AGORDO Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento del Comitato per l’Ospedale di Agordo con riferimento alla situazione in cui versa il punto prelievi dell’Ospedale di Agordo.
Ecco la “sala d’attesa” del punto prelievi dell’ospedale di Agordo. Ecco il “solerte” ed efficiente rimedio con cui la direzione strategica dell’Uls1 Dolomiti ha risposto alla protesta per la inaccettabile e vergognosa situazione della “sala d’attesa a cielo aperto a -10-12°” in cui sono “ospitati” gli utenti all’entrata del centro prelievi dell’ospedale di Agordo, spostato sul retro dell’edificio con l’avvio dei lavori per la ristrutturazione del Pronto soccorso. Ecco come l’azienda sanitaria si dimostra “vicina” alle legittime esigenze degli agordini, muovendosi come sempre solo dopo la segnalazione fatta dagli organi d’informazione, comportamento purtroppo non nuovo, che non smentisce un consolidato atteggiamento di disinteresse e insensibilità. Sarà anche un piccolo esempio, quello di queste foto – per noi invece di estrema gravità – con la visione di quelle persone, spesso anziane, costrette ad aspettare all’esterno, con temperature in questi giorni molto basse, prima di entrare al centro per effettuare il prelievo. Sono arrivati dunque i “funghi”, che non possono comunque essere la soluzione del problema visto che, per sentire un po’ di caldo, le persone devono stare vicino al palo il che contrasta con le regole del distanziamento. L’immagine documenta la situazione di mercoledì 20, alle 8.50, tra l’altro con i funghi ancora spenti non si sa se perché nessuno li ha accesi o, forse, perché fosse finito il gas nelle bombole. Riteniamo pertanto grave che l’Uls non abbia considerato tempestivamente che l’apertura del cantiere per i lavori del nuovo PS implicava lo spostamento del laboratorio e del centro prelievi in altro luogo funzionale alle necessità dell’utenza e del servizio stesso. Si è affrontato il problema solo a 15 giorni dall’apertura del cantiere con soluzioni raffazzonate che dovevano essere provvisorie, ma che di fatto non sono più state riprese per sistemare le cose in modo definitivo. Sottolineiamo poi che la giustificazione degli accessi programmati a orari predefiniti, accampati dalla direzione, non può essere accettata in quanto spesso gli utenti del laboratorio sono accompagnati da familiari che hanno essi stessi problemi di lavoro e quant’altro, per cui pensare che tutti possano presentarsi all’ora esatta dell’appuntamento per evitare la fila è semplicemente utopistico. Oltre al freddo non va trascurato il problema della presenza del cantiere con impalcature, scavi e scarichi a cielo aperto (anche dell’autoclave della sala operatoria) proprio in prossimità dell’ingresso del centro prelievi, che ora è vicino alla cella mortuaria. Senza dimenticare gli ulteriori disagi che ci saranno con l’inizio delle trivellazioni, sempre in prossimità dell’ingresso, per il consolidamento antisismico dell’ala est. Non possiamo poi dimenticare di rimarcare nuovamente il disagio in cui è costretto ad operare il personale per il fatto che i prelievi vengono effettuati al centro trasfusionale (che ha ripreso l’attività per cui per due martedì al mese sarà sospeso il servizio per l’utenza esterna), mentre il laboratorio è da tutt’altra parte. Il personale è costretto a passare continuamente all’esterno dell’ospedale tanto più in questa situazione meteorologica. I due tecnici di laboratorio continuano, inoltre, a lavorare in una situazione inaccettabile: hanno due piccole stanze, non hanno né un piano di appoggio, né un lavandino. Personale che in questi giorni si vede ingiustamente oggetto delle rimostranze (che andrebbero invece alla direzione strategica) degli utenti, del resto comprensibilmente costretti ad attendere in condizioni tutt’altro che… salutari. Tutto questo mentre l’Uls ha confermato l’ennesimo “taglio” ai servizi dell’ospedale di Agordo con l’ulteriore riduzione dell’orario dei medici di radiologia. Ancora una volta riteniamo necessaria una costante e più concreta vigilanza di tutti: utenti, cittadini, loro rappresentanti istituzionali (quando i sindaci agordini faranno finalmente sentire la loro voce anche sul problema vitale della sanità in vallata, oltre che del turismo e dell’economia?), nella consapevolezza dell’importanza di avere personale e strutture adeguate sul territorio. Mentre la conclamata “eccellenza sanitaria veneta” ci fa oggi pagare i troppi anni in cui si è pensato che il modello privatistico era migliore, più efficiente, meno costoso. Paghiamo la malsana idea che era meglio puntare sulle grandi eccellenze, che danno senz’altro più visibilità e prestigio pure ai medici, destinando risorse residuali a tutto il sistema della sanità “ordinaria”.