BELLUNO. L’Associazione Centro di Solidarietà – Ceis di Belluno – comincia a operare il 21 ottobre 1982, grazie alla decisione della Commissaria Berlendis, riunita nell’annuale incontro d’istituto, con la quale è messa a disposizione la Villa di Crede per riabilitazione dei giovani tossicodipendenti”. Lo ricordiamo per chi non lo sapesse, avendo tra le mani “Ambiente e persona. Il centro di solidarietà di Belluno: un caso di qualità globale”. Si tratta di un’ottantina di pagine – curate dal Centro studi Ceis di Belluno (coordinatore Paolo Capraro, testi e progetto editoriale di Gianni De Marchi, stampa della bellunese tipografia Piave) – con la raccolta delle sintesi degli interventi che si erano tenuti durante il convegno svoltosi a Belluno il 14 novembre 1998 sul tema: “Il Centro di Solidarietà di Belluno: la storia, i fatti. Un caso di qualità globale”, convegno che era stato organizzato grazie al sostegno dell’allora Cassa di risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona e nell’ambito del progetto “Spa: salvare persone e ambiente” finanziato dall’iniziativa comunitaria “Occupazione Integra”. Nel primo capitolo della pubblicazione, intitolato “Dalla storia al futuro” il presidente del Ceis di Belluno, prof. don Gigetto De Bortoli, racconta la storia della Commissaria Berlendis mentre don Ermido Sampieri sviluppa il tema: “Ceis e famiglia”. Nel secondo, intitolato “Ambiente” il dott. Giovanni Fabbiani si occupa di “Essenze arboree di Crede: da museo verde a spazio vivo”; l’architetto Mauro Vedana di: “Crede: più grande del sogno, un mito!”, il suo collega architetto Roberto Bridda di “La Secca: ospitalità di transito per una meta”, l’architetto Arturo Olivo di: “Con la natura alle radici della spiritualità” mentre l’architetto Fulvio Vecchietti sviluppa il tema: “Tèdol: provocatoria proposta per la vita”. E veniamo al capitolo intitolato “Organizzazione e società” dove i dottori Angelo Smaniotto ed Attilio Sommavilla trattano di: “Finanza ed economia Ceis: tra Provvidenza ed efficienza”; il dott. Roberto Boggian d: “Operatori in ricerca nel Progetto Horizon”; Gianni De Marchi di: “Il Progetto Integra: dalla dipendenza all’imprenditorialità”. Tocca quindi al capitolo “Vita umana” coi contributi di Mariangela Segat: “Protagonisti di sé in Progetto Uomo”, e del “venticinquenne E.” che si trovava nella fase di comunità del Progetto Uomo, di: “Dal Gruppo al frutteto, alla società”. In chiusura, gli interventi delle autorità intervenute al convegno: dott. Paolo Conte, rappresentante della Fondazione Cassa di Risparmio; architetto Oscar De Bona, presidente della Provincia di Belluno; dott. Marco Perale, vice sindaco del comune di Belluno e assessore ai servizi sociali; don Giuseppe Andrich, vicario generale della Diocesi di Belluno-Feltre; Ornella D’Inca, presidente della Comunità montana Cadore, Longaronese, Zoldano; prof. Gioacchino Bratti, sindaco di Longarone; dott. Otto Pallabazzer, direttore dei servizi sociali della Ulss1 di Belluno; prof. don Sergio Sacco, direttore dell’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali; dott. Giambattista Arrigoni, presidente del Centro servizi per il volontariato della Provincia di Belluno e del Comitato d’intesa fra le associazioni volontaristiche. Nelle conclusioni si sottolineava fra l’altro che “Il modello di qualità viene proposto dal Ceis nell’area dei servizi socio-sanitari, in quanto quello che ha attuato, ha affrontato verifiche molto serie: superato il severo esame del vaglio europeo; ha ricevuto il sostegno a completamento del fabbricato di Tèdol dalla Fondazione Cassa di Risparnio; l’attività è ammessa a mutui e prestiti a breve dagli istituti bancari; l’attività di consulenza progettuale è richiesta a raggio veneto e nazionale; i partner europei di 4 Paesi hanno verificato la validità del modello Ceis di Belluno “come arricchimento reale di tutti e come confronto metodologico per la ricerca sui percorsi di inserimento sociale e lavorativo di persone svantaggiate, per l’innovazione nei servizi socio-sanitari e loro collocazione in rete territoriale, per la qualità in termini di efficacia e successo complessivo, nella difficile area del malessere e dell’emarginazione sociale”. In sintesi estrema: “Questo è il nuovo volto dell’architettura sociale”! E sempre in sintesi, tratta dal sito dello stesso Ceis bellunese (sede legale ed amministrativa del Centro nella via Rugo 21 di Borgo Piave di Belluno) si ricorda come “Nel 1982 i sacerdoti responsabili dell’amministrazione della Commissione Berlendis incaricarono don Gigetto De Bortoli di pensare ad un nuovo utilizzo del seicentesco complesso di Crede di Cet. Dopo circa un anno nacque ufficialmente il Ceis. Don Gigetto De Bortoli, fondatore e presidente, e in quanto tale, legale rappresentante del Centro di solidarietà di Belluno è impegnato da oltre vent’anni nell’ascolto e nella consulenza a famiglie, giovani persone che gli si rivolgono per questioni personali, legate o meno alla dipendenza da sostanze psicoattive. Don Gigetto è anche il responsabile terapeutico del Ceis, titolare e garante dell’applicazione del ‘Progetto uomo’ nella strutture terapeutiche. Ancora: nel centro San Nicolò di Borgo Piave don Gigetto ed i suoi collaboratori nel 1984 aprono la prima Accoglienza diurna per giovani e genitori; oggi questo stabile è il “cuore” del Sistema Ceis, Sempre a Borgo Piave vi è la sede dell’ufficio di presidenza, dell’amministrazione, del Centro studi, ricerca, progettazione e prevenzione dell’organismo di formazione e delle cooperative sociali Cosomi e Integra. Infine: “Con lo spirito del miglioramento continuo il Ceis di Belluno ha voluto e ottenuto per tutto il suo Sistema la certificazione di qualità UniEnIso 9001:2000 per le attività di progettazione ed erogazione di servizi di riabilitazione, recupero sociale e lavorativo per persone in difficoltà o disagio, e di progettazione ed erogazione di corsi di formazione superiore e continua in ambito sociale e tecnico professionale”.
NELLE FOTO (sito Ceis Belluno e riproduzioni dal libretto “Ambiente e persona”): il fondatore e presidente del Ceis di Belluno don Gigetto De Bortoli; copertina della pubblicazione; la villa seicentesca di Crede; la struttura di Tèdol a Cet; la casa di La Secca; l’oasi agrituristica di Faè di Longarone; interni, e una decorazione, della sede Ceis di Borgo Piave.