BELLUNO “Visitiamo” oggi, seguendo le indicazioni del libro “Belluno, uno sguardo a centoquindici chiese” gli edifici sacri che fanno capo alla parrocchia di Bolzano Bellunese che è intitolata ai santi Pietro e Paolo apostoli. Il lavoro di Vincenzo Caputo – col quale ha collaborato con cenni architettonici Roberto Reolon – è stato dato alle stampe (Tipografia Piave di Belluno) nel novembre del 2012 dall’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali guidato dal prof. don Sergio Sacco, e si apre con informazioni sulla parrocchiale la cui struttura “deriva da un edificio del secolo XV, ampliato nella seconda metà del secolo XVII”. Caputo scrive: “Si raggiunge l’entrata laterale al termine di una lunga scalinata. Il terremoto del 1873 ne danneggiò il campanile alto 235 metri. Anche l’attuale campanile fu restaurato nel 1978, dopo il terremoto del 6 maggio 1976 (che provocò gravi rovine e molti lutti nel Friuli – ndr.)”. Ancora: “Chiesa parrocchiale dal 1834, una serie di antichi affreschi, raffiguranti vari Santi adorna l’abside. Altri affreschi cinquecenteschi narranti la storia di San Pietro sono emersi nel restauro del 1971. Una lapide ricorda il battesimo ricevuto in questa chiesa da Mauro Cappellari, futuro Papa Gregorio XVI, nato a Mussoi (primo pontefice bellunese della storia; il secondo è stato il “papa bellunese del sorriso” Albino Luciani asceso al soglio di Pietro col nome di Giovanni Paolo I, eletto il 26 agosto e deceduto il 28 settembre dello stesso anno 1978, dopo appena 33 giorni di pontificato – ndr.). Dal canto suo Roberto Reolon ricorda che la chiesa è composta “da un’unica navata, con abside quadrata a oriente e due sacrestie: quella a nord e quella nuova a sud, entrambe con accesso dall’area presbiterale; è di medie dimensioni ed ha il campanile addossato a metà della parete nord… la facciata laterale verso sud è caratterizzata da 5 insolite grandi lunette palladiane triforate”. Nella località Col di Pascoli ecco la chiesetta di sant’Antonio abate, vicina a vecchi ruderi di case coloniche su un poggio con splendida vista della vallata bellunese, di proprietà privata ((Tormen-Caldara). Potrebbe risalire al ‘500 essendo citata dal vescovo Lollino. E’ stata restaurata nel 1979 dagli Alpini in congedo. All’interno sono visibili lacerti di affreschi e una tela con Madonna e Bambino fra Santi Francescani. Reolon la definisce “Gradevole chiesetta ad unica aula con una piccola abside circolare e portale a vela della campanella sul fronte d’ingresso, che si erge sopra il colmo…”. Alle Valli sorge l’edificio sacro intitolato a Sant’Antonio da Padova: da Bolzano, seguendo la strada che porta alle Case Bortot si trova al bivio per raggiungere il vicino paesino di Vial. E’ probabile che si trattasse di un antico sacello (1889) ampliato nelle dimensioni attuali nel 1950 e restaurato nel 1976. All’interno un altare in legno di recente fattura. Da ricordare che purtroppo le due statue lignee ottocentesche di Sant’Antonio e della Madonna con Bambino sono state trafugate nel 1973. Reolon: “… è formata da due piccoli corpi: il settentrionale, antico a pianta circolare con copertura originaria in lastre di pietra che oggi costituisce l’abside, e quello meridionale del secolo scorso rettangolare con copertura a capanna in coppi…”. E’ detta “Chiesa di San Frascher” – ci riferiamo alla chiesetta da tempo abbandonata, della località Aermezze a Case Bortot – per l’utilizzo che ne viene fatto a stalla, deposito legname e frasche. ostruita nei primi decenni del ventesimo secolo ai margini del sentiero che porta al monte Terne; era proprietà di Felice “Cice” De Mare, poi di Carlo Viel e quindi di altri. All’interno dell’abside è ancora visibile una nicchia dove forse c’era una pala; non vi sono notizie su un santo titolare e pare che non sia stata usata per culto pubblico. Detto che il manufatto “rappresenta la morfologia tipica delle case delle Valli di Bolzano” Reolon specifica che “Del piccolo campanile, posto a metà del fianco verso strada, oggi rimane il basamento e parte del fusto, quest’ultimo trasformato in comignolo”. Ed ecco, nella zona del Rifugio 7. Alpini, la chiesetta “Regina Alpinorum” (1959) dedicata al ricordo dei caduti in montagna, a protezione degli escursionisti. La si raggiunge dopo tre ore di cammino da Case Bortot; sorge ai piedi della Schiara; all’interno statue in gesso della Madonna (donata nel 1951 da Papa Pio XII) e due affreschi con “Angeli in preghiera”. La piccola cappella in muratura a sassi con tetto asimmetrico molto pendente, ha facciata con grande portone in legno ed è traforata sul timpano del portale della campanella in una originale composizione, Torniamo in centro a Bolzano dove vi è la chiesetta dedicata a San Tommaso Apostolo. Risalente al XVI secolo è addossata agli edifici che la rendono visibile raggiunta la piazzetta. Abside affrescata, l’altare in legno ha una tela con “L’Adorazione dei Magi”, un’altra che propone sant’Antonio da Padova (del primo ‘600), una statua lignea di san Tommaso, tracce di affreschi con figure di Vescovi. Viene precisato fra l’altro che “… Le murature sono intonacate a raso sasso e conferiscono una calda colorazione di terra di Siena alla composizione facciale e al campanile…”. Chiudiamo la “visita” in quel di Bolzano Bellunese con la piccola chiesa privata della famiglia Gava, nella località al Bosco, intitolata a San Francesco da Paola.Vi sono sepolti i defunti della famiglia Carelle (in proposito si precisa che Giovanni Carelle fu parroco di Belluno e morì nel 1757). La tela dell’altare rappresenta una Madonna con Bambino, San Francesco da Paola e due donatori.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Vincenzo Caputo): la parrocchiale dei santi Pietro e Paolo; la chiesetta di Sant’Antonio abate a Coi di Pascoli; quella di Sant’Antonio da Padova alle Valli; la chiesa abbandonata da tempo della località Aermezze; la “Regina Alpinorum” nella zona del Rifugio 7. Alpini; Bolzano centro: l’edificio sacro intitolato a San Tommaso apostolo; la chiesetta privata di San Francesco da Paola nella località al Bosco; la copertina del libro edito da Ibrsc.