di RENATO BONA
“Alcuni manufatti, pur essendo contemporanei alle ville o ai palazzi, nel tempo, a causa delle loro condizioni, sono stati restaurati, verniciati, modificati, oppure sostituiti, a volte rispecchiando lo stile precedente, altre volte cambiandolo totalmente, per adeguarli alle esigenze dei tempi. Questo è il motivo per cui la loro datazione non sempre coincide con l’epoca dell’immobile in cui si trovano. Si tenga presente, inoltre, che gli artisti che lavoravano il ferro nei secoli XIX e XX si rifacevano per la maggior parte alle opere del passato, talvolta copiando interamente le produzioni dei fabbri di un tempo. Anche a causa di ciò, basandosi sulle caratteristiche stilistiche, non sempre si è potuto datare con certezza il manufatto, perciò ci si è anche avvalsi dell’ausilio di vecchie fotografie e di testimonianze di persone anziane”. Con questa premessa, l’autore del libro “Cancelli in ferro a Belluno”, Vincenzo Caputo (edito nel luglio 2009 dall’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali presieduto dal prof. don Sergio Sacco, stampa Tipografia Piave, preziosa la collaborazione di Roberto Reolon per la descrizione tecnica e di Augusto Burlon per la presentazione araldica, foto dell’autore e di Luca Zanfron) ci introduce in un mondo affascinante che lo ha “emotivamente coinvolto” specialmente ogniqualvolta si è soffermato a pensare “a quanto umano impegno, quanta fantasia artistica e quanta paziente fatica siano stati profusi per la realizzazione di ogni singola opera”. Tanto che la sua impegnativa ricerca “vuole essere un doveroso riconoscimenti per chi, nel tempo, ha così tanto dato”. A questo punto proseguiamo nella presentazione di “Cancelli del dopoguerra imitando tipi e temi del passato” partendo dal civico 5 della via Nicolò De Stefani dove si può vedere un esemplare pedonale di servizio, in buono stato di conservazione, del XX secolo, con base cieca e sovrastante griglia verticale in profili battuti piatti, quadrati e attorcigliati, del quale una targhetta indica quale esecutrice la “ditta Michielotto & Schiavone costruzioni in ferro Belluno”. Stessa via, civico 6: cancello a due ante stile liberty, d’entrata al giardino di un fabbricato risalente alla fine degli anni Trenta, in buono stato, del 1939. Prodiga di cancelli, la via De Stefani propone al civico 10, in buono stato, datato 1927, il carraio d’entrata di una villa risalente agli anni Venti, considerato “leggero tentativo di Art Nouveau su griglia classica, semplice e lineare in barre quadre lisce con punta a fiamma”. Ci spostiamo nella via Gaspare Diziani dove al civico 1si può notare del XX secolo, in buono stato, il cancello All’entrata del giardino di un fabbricato della stessa epoca, stile liberty ma con richiamo al classico ornamento con fiori a sei petali e classico girasole centrale. La proposta al civico 39 della via Feltre è un cancello del 1920 circa, in non buono stato, all’entrata alla corte di una grande villa risalente agli inizi degli anni Venti con vista sul Piave; si tratta di “manifattura artigianale a ribattini e giunzioni a mezza sezione”. Stessa via, civico 109 per il massiccio cancello d’entrata all’ex villa Prosdocimi, degli inizi del Novecento, poi scuola di Ragioneria, ora della Provincia di Belluno col Centro per l’impiego. E’ datato 1912 ed è in buono stato, vi “Prevale il decoro floreale con abbandono dei virtuosismi del ferro battuto”. Poco più in la, ecco il civico 3 della via Lazzarini con il cancello del 1927 in discreto stato, d’entrata al viale che conduce ad un villa risalente alla fine degli anni Venti; sul pilastro è inciso il nome “Villa Hellweger”; sullo sfondo si vede il Col Visentin. E’ un cancello moderno “con ancora qualche influenza liberty”. Stessa via, località Prade, del 1832, in buono stato ecco l’arco con grande cancello d’accesso, facente parte dell’entrata laterale destra del cimitero urbano, la cui costruzione è avvenuta nella prima metà del secolo XIX; originariamente, prima dei successivi ampliamenti, era l’entrata principale. Si tratta di un “massiccio cancello a due ante con porta di servizio inserita in quella di destra, di fattura ottocentesca, caratterizzato da un fitto reticolo verticale con zoccolo ad eliche strette”. Tocca ora al Viale Internati e Deportati dove al civico 2, del XX secolo, c’’è il robusto e grande cancello carraio in buono stato, posto all’entrata principale del viale di Villa Morassutti (1920-25). Sul pilastro destro è indicato il nome “La Vignetta”. Originariamente l’entrata era collocata in altro luogo poco distante; fu spostata negli anni Sessanta in occasione della costruzione del Ponte degli Alpini. I due grandi pannelli rettangolari sono chiusi da “grillage” formati da barre quadre ondulate fermate da fascette forgiate e ribattute, con siepe di foglie finemente battute e movimentate”. Restiamo nella via perché al civico 2, pure del XX secolo ed in buono stato, vi è la “caratteristica e bella pedonale al parco della Villa Morassutti. Il cancello non più in uso da tempo, reca le iniziali di Giovanna, moglie del comm. Federico Morassutti ‘GM’ alla quale la villa era dedicata. Siamo approdarti nella via Cappellari dove al civico 79 della località Fisterre ci si imbatte nel cancello “Art Nouveau”, del XX secolo, in buono stato di conservazione, di accesso alla ex Falegnameria probabilmente in funzione dall’Ottocento, ora abitazione privata. Il cancello, risalente agli anni Trenta è caratterizzato da un bel motivo floreale. Viene ricordato che “Recenti interventi lo hanno irrigidito a due sole ante con protesi saldate distruggendo l’originalità dell’opera che era tra le più rappresentative dello stile d’epoca”. Stessa via e stessa località, per il cancello del XVIII secolo, in discreto stato, per l’entrata secondaria alla proprietà della Villa già Butta, Doglioni, Zanussi (1864) e altri. Sul pilastro destro è inciso il nome “La Vigna” (secolo XVIII). Un’annotazione di Caputo: “Era anche il passaggio per raggiungere la dismessa piccola centrale idroelettrica e la diga ivi esistente sul torrente Ardo, ricco di reperti fossili. Notevole il catenaccio esterno montato su bandelle intagliate che denota la funzione di cancello d’entrata nel fondo rustico”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Vincenzo Caputo “Cancelli in ferro a Belluno”): cancello della via De Stefani 3; stessa via, civico 6; ancora via De Stefani, civico 10; via Gaspare Diziani 1; via Feltre 39; stessa via, civico 109; via Lazzarini 3; via Lazzarini località Prade; Viale Internati e Deportati 2; accesso al parco di Villa Morassutti; via Cappellari 79; stessa via e ancora Fisterre