Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento di Marilisa Luchetta da Canale d’Agordo
Di Canale d’Agordo non si è parlato molto in questi giorni difficili, certo ci sono stati eventi molto più eclatanti, gravi e visibili nel nostro territorio che è stato letteralmente martoriato dalle forze della natura, fuoco, vento, acqua, terra.
I bambini della Scuola dell’Infanzia di Canale hanno respirato quest’atmosfera turbolenta e l’hanno tradotta con immediatezza e realismo in un coloratissimo collages visibile presso il Municipio. Non ci sono state vittime, numerose abitazioni hanno avuto danni più o meno gravi e purtroppo tre famiglie hanno dovuto temporaneamente abbandonare la loro casa. In fondo la situazione non sembra pesante, ma se si cerca di capire veramente come sono andate le cose, si scoprirà una realtà ben più complessa. Si scoprirà che l’abitato di Gares non è stato travolto e distrutto dalla terribile e improvvisa piena di lunedì notte perché a monte un provvidenziale riparo di tronchi di larice e dei semplici gabbioni realizzati anni fa hanno deviato la furia dell’acqua e dei massi enormi. Si scoprirà che l’esperienza e la lungimiranza di chi conosce bene il territorio aveva piazzato tempestivamente sui punti nevralgici del torrente Liera ruspe e scavatori con macchinisti esperti che per lunghe ore hanno fatto barriera impedendo che la maggior parte dell’esondazione travolgesse l’abitato di Canale. Si sono subito attivati i vigili del fuoco volontari e gli uomini del Soccorso Alpino presenti sul territorio e gli abitanti delle frazioni (Carfon, Feder, Fregona, Pisoliva, Colmean, Le Casate, Tegosa…) da subito hanno presidiato i punti fragili “girando l’acqua”, monitorando i rigagnoli che diventavano torrenti furiosi in un batter d’occhio, proteggendo l’acquedotto, aprendo varchi provvisori sulle frane. Mani sapienti e cuori generosi che non si sono arresi ma subito si sono presi cura del loro territorio evitando danni assolutamente più pesanti. Ecco: la rapidità e l’intelligenza della reazione della popolazione, la presenza sul territorio di imprese esperte, il coordinamento efficiente delle risorse hanno salvato Canale, e senz’altro molte realtà analoghe, da esiti ben più disastrosi. Dopo sono arrivati gli aiuti da fuori, anche questi generosi e competenti, che hanno contribuito a fare “miracoli” nella Valle di Gares sfigurata: hanno ricostruito la strada per molti tratti scomparsa, sgomberato il letto della Liera, esondata in molti tratti, dall’enorme quantità di ghiaia, massi, alberi, ridefinendone il corso. Hanno aiutato gli abitanti a liberare strade di accesso alle frazioni da masse intricate di alberi schiantati e massi enormi. Una quantità incredibile di materiale è scesa a valle.
E i boschi …ecco, bisogna entrarci, per capire l’entità della devastazione, da fuori si vede poco… Ora rimane un territorio ferito, sì, ma che ha subito rialzato il capo. Rimangono molte situazioni delicate, pendii che minacciano di crollare, frane sospese, argini provvisori che il gelo dell’inverno alle porte ha provvisoriamente bloccato. Il disgelo della primavera svelerà la realtà della situazione. L’arcobaleno che compare nel disegno dei bambini della scuola dell’infanzia sembra comunque suggerire fiducia nel futuro: la vallata rifiorirà. In mancanza degli interventi sopra citati, quanto è successo in questo paese a fine ottobre avrebbe potuto avere esiti ben peggiori di quelli dell’alluvione del 1966, significa che la prevenzione paga: il rispetto dell’ambiente, la cura, la manutenzione, la conoscenza del territorio sono principi irrinunciabili per garantire sicurezza e vivibilità in montagna. Ma bisogna fare di più. Bisogna investire in sicurezza: questo evento ha messo nuovamente in luce la fragilità di questi territori e non basta la buona volontà degli abitanti per proteggerli. Le difficoltà della vita in montagna inoltre spingono all’abbandono di queste terre ed allora chi ne avrà cura? La corretta gestione delle zone montuose mette in sicurezza anche i fondovalle e la pianura, perché la furia delle acque dilavanti che trasportano a valle cumuli di detriti e sconvolgono il territorio strada facendo aumenta la sua forza e diventa pericolo anche per la pianura.
Bisogna imparare ad andare d’accordo con le forze della natura, bisogna rispettarle, perché, comunque, sono sempre loro le più forti e prima o poi presentano il conto.