BELLUNO Ultima tappa del “viaggio” in Cadore (meglio dire, nell’occasione, in Comelico) guidati dal libro “Belluno e provincia nelle vecchie cartoline” edito nel dicembre 1975 su iniziativa del Lions club bellunese da Edizioni Canova per i tipi delle Officine grafiche Longo & Zoppelli, pure di Treviso. Il volume è stato curato dagli storici Giovanni Fabbiani e Giuseppe Sorge che hanno scelto e commentato centocinquantasette vecchie cartoline illustrate. Nella prefazione i due autori rendono omaggio ad alcuni “pionieri della fotografia e della cartolina che hanno iniziato ad operare sul finire del secolo scorso quando fu inventata la cartolina” e ricordano che Pompeo Breveglieri di Belluno è l’editore di quasi tutte le cartoline di Belluno e di gran parte della provincia, che conobbe benissimo e girò in lungo e in largo. L’autore delle fotografie era suo fratello Abdon. E non doveva essere cosa da poco girare a piedi o a cavallo o in bicicletta in tempi in cui non esistevano o quasi i mezzi di comunicazione e occorrevano certamente più persone per farsi aiutare nel trasporto della ingombrante attrezzatura. E non vi era confine di stato che ponesse limite alla loro attività rispettivamente di editore e di fotografo…” aggiungendo una sottolineatura: “Non si possono dimenticare gli altri autori-editori come Burloni, Cavinato, Fracchia, Bortolon, De Cian, Delaito, Castaldi, Giacinto Ghedina, Zardini” e concludendo: “Oggi tante visioni di questa storia si sono, talvolta, profondamente modificate e non sempre per il meglio. I paesi, le strade, il paesaggio, la stessa gente, le persone sono, a volte, radicalmente cambiate. Per questo il libro che nasce come testimonianza di affetto verso la nostra terra, servirà anche a misurare le distanze che abbiamo percorso nel tempo, I traguardi che abbuiamo raggiunto, che ha raggiunto la nostra gente. I desideri e i sogni che ancora restano nel cassetto”. Ed ecco la carrellata di cartoline, titoli e diciture. “Santo Stefano di Cadore: due immagini” è il titolo con questa dicitura: “Con S. Stefano di Cadore entriamo nel ‘verde Comelico’. Nella cartolina panoramica il paese è raffigurato nel suo insieme, entro la cornice di montagne, Nell’altra è raffigurata la piazza con la chiesa plebana com’era nel 1904. Nel 1922 un fulmine rovinò il campanile ch’era del 1676; restaurandolo lo si alzò: la monofora con la cella campanaria ebbe una bifora cui si sovrapposero una trifora e una piramide quadrangolare con un timpano per lato, A destra, in luogo della casa cadorina con loggette sorge il nuovo municipio su disegno dell’arch. Alfare”. “Campolongo di Cadore” ha questa didascalia: “Nel 1920 le vecchie case furono demolite per costruirvi l’asilo infantile-Monumento ai Caduti. Accanto alla vecchia fontana, alcune donne lavano entro i mastelli. All’angolo della casa due donne conversano tranquille”. Altro titolo: “Dosoledo” per descrivere così la cartolina: “Sulla piazza di Dosoledo domina la chiesa, eretta su progetto del feltrino arch. Segusini con accanto alcune case di tipo cadorino antico ormai scomparse. Accanto al campanile si vede una casa dell’Ottocento cadorino senza ballatoi”. Tocca a “Candide di Cadore”, titolo accompagnato da questa dicitura: “Case ben allineate lungo il pendio, esposte al sole, Sotto, i campi lavorati, Sullo sfondo i Longarini. La cartolina è del 1915. Nel secolo scorso visitò il paese la Regina Margherita”. E concludiamo con “Antiche case di Sappada”, il comune che è recentemente passato con il Friuli. La lunga didascalia spiega: “Secondo la tradizione, Sappada fu fondata intorno al secolo XI da un gruppo di famiglie provenienti da un paese della Carinzia. I nomi delle varie borgate, quelli delle famiglie, i lineamenti inconsueti della gente, la stranissima parlata locale (una sorta di dialetto tedesco), le antiche case padronali in legno di Cima Sappada e quelle raffigurate nella cartolina lungo la vecchia strada provinciale sono una conferma dell’origine della comunità sappadina. Tra le cose più strane che emergono da quel passato c’è una misteriosa maschera funebre in legno, il ‘rollate’ che viene pure oggi usata, assieme ad un complicato costume, nelle cerimonie carnevalesche. Malgrado le origini, gli abitanti di Sappada vantano tradizioni altissime di italianità”.