AGORDO Una piccola strenna natalizia, sempre attesa e gradita dagli agordini ma anche dai 1200 tra emigranti, amici ed estimatori ai quali viene spedita nel mondo, e fa loro compagnia nella scansione dei 365 giorni con notizie e immagini della terra agordina. È il Calendario Agordino 2022, l’ormai tradizionale numero di fine anno di “Echi di Agordo”, bimestrale della pieve arcidiaconale, che è in distribuzione per la 46a volta. Dal 1976, infatti, esce puntualmente per le festività natalizie (stampato dalle Grafiche Castaldi) questo piccolo “almanacco” che anche questa volta mantiene fede alla formula dei tre temi della storia (in particolare con gli anniversari), dell’arte e della fotografia che negli ultimi anni compongono l’insieme della pubblicazione. Per l’occasione il compilatore (da sempre Loris Santomaso) si pone il problema di essere del tutto coerente con il significato originario del termine “Calendario”, cioè con la sua etimologia, perché: «Se da un lato, secondo la concezione popolare, rispetta il sistema di scansione del tempo e il ruolo di strumento che segna la data corrente e ricorda vari eventi (nel nostro caso anche delle liturgie della parrocchia), secondo la voce latina dotta “calendarium” starebbe per libro dei conti nel senso commerciale. Ma avendo scelto fin dall’inizio di riempire la cornice mensile con una scansione temporale più ampia, mediante immagini che richiamino sia momenti attuali che avvenimenti del passato vissuti dal nostro territorio, pare possa essere ancora pertinente la rievocazione di vicende e personaggi significativi della cultura e della storia agordina». Ecco allora i viaggi fotografici “attraverso la mia terra” di Giuliana Da Ronch, da anni collaboratrice del periodico, innamorata della montagna e impegnata a ricordare con una serie di racconti un passato rurale, vissuto in prima persona, prima che cada nell’oblio. Il suo “Andar per monti”, qui testimoniato dal suo “sensibile” obbiettivo, “è occasione per elevare il proprio spirito e trovare nella bellezza del Creato l’immensità di Dio”. Ed ecco nuovamente gli anniversari, a ricordare doverosamente alcune esemplari figure di agordini che hanno ben meritato con la loro arte e con la loro cultura per la nostra piccolo patria. Non per niente la Valle del Bióis è stata giustamente definita “la piccola valle dei grandi uomini”, potendo vantare, fra gli altri, i natali di un artista come lo scultore Augusto Murer, di Falcade, di cui nel 2022 ricorre il centenario della nascita e il cui ricordo aleggia costantemente fra questi monti e queste valli dolomitici che egli ha onorato e reso famosi oltre i confini nazionali con la sua eccezionale vicenda artistica. E rimanendo nella Valle del Bióis, non poteva essere ignorato il bicentenario della morte nel 1822, a Carfón di Canale d’Agordo, del “poeta-contadino” Valerio Da Pos, altra rilevante figura che non va dimenticata perché, nonostante l’umile origine, ha nobilitato la terra natia, ma non solo, primeggiando nella poesia onesta e arguta, alternata con le fatiche dei campi. Un’ispirazione autentica, dimostrata dalla copiosa serie di liriche in lingua e dialetto veneziano raccolte in preziose pubblicazioni. Scendendo poi a San Tomaso e a Cencenighe, altrettanto dovuta è stata l’attenzione e l’omaggio, nel centenario della nascita, pure a Gio.Batta Rossi, glottologo, uomo di scuola, di studio e di impegno sociale. Anche con la collaborazione della moglie Flora Parissenti, ha lasciato, soprattutto con lo straordinario “Vocabolario dei dialetti ladini e ladino-veneti dell’Agordino” un inestimabile patrimonio di indiscusso valore scientifico e letterario, riconosciuto da studiosi e linguisti di fama internazionale.
Il tutto corredato di significative immagini e di relative note biografiche
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