Cento anni fa, il 23 febbraio 1921, nasceva il glottologo di origine agordina Giovan Battista Pellegrini. Un anniversario che non deve passare inosservato alla luce del notevole contributo che ha dato in ambito linguistico allo studio del venetico, a quello delle parlate dell’Italia prelatina, le lingue romanze, il ladino, i dialetti veneti e friulani, l’arabo, le lingue balcaniche e danubiane, la toponomastica. Una bibliografia di novecento titoli circa tra libri, ricerche, articoli frutto di una lunga e ininterrotta attività che va dagli anni Quaranta fino a pochi anni prima della sua morte, avvenuta nel febbraio 2007. Una vita dedicata alla ricerca. «Nella mia carriera sono orgoglioso principalmente di due cose: di avere insegnato in California, all’Università di Los Angeles, uno dei più grandi atenei americani e a Stanford tra le più importanti università libere degli Stati Uniti». Così ebbe modo di affermare in un suo intervento a Gares durante l’adunanza della sezione agordina del Cai nell’agosto 1984 in un prezioso filmato di Italo Schena e inserito in un documentario che ricostruisce la biografia e il profilo di studioso attraverso le testimonianze dei suoi allievi, alcuni dei quali docenti universitari. Pellegrini ha lasciato un fondamentale tesoro di conoscenze e un’eredità non soltanto per gli studiosi italiani ma per quelli in generale di tutto il mondo. Un impegno che gli è valso l’attribuzione di riconoscimenti e convegni. Membro di varie accademie, tra le quali l’Accademia delle Scienze d’Ungheria, dottore honoris causa all’Università Eötvös Loránd di Budapest, rappresentante dell’Italia al Centre international des sciences onomastiques di Lovanio, fu insignito di diversi premi tra cui il Premio Nazionale del Presidente della Repubblica per le Scienze morali, storiche e filologiche, nel 1990. Non a caso il comune di Belluno, nella primavera del 2017 e a dieci anni dalla sua scomparsa, gli ha dedicato la piazzetta su cui si affaccia Palazzo Bembo con una cerimonia seguita da un convegno a Palazzo Fulcis. Il legame di Pellegrini con la città era forte dal momento che trascorreva le vacanze invernali e l’estate e gli era valso l’attribuzione del Premio San Martino nel 1990. Costante la collaborazione di Pellegrini con la Fondazione Giovanni Angelini – Centro Studi sulla Montagna con la quale aveva sviluppato il progetto sugli “Oronimi Bellunesi”, l’origine dei nomi delle montagne. Del resto l’amicizia con Giovanni Angelini è stata sempre solida e non poteva mancare la presenza di Pellegrini nella commissione scientifica della fondazione, come ha sottolineato la direttrice Ester Cason Angelini. Di Pellegrini è stato pure il contributo sulla questione dei confini della Marmolada. Ma c’è un altro legame ed è quello che lo unisce all’Agordino. Lui, infatti, era nato a Cencenighe in via Villagrande da Teresa De Biasio e Valerio Pellegrini, di professione farmacista, originario di Rocca Pietore. È a Cencenighe, lungo l’attuale via Roma e in prossimità della piazza che il padre Valerio Pellegrini costruì l’edificio adibito ad abitazione e farmacia ed è in paese che Giovan Battista trascorse l’infanzia, come documentano alcune foto che lo vedono con in mano una “batola”, una raganella o in sella ad una bicicletta. Conseguita la maturità nel 1940 al liceo classico “Tiziano” di Belluno, si iscrisse all’Università di Padova alla Facoltà di Lettere dove intraprese il suo percorso con il glottologo e linguista Carlo Tagliavini, un iter reso più complicato dalla guerra. Nel 1946-47, per dieci anni, fu chiamato all’Università di Pisa dal suo omonimo professor Silvio Pellegrini, come assistente di filologia romanza. Libero docente di glottologia nel 1951, insegnò anche lingua serbo-croata e storia comparata delle lingue classiche vincendo nel 1956 il concorso di storia della lingua italiana che lo portò all’Università di Palermo dove fu incaricato di glottologia e filologia germanica. Successivamente fu all’Università di Trieste per insegnare storia della lingua italiana e filologia romanza. Nel 1964, infine, passò definitivamente a Padova a fianco del maestro Carlo Tagliavini, per la docenza di glottologia e dove tenne corsi di linguistica ladina e di lingua e letteratura albanese. Tra le iniziative a ricordo di Pellegrini è l’intitolazione della piazza antistante il Nof Filò, una proposta formulata ancora diversi anni fa e che forse, finalmente, potrà trovare concreta attuazione quest’anno.