di RENATO BONA
Vent’anni fa, per la serie “Quaderni”, l’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali diretto dal prof. don Sergio Sacco stampava con la tipografia Piave il libro di Franco Sirena: “Cento anni a Belluno. Notizie e curiosità dal XX secolo” che, fra l’altro, proponeva una bella serie di foto d’archivio concesse da: Archivio storico del Comune di Belluno, Arrigoni Gabriele, Asilo Adelaide Cairoli, Azienda di promozione turistica di Belluno, Club Alpino Italiano, De Francesco Vincenzo, De Liberali Cesare, De Pellegrin Paolo, Fontana Giuliano, Foto Eddy, Foto Zanfron, Guerra Aldo, Il Gazzettino, L’Amico del Popolo, Libreria Alessandro Tarantola, Odorizzi Flora, Secco Gianni, Sirena Luigi, Veronese Ezio. Il volume – precisava nella presentazione il presidente dell’Ibrsc, Sergio Sacco – “è stato pensato per commemorare la fine del secondo millennio e l’inizio del terzo. Infatti pareva non decoroso per un Istituto ch si occupa di ricerche storiche e culturali, lasciar passare sotto silenzio un avvenimento così caratteristico”. Tuttavia, “ripercorrere tutta la storia dei nostri paesi sarebbe stato molto gravoso oltre che parzialmente inutile dato che altri lo hanno già fatto; ma ricordare gli ultimi cent’anni è sembrata una cosa relativamente nuova e originale… Ne è nata così un’opera sui generis, che presenta la città la quale, per lo più, vive una sua esistenza specifica, al riparo da grandi sovvertimenti e da grandi mutazioni…”. Ed allora cominciamo a proporla, evidentemente in sintesi e con più servizi, questa storia messa insieme con pregevole impegno dall’amico Franco Sirena. Per l’anno 1990 il titolo è dedicato a “Il Rifugio Budden”, opera del capomastro Luigi Croce, inaugurato dalla sezione Cai il 23 settembre sul Col Visentin. “Il primo censimento del secolo” si merita il titolo per il 1901. Da un prospetto stilato il 31 maggio emergeva che nell’ambito delle varie parrocchie (San Biagio, Castion, San Pietro in Campo, Tisoi, San Fermo, Libano, Assunta, Cusighe, Bolzano, Salce, Orzes) era presente una popolazione di complessive 18 mila 649 persone. Tocca a “La fognatura cittadina” in cui per l’anno 1902, si ricorda che nella seduta dell’11 aprile al Consiglio comunale viene presentata una relazione della giunta sugli studi di massima per la fognatura del centro cittadino: Piazza Campitello, via Loreto, via Garibaldi, ed approvato il regolamento per l’espurgo inodore dei pozzi neri. Il 19 settembre viene nominato sindaco Tommaso Miari Fulcis ma due consiglieri presentano ricorso e dunque viene eletto Feliciano Vinanti. Per il 1903 si ricorda in particolare nel capitolo “Gli zattieri” l’iniziativa di quelli di Borgo Piave che producono una domanda al Comune per la demolizione dei resti dell’ultima pila del ponte distrutto dalla piena del Piave nel 1882, pregiudizievole per la fluitazione delle zattere. Il 29 agosto il re Vittorio Emanuele III visita Belluno in occasione delle manovre militari del III e IV Corpo d’armata. Dedicato a “La chiesa di Santo Stefano” il titolo per il 1904 dato che si può leggere che il 31 dicembre mons. Francesco Cherubin, vescovo della diocesi di Belluno e Feltre, istituisce la parrocchia di Santo Stefano e San Biagio con trasferimento della sede dalla chiesetta di San Biagio in Campestrino a quella di Santo Stefano. Si da quindi conto di una serie di interventi in varie epoche per restauri. Eccoci al 1905 con la “Regia Scuola Industriale” a meritarsi il titolo: istituita il 26 marzo, su impulso del cav. Domenico Antonio Fabris in rappresentanza di un gruppo di cittadini; si affianca alla Scuola comunale Tommaso Catullo, al Liceo Tiziano Vecellio e alla Scuola Normale. Primo preside, ricorda Sirena, fu il prof. ing. Guglielmo Sartori che guidò l’istituto fino al 1936. “Le Regie Poste Centrali” danno il titolo all’anno 1906. Detto che “I servizi postali già all’inizio del secolo avevano subito un notevole incremento e pertanto risultava del tutto insufficiente la sede delle Poste di Belluno, ubicata allora in Piazza Castello al civico n. 6” l’autore del libro ricorda che l’Amministrazione comunale ne previde lo spostamento con la costruzione ex novo di un palazzo. L’area prescelta fu quella del palazzo del conte Alessandro Miari, tra Piazza Campitello e via Cipro. Di tutto questo ci resta solo un progetto di massima, perché lo scoppio della Grande Guerra bloccò ogni cosa. Bisognerà aspettare il 1933 per l’affidamento dell’incarico progettuale per la costruzione dell’attuale palazzo delle Poste, con demolizione del fabbricato delle Carceri, del vecchio castello e di alcune abitazioni circostanti. Anno 1907. Sotto il titolo “Castion comune autonomo” è scritto: “… Ha fatto scalpore la voce discussa in Consiglio comunale il 30 luglio sul progetto di un nuovo comune. Infatti il Consiglio è stato chiamato ad esprimersi sulla domanda prodotta dai castionesi a costituirsi in comune autonomo”. A conclusione di un acceso dibattito, il civico consesso espresse parere negativo. Fra le altre, tre notizie: affrontato il problema del consolidamento della frana sulla strada della Riva di Pallolt a Tisoi, con spesa di 2.000 lire; 30 luglio: finanziato il progetto del nuovo ponte sull’Ardo con costo stimato in 25 mila lire, un quarto a carico dello Stato. Iniziò la sua attività l’architetto Riccardo Alfarè “che lasciò una impronta originale in tante costruzioni cittadine; garage di via Caffi, cinema Italia, palazzo Coletti, albergo Ponte della Vittoria”. Argomento principale del 1908? “Impianto del gas” che da il titolo al capitolo. Detto che dieci commercianti del centro chiedevano la revoca dell’obbligo di chiusura settimanale della domenica “perché la gente della campagna (13.000 abitanti) approfittava del giorno di riposo per approvvigionarsi in centro, esistendo nei villaggi solo osterie” e di quella dei parrucchieri che chiedevano il giorno di riposo il lunedì in luogo della domenica, Franco Sirena si sofferma sul “pagamento al sig. Vittorio Calzavara di £ 1.100 per lo studio effettuato di una officina di produzione del gas a Belluno”. Il 18 maggio venne deliberata la spesa di £ 3.850 per l’installazione del termosifone in Municipio. E siamo al 1909. Sotto il titolo “L’Amico del Popolo” viene ricordato che “A Belluno, il 3 gennaio 1909 esce il primo numero del settimanale ‘L’Amico del Popolo’ giornaletto cattolico settimanale. L’annuncio era stato dato da mons. Giuseppe Foschiani al “Venerabile clero delle due diocesi unite di Belluno e di Feltre”. Per i primi mesi assunse la direzione don Felice Capello (si tratta dell’agordino Felice Maria Cappello che nacque a Caviola l’8 ottobre 1879 e morì a Roma il 25 marzo 1962; cattedratico alla Gregoriana e canonista di grande fama anche a livello internazionale. La libera enciclopedia Wikipedia ricorda fra l’altro come sia stato “fedele al confessionale tanto da meritarsi gli appellativi di confessore di Roma e di gesuita della misericordia”. Dal 2014 Cappello è “Servo di Dio” – ndr.). Si tratta di due soli fogli stampati su tre colonne, ha “lo scopo di divulgare e rafforzare l’idea religiosa e combattere la stampa avversa, specialmente ‘L’Avvenire’ e poi ‘L’Unione Socialista’ di Agordo. L’abbonamento annuale costa 2 lire per l’Italia e 4 per l’estero e la tipografia è quella di Luigi Longana nel 1909 e di Pietro Fracchia nel 1910. Nel 1913 il settimanale è stampato dalla Unione Tipografica Editrice Bellunese. Dal 29 settembre 1945 la stampa è della Tipografia Vescovile che diverrà Tipografia Piave e stamperà il settimanale con tale nuova denominazione dal numero 6 del 6 febbraio. La tiratura raggiungeva, forse, le tremila copie “e non era poca cosa, perché ai problemi relativi alla redazione si aggiungevano quelli di carattere economico, anche se tutti i collaboratori prestavano la loro opera gratuitamente. Concludiamo questo primo servizio su “Cento anni a Belluno” col capitolo intitolato: “La merenda del colmo” (in relazione della ratifica, fra varie polemiche, della spesa sostenuta per la ‘merenda del colmo’ dei fabbricati rurali. Per i quali furono spese 50 lire per ogni fabbricato, quindi per un totale di spesa di 550 lire). Vi si tratta soprattutto dei problemi dei trasporti e dei collegamenti con la provincia, in primo luogo con quello relativo alla collocazione della nuova Stazione ferroviaria, con la proposta di ubicarla a San Gervasio e di sfruttare l’ex convento delle Benedettine per il Manicomio, allora ospitato a Ponte nelle Alpi”. Il 2 febbraio iniziarono i collegamenti automobilistici con il Cadore con due nuovissimi automezzi che effettuavano corse giornaliere alle 9 e alle 15. Il 28 luglio il presidente per la Ferrovia delle Alpi Dolomitiche avanzò la richiesta di contributo per la nuova tratta ferroviaria e il Consiglio deliberò di concorrere con £ 50.000 alla spesa per l’Elettrovia Agordina, come da progetto dell’ing. Mario Baudracco. Molto altro ci sarebbe stato da ricordare per questi primi dieci anni, e ancor di più ce ne sarà nei servizi che seguiranno sempre estrapolando dalla certosina annotazione di persone, eventi e luoghi fatta da Franco Sirena, che non si fermerà a questo ottimo lavoro!
NELLE FOTO (riproduzioni da”Cento anni a Belluno”): la copertina del libro di Franco Sirena; il rifugio Riccardo Budden, inaugurato il 23 settembre 1900; parco pubblico all’epoca noto come Parco dei Gesuiti; il sarcofago di Flavio Ostilio davanti alla chiesa di Santo Stefano; via Simon da Cusighe ad inizio secolo; la nuova sistemazione del sarcofago; la fonderia dell’istituto tecnico industriale Gerolamo Segato; Piazza Castello e sulla destra la sede di Poste e Telegrafi; lavori di sistemazione della frana di Pallolt a Tisoi; il progetto dell’Officina del gas a Borgo Piave; uno dei primi numeri de “L’Amico del Popolo”; Gruppo di bambini del Cairoli in maschera ad inizio secolo.