di RENATO BONA
BELLUNO Sinceri complimenti all’amico Vincenzo Caputo il quale ha realizzato in proprio (stampa tipografia Sommavilla), con la preziosa collaborazione dell’architetto Roberto Reolon (autore fra l’altro dell’interessante testimonianza “I segni del passato”), il libro “Curiosando per la città di Belluno”, che lo ha portato alla scoperta di frammenti d’arte locale del passato. Proseguiamo la ri-lettura-visione (davvero numerose le immagini, molte dell’autore le altre di Carla De Poli autrice anche della copertina) soffermandoci sul capitolo “Lavori in legno-Sculture-Intaglio” dove Caputo giustamente richiama il fatto che “Caratteristico della montagna bellunese è l’artigianato del legno, con numerosi e importanti esempi nel passato, A Belluno e lungo le sue vallate nei secoli si sono sviluppate importanti attività di artigianato che hanno trovato alimento dall’abbondanza di materie prime reperibili nel territorio”. Importante – sottolinea – la produzione artistica della scultura lignea di alcuni valenti artigiani specializzati nell’intaglio, nei lavori di intarsio e cesello del legno. E ricorda in particolare Andrea Brustolon che ne fu il principale interprete, seguito da altri esponenti dell’arte bellunese che lasciarono testimonianze di pregevole fattura: Valentino Panciera Besarel, Angelo Majer, Francesco Frescura e altri ancora che, con attrezzi rudimentali, ricavavano opere di grande pregio artistico, che erano numerose negli stalli dei cori, negli armadi di sacrestia… e in proposito cita Borgo Pra dove “ancora nel secolo scorso, conosciuti per la loro bravura vi erano esperti lavoratori del legno: mobilieri, ebanisti e intagliatori, quelli che si affermarono come “marangoni”. Caputo – che ha voluto dedicare la sua impegnativa ricerca alla moglie Carmela, con una citazione particolare “per il loro contributo alla realizzazione di questo lavoro” a: Roberto Reolon, alle amiche Orsola Petrella e Carla De Poli, autrice anche della copertina, nonché al figlio Marco – passa quindi ad esporre le caratteristiche della materia prima legno per poi soffermarsi sul suo impiego nei lavori di falegnameria, artigianali ed artistici e proporre un paio di curiosità: nella mitologia greco-romana alcuni alberi sono sacri a speciali divinità: il cipresso a Platone, il faggio a Giove, il frassino a Marte, l’olivo a Minerva, il pino a Cibele, la quercia a Diana… Genealogia, la scienza che si occupa della ricerca delle origini, della discendenza o estinzione di una famiglia, con un progetto grafico che rappresenta la linea diretta, cioè il tronco, e quelle collaterali, vale a dire i rami, per proporre sotto forma di albero genealogico con le sue ramificazioni, la filiazione regolare dei membri di una stessa famiglia. A seguire, propone una serie di immagini riprese a Belluno, con stringate diciture, partendo da Via Mezzaterra, civico 90, del quale riproduce un “lavoro in legno quale ornamento dei portoni in entrambi i battenti” richiamando il fatto che sulla facciata, l’edificio ha una iscrizione risalente al 1656. Si sposta quindi nella via Garibaldi 8 dove vi è il Cinema Italia di cui scrive: “Il cinema edificato su progetto dell’architetto R. Alfarè del 1907, fu inaugurato nel 1926. E’ sorto sullo spazio dell’antica chiesa di Santa Maria Nova edificata nel 1326 e demolita dopo il 1806” e pubblica il particolare di un lavoro di intaglio su uno dei battenti del portone precisando che uguale ornamento è ripetuto in tutti i sei portoni con i dodici battenti. Si sposta quindi nella Chiesa di Santo Stefano, del secolo XV, nella piazzetta omonima, presentando così la porta laterale destra: “I lavori della chiesa assieme all’attiguo convento dei Padri Serviti furono ultimati nel 1485. Sul fianco sud nel 1892 vennero inseriti porta e portale gotico, provenienti dalla soppressa chiesa di Santa Maria dei Battuti (1400). I battenti in legno restaurati nel 1968 e ornati da una serie di 45 formelle quadrate scolpite a soggetti floreali, ognuna diversa dalle altre, sono una copia della porta originale che si trova presso il Museo Civico. Chiude trasferendosi a Borgo Pra per la Via Le Scalette dove si sofferma sul civico 32 all’altezza di una “Porta d’entrata di una casa risalente al secolo XVII. Si accede dalle scalette che conducono al centro città, realizzate nei anni Trenta del secolo scorso al posto di un clivio sconnesso. Via Erta, così si legge appena nella tarda dell’edificio che reca ancora la vecchia scritta. L’uscio dai piacevoli motivi in legno intagliato è completato con un motivo in ferro. La realizzazione è del primo dopoguerra ad opera di un falegname locale del Borgo.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Curiosando per la città di Belluno): Vincenzo Caputo con la moglie Carmela alla quale ha dedicato il libro; l’albero genealogico delle famiglie Caputo-Grimaldi-Basile; via Mezzaterra, civico 90; Cinema Italia nella via Garibaldi 8; particolare di u n lavoro di intaglio su un battente del portone; la porta lignea laterale destra della Chiesa di Santo Stefano; alcune delle 45 formelle che ornano i battenti in legno; via Le Scalette civico 32.