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VENEZIA Un esemplare di aquila reale, specie di rapace in declino tra le più rare che abbiamo in Italia, è stato abbattuto sul comprensorio del Grappa. È un atto criminale, un episodio di una gravità inaudita: il bracconaggio si conferma una piaga in Veneto. A darne notizia è il consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni (foto a destra). L’animale è stato rinvenuto dai volontari della Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) ed è stato consegnato ai carabinieri forestali di Valdobbiadene, quindi all’Istituto Zooprofilattico. Era l’unico giovane esemplare presente nel massiccio del Grappa “E’ una cosa tristissima. Abbiamo davvero toccato il fondo – commenta Zanoni – stiamo parlando di una specie superprotetta e per chi la caccia è previsto anche l’arresto da due a otto mesi in base all’articolo 30 della legge 157/1992. Faccio un appello agli inquirenti per rintracciare chi ha sparato: spero vengano incrociati i dati dei soggetti che erano in zona, tramite le celle telefoniche e il controllo dei tesserini di caccia, visto che c’è l’obbligo di segnalare l’uscita. Non dovrebbe essere impossibile, si tratta di soci delle Riserve alpine, quindi un numero limitato di soggetti su cui indirizzare le indagini. In uno Stato civile dovrebbero essere applicate pene accessorie come la moratoria di 5 anni della caccia nei comuni dove accadono gravissimi atti di bracconaggio come questo”. In Veneto ancora troppe persone circolano armate con regolare licenza di caccia e tra queste ci sono anche dei delinquenti. Il bracconaggio è un crimine che andrebbe contrastato con maggior convinzione, invece c’è sempre meno vigilanza. “La Regione – conclude Zanoni – ha praticamente smantellato i volontari delle associazioni ambientaliste, preferendo assegnare soldi alle associazioni venatorie per cene mascherate da convegni”.