Al Covid almeno una cosa “positiva”, si fa per dire, dobbiamo riconoscergliela: in questi ultimi anni è stato “determinante” nel ridurre le file agli sportelli pubblici. Secondo un’elaborazione dell’Ufficio studi della CGIA su dati Istat, infatti, tra il 2019 e il 2021 il numero di cittadini veneti che ha dichiarato di aver atteso più di 20 minuti davanti al bancone dell’ufficio anagrafe è sceso del 14,8 per cento, presso quello di una ASL, invece, del 27,5 per cento. Idealmente, chi si è recato dopo due anni nel proprio ufficio anagrafe ha davanti a sé tre persone in meno, per prenotare una visita e/o una prestazione di laboratorio presso l’azienda ospedaliera, invece, la coda si è accorciata di 11 persone (vedi Tab. 1). Più in generale, possiamo affermare che le performance relative alle nostre amministrazioni locali emerse in questa indagine sono tra le migliori d’Italia. Ovviamente, secondo l’Ufficio studi della CGIA, queste contrazioni che si sono registrate anche in Veneto sono, in massima parte, riconducibili al fatto che con la pandemia quasi tutti gli uffici delle amministrazioni comunali front office hanno deciso di lavorare su appuntamento. Negli ospedali, invece, a causa del Covid, gli ingressi sono stati contingentati, contribuendo a diminuire le presenze complessive. Altresì, grazie al potenziamento dei call center telefonici e dei sevizi offerti attraverso il sito internet – come i pagamenti, le prenotazioni on line delle visite, delle prestazioni ambulatoriali e il ritiro dei referti/certificati – le strutture ospedaliere hanno contribuito a diminuire ulteriormente l’affluenza ai propri sportelli.
Solo il 28% delle amministrazioni locali consente le pratiche on line
Secondo una recente indagine realizzata dalla Banca d’Italia, a livello nazionale solo il 28 per cento degli enti locali intervistati consente agli utenti di completare on line le pratiche amministrative e, se richiesto, di effettuare il pagamento via web. Sebbene non ci siano dati regionali, il Veneto dovrebbe comunque registrare un valore nettamente superiore alla media nazionale. Tuttavia, nonostante lo sforzo profuso in questi ultimi 2-3 anni, come l’introduzione del PagoPa, il grado di sofisticazione dell’offerta digitale delle amministrazioni locali rimane ancora modesto. Si pensi che la posta cartacea continua ad avere un utilizzo rilevante: circa l’80 per cento degli enti a livello nazionale ne fa ancora ricorso nei rapporti con l’utenza, anche perché sono pochissimi i cittadini a possedere un indirizzo di posta elettronica certificata. Non solo, con una popolazione sempre più anziana e con poca familiarità con i prodotti tech, è evidente che il processo di digitalizzazione della PA nei confronti dei cittadini debba comunque avvenire in modo graduale.
Il confronto con gli altri
Ad eccezione del Molise, le performance di tutte le ASL stanno migliorando, anche se le situazioni più difficili caratterizzano il Centro-Sud. Nel 2021 i tempi d’attesa più lunghi si sono verificati in Campania (60,6 persone ogni 100 che si sono recate presso una struttura sanitaria hanno atteso più di 20 minuti), in Molise (65,5), in Sicilia e, in particolar modo, in Calabria (65,9).Le code agli uffici anagrafe, invece, si sono fatte “sentire” in particolar modo nei Comuni ubicati in Puglia (33,2 persone ogni 100 hanno denunciato di aver atteso oltre 20 minuti), Campania (34,1), in Sicilia (44,4) e, soprattutto, nel Lazio (44,9). Tra le realtà regionali più virtuose notiamo, in entrambi i casi, il Friuli Venezia Giulia, la Valle d’Aosta e, in particolare, il Trentino Alto Adige (vedi Tab.2). I ritardi e le inefficienze che caratterizzano la nostra Pubblica Amministrazione (PA) in alcune aree del Paese, non sono comunque ascrivibili solo alla cattiva organizzazione della stessa. Ancorché, il processo di informatizzazione fatichi a diffondersi con successo nella nostra PA, le criticità che si verificano in certi territori vanno ricercate negli effetti che caratterizzano moltissime leggi, decreti e circolari che, spesso in contraddizione tra loro, hanno aumentato a dismisura la burocrazia, complicando non solo la vita dei cittadini e delle imprese, ma anche quella dei dipendenti pubblici.
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