Battute finali per il far west delle centraline idroelettriche: ad annunciarlo è il parlamentare veneto del Movimento 5 Stelle Federico D’Incà, che ha seguito da vicino il procedimento relativo al nuovo Decreto Incentivi. In sostanza non verrà concessa alcuna autorizzazione agli impianti che non corrisponderanno alle direttive a impatto zero previste dalla nuova normativa.
“Siamo in dirittura di arrivo di un percorso che non è stato facile, ma che ha avuto nei nostri rappresentanti al Governo una importante sponda responsabile – spiega D’Incà – ho seguito in prima persona il nuovo decreto incentivi al Ministero dello sviluppo economico prima e al Ministero dell’ambiente poi, incontrando associazioni e comitati”.
“Secondo i dati forniti dalla Provincia di Belluno nel 2017 attualmente sono in itinere domande per 63 impianti che, allo stato, non hanno né concessione di derivazione né autorizzazione alla costruzione – rivela D’Incà – a questi vanno sommati i 17 progetti che hanno già ottenuto la concessione senza alcuna valutazione di carattere ambientale e che sono ancora privi di autorizzazione alla costruzione”.
“Il nuovo decreto, di prossima emanazione, recepisce in pratica il parere del Ministero dell’ambiente che si era pronunciato pesantemente sulla vecchia bozza del decreto incentivi del MISE – sottolinea D’Incà – e, ad avviso degli uffici, la nuova formulazione non consentirà l’accesso ai nuovi incentivi per tutti quegli impianti che non rispetteranno la tipologia costruttiva a impatto zero sui corpi idrici indicata nel nuovo testo”.
La soluzione incontra il favore dei comitati e delle associazioni. “Una soluzione che ho seguito con attenzione – avverte il parlamentare – conscio degli attacchi che avrebbe potuto subire da chi vede in questi incentivi una fonte facile di guadagno senza curarsi dei danni che questo può produrre sull’ecosistema bellunese e sulle pesanti ricadute negative sul turismo”.
Il Ministero ha avviato una consultazione con i principali stakeholder che dovranno inviare le loro osservazioni entro il 19 settembre: “Una fase delicata – conclude D’Incà – direi la più delicata, in cui forti saranno le spinte di chi vuole mantenere lo status quo. Ma è anche il momento delle responsabilità, il momento in cui tutti devono fare la propria parte e tenere la posizione sia nel Governo che nella società civile con i comitati ed i sindaci. Il traguardo è vicino e spero che i miei, i nostri sforzi, siano ripagati per il bene del territorio e delle nostre generazioni future a cui non dobbiamo lasciare una eredità ambientale compromessa”.
Nota tecnica –
Le istanze in istruttoria relative agli impianti idroelettrici hanno per lungo tempo e di fatto bypassato le disposizioni di recepimento della Direttiva Quadro Acque (DQA) 2000/60. Si tratta di istanze presentate prima che fossero adottati tutta una serie di atti conseguenti alla apertura della procedura PILOT 6011/2014 per recuperare i ritardi nel recepimento della DQA, e che per questo motivo verrebbero escluse dalla loro applicazione. Nello specifico sono le istanze presentate prima della corretta classificazione dei corpi idrici recepita nel marzo 2016 e alle Misure di Tutela per idroelettrico in esso contenute (applicabili solo alle nuove istanze presentate dopo la pubblicazione della delibera stessa), prima della piena operatività del Decreto Direttoriale STA del Ministero Ambiente 29 del febbraio 2017 ”Linee Guida per le valutazioni ambientali ex ante da effettuare per le domande di derivazione idrica…” e prima che l’Autorità di Bacino Distrettuale adeguasse gli approcci metodologici da utilizzare nei territori di competenza, alle Linee Guida citate del decreto. Inoltre le autorizzazioni rilasciate in Provincia di Belluno fino 2016, sono state quasi tutte escluse dalla valutazione di impatto ambientale dalla direttiva della Regione 2834/2009, in violazione della Direttiva 2011/92/UE.