele, di anni 27, era già uscita di casa verso la salvezza quando, accortasi della assenza della madre, ritornò sui suoi passi nel tentativo di soccorrerla; fu investita immediatamente dalle fiamme e cadde, in un rogo, nel mezzo della strada. Sua madre, De Col Maria fu Giacomo, di anni 70, perì tra i vortici del fuoco all’interno dell’abitazione. De Cassan Maddalena fu Andrea, di anni 46, fu vista per un attimo, nel bagliore delle fiamme, affacciata alla finestra della sua camera e, per alcuni minuti, si udirono le grida disperate. Andreanna Chissalè, vedova di Friz Zas Luigi, era una vec china di 82 anni, piccola, magra, che accompagnava col canto ogni sua attività quotidiana. Viveva sola, dopo la morte del ma rito, in una stanza nello stesso nucleo di case e per evitare, l’inverno, di dover uscire, accatastava la legna contro una parete; per lei non ci fu sepoltura perchè, del suo corpo, non si trovò alcun resto. Per completare il quadro va aggiunto che furono 48 le fami glie coinvolte, private in poche ore della casa, stalla e animali, 200 persone cui era stata tolta ogni possibilità di sostentamento.
(1) Foglie del granoturco che sono di involucro alla pannocchia. (2)Termine usato dagli anziani per definire un groviglio. (3) Ballatoi. (4)Capo villaggio.
C’è da dire che, all’altezza dell’attuale civico 22, sul luogo contrassegnato “strettoia attuale” in cartografia allegata , dall’altro lato della strada, verso il torrente , si trova l’attuale civico 20, contrassegnato in cartografia allegata, come “Casa Canàte”; questo fabbricato, o non fu toccato dall’incendio o fu toccato solo in parte, anche perché era a l margine della frazione. E’ un fabbricato di tipo “masale”, con stalla-fienile sulla sinistra e abitazione sulla destra. Sui muri non sembrano esserci tracce dell’incendio e la particolarità, unica a La Valle, è che porta ancora il numero civico dell’Impero Austro-Ungarico (con una J al posto dell’1) così come rappresentato dalla foto allegata. Quindi , quantomeno la parte muraria, è antecedente all’incendio di Conaggia del 1914 di cui trattasi, ma, come scritto innanzi, probabilmente si salvò tutto il fabbricato, fienile compreso, mentre tutto il villaggio veniva travolto dalle fiamme, salvo le ultime case a monte, per buona parte interrate dalla Boa del 1888. Stessa sorte per i fabbricati contrassegnati con la scritta “affresco” sulla cartografia allegata. La tradizione orale vuole che le case di Conaggia, fossero state talmente vicine, che , in caso di pioggia, si riuscisse a percorrere tutte le viuzze (burèle) della frazione, senza essere bagnati dalla pioggia, in quanto, tutte le arre pedonali interne erano coperte dagli sporti dei tetti e dai ballatoi collegati o estremamente vicini tra di loro.
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