di RENATO BONA
BELLUNO Splendide immagini del soggiorno, delle celebrazioni, i discorsi e la cronaca dettagliata Prima di essere nominato vicario giudiziale impegnato anche nel Tribunale ecclesiastico triveneto e in vari altri compiti di rappresentanza diocesana e rettore del Seminario Gregoriano di Belluno, già arcidiacono di Agordo e direttore del centro di spiritualità “Papa Luciani” di Col Cumano di Santa Giustina, in provincia di Belluno, era stato per anni il segretario del vescovo di Belluno-Feltre, monsignor Maffeo Ducoli. Proprio in quest’ultima veste don Giorgio Lise, attualmente monsignore, aveva avuto l’opportunità di essere in prima linea col presule nel proporre al pontefice Giovanni Paolo II, successore di Albino Luciani “il papa bellunese del sorriso”, di soggiornare per un breve periodo in Cadore, e quindi per seguire le varie tappe organizzative (“assicuro che furono davvero tante…”), intese a portare Karol Wojtyla a trascorrere una vacanza estiva in quel di Lorenzago. Ricorda dunque con legittimo orgoglio il fatto che, pubblicando il volume “Cadore 87”, la Diocesi avesse scelto proprio lui come curatore dell’opera, con immagini del soggiorno, delle celebrazioni, i discorsi e la cronaca dettagliata di quei sei giorni davvero indimenticabili per tutti, e non solo per il fatto che quello che già all’epoca era un personaggio illustrissimo sia poi stato proclamato santo: Giovanni Paolo II. Sarà anche per questa “partecipazione” di Giorgio Lise a vicende storiche di tale portata che, nella ricorrenza dei 100 anni dalla nascita di Wojtyla, il paese comelicese di Costalta, che ha avuto il privilegio di due visite del Pontefice nel 1987 e 1991, ricordando le emozioni dei protagonisti, anziani e giovani, di quell’ 11 luglio (“E’ bandöto sto dì”), proponendo una messa nel bosco nella località Varlonge, sul sentiero del Papa, domenica 12 luglio scorso, ha voluto che la celebrazione fosse presieduta proprio da don Giorgio che allora “da segretario del vescovo Ducoli, accolse il Papa al ritorno da una escursione nei boschi del Monte Zovo e lo accompagnò in canonica per il pranzo, attraversando prima i prati con i contadini increduli e commossi e poi le strade del paese tra la gente plaudente” (come era scritto nel manifestino che annunciava la semplice ma toccante cerimonia religiosa – ndr.). E veniamo al libro (contiene splendide immagini concesse da: Arturo Mari dell’ Osservatore Romano; Elio Ceolin di Fotoattualità; del bellunese Giuseppe Zanfron e di Photo Charles; impaginazione a cura di Polaris; stampa della tipografia “Piave” di Belluno) che nell’introduzione vede il vescovo Ducoli precisare che “Il presente volume vuole essere un omaggio al Santo Padre che ha trascorso ‘come uno di noi’ qualche giorno tra le nostre montagne. Si è soffermato con ragazzi e giovani, adulti e anziani: per tutti ha avuto una parola, un sorriso, un bacio; si è interessato al lavoro di chi incontrava; ha camminato per sentieri battuti dalla gente comune, ha contemplato i paesaggi, i boschi, il sole, le rocce; ha ascoltato il canto degli uccelli, lo stormire delle fronde, il fruscio del vento, il mormorio dei torrenti, il fragore delle cascate; ha pregato in semplicità di frotte alle immagini sacre poste, di quando in quando, ad un crocicchio, su una roccia, sulla parete di una baita, dalla fede dei nostri Padri. Come uno di noi è rimasto incantato di fronte allo stupendo scenario della Val passato tra le tombe di coloro che sono stati rapiti al nostro affetto nell’immane tragedia del Vajont, per essi ha pregato, a tutti ha donato una parola di conforto e di speranza. Come uno di noi ha sentito il bisogno di esprimere riconoscenza e gratitudine; alla gente del Cadore, onorata, e forse ancora incredula di tanta attenzione e predilezione; alle autorità di ogni ordine e grado; ai sacerdoti e religiosi, ai Vescovi che lo hanno ospitato”. In chiusura l’auspicio che “questa documentazione sia un invito ad avvicinare la natura, come l’ha fatto l’illustre ospite, con rispetto, ammirazione, gratitudine a Dio ‘Datore di ogni bene’: e sia, altresì, una testimonianza dell’emozionante, stupenda esperienza vissuta dalla nostra gente che, dall’8 al 14 luglio ha ospitato il Vicario di Cristo, circondandolo di affetto sincero e al tempo stesso di squisita delicatezza e devoto rispetto. Questo volume aiuterà a rivivere, a perpetuare il ricordo di quei giorni di grazia e a tenere viva la speranza che l’evento si possa ripetere!”. Segue un distico in cui si legge: “Il vescovo di Belluno-Feltre, mons. Maffeo Ducoli, alle ore 12 del 17 giugno 1987, convoca una conferenza stampa in curia a Belluno e mentre le campane della basilica cattedrale suonano a distesa, dà l’annuncio della seconda visita di Giovanni Paolo II alla terra bellunese”. Lo fa con grande gioia precisando che “il Pontefice celebrerà domenica 12 luglio la messa in Val Visdende e quindi reciterà l’Angelus trasmesso dalla Rai in eurovisione, ed ha accolto l’invito di intrattenersi con gli operatori forestali, che nella seconda domenica di luglio sono soliti celebrare la festa del loro patrono San Giovanni Gualberto, e ad essi si uniranno la popolazione delle nostre vallate e montagne, i villeggianti e i turisti”. Perché “con la sua presenza, vuole manifestare stima per coloro che sono preposti alla tutela ecologica dei boschi e foreste, affetto per le genti di montagna, augurio a chi, dopo un anno di lavoro è giunto fra noi per riposo e ricupero delle forze fisiche. A tutti rivolgerà una parola di incoraggiamento e di fede”. Il riuscitissimo lavoro di monsignor Giorgio Lise si chiude con una lettera del Papa, del 29 luglio 1987, indirizzata al vescovo Ducoli per esprimergli riconoscenza per la fraterna accoglienza e le attenzioni riservategli. Giovanni Paolo II aggiunge: “Nei giorni della mia vacanza ho potuto ritemprare le forze camminando tra il verde degli alberi e dei prati e contemplando il meraviglioso spettacolo di quelle profonde vallate e di quelle celebri montagne; al tempo stesso ho potuto rilevare ed apprezzare la profonda religiosità delle care popolazioni del Cadore, che ringrazio per le tante manifestazioni di affetto e generosità. Ho potuto, come desideravo, pregare, meditare, riposarmi. Il Signore ricompensi quanti hanno contribuito a rendere possibile e confortevole questo mio soggiorno… La Vergine Santissima, che abbiamo tanto pregato tra quelle vette scoscese e silenziose, aiuti sempre, conforti, illumini vostra eccellenza e quanti mi sono stati vicini in quei giorni indimenticabili, In pegno di copiosi favori celesti, le rinnovo con grande effusione di cuore la mia benedizione che estendo specialmente al Parroco (lo scomparso don Sesto Da Prà . ndr.) ed ai fedeli di Lorenzago”.
NELLE FOTO: la copertina del libro “Cadore ‘87” curato da monsignor Giorgio Lise; il vescovo Ducoli accoglie il Santo Padre in Val Visdende; assistito dal segretario don Giorgio, il presule rivolge il saluto di benvenuto a Giovanni Paolo II; il saluto del Pontefice alle migliaia di fedeli accorsi in Val Visdende; gioia ed entusiasmo della gente; altro scorcio del “Tempio di Dio, Inno al Creatore”; i sindaci dei comuni colpiti dal Vajont rendono omaggio al Papa; la visita al cimitero di Fortogna dove riposano le vittime della catastrofe del 9 ottobre 1963; l’abbraccio alla folla di Lorenzago; Wojtyla verso Passo Mauria e in sosta di ristoro in baita; sulle crode della terra bellunese; nel capannone per il pranzo con i forestali; anche i giovanissimi festeggiano il Papa; tra i boschi del verde Comelico; incontro con funzionari ed impiegati dei Servizi forestali regionali del Veneto.