Giovanni Buzzatti, nato il 17 marzo 1875 e scomparso il 30 novembre 1941, è ricordato come un uomo straordinario che seppe trasformare le difficoltà della vita in opportunità, contribuendo in modo significativo allo sviluppo economico e turistico dell’Agordino.
Gli inizi difficili
Rimasto orfano in giovane età, Buzzatti si ritrovò presto a dover provvedere alla sua numerosa famiglia di undici fratelli. Lavorava come garzone spedizioniere alla stazione di Sedico-Bribano, ma la sua intraprendenza lo portò a organizzare un servizio di diligenze a cavalli che collegava la stazione ai paesi della Val Cordevole, inclusa Agordo.
Il successo dei trasporti
L’attività crebbe rapidamente, soprattutto grazie al trasporto delle piriti e calcopiriti estratte dalla miniera di Agordo verso la ferrovia statale. Nei primi anni del Novecento, Buzzatti disponeva di oltre cento cavalli impiegati sia per il trasporto passeggeri che per quello minerario. Con l’introduzione degli autocarri dopo la Prima Guerra Mondiale, il servizio fu ulteriormente modernizzato, garantendo maggiore efficienza.
Una sfida superata: la ferrovia Bribano-Agordo
Nel 1925, l’apertura della ferrovia Bribano-Agordo rappresentò una grave minaccia per l’impresa di Buzzatti. Tuttavia, la sua capacità di adattarsi alle sfide lo spinse a espandere i trasporti in nuove valli, contribuendo allo sviluppo degli autotrasporti nell’area e creando una rete che favorì il turismo e il commercio in una zona tradizionalmente povera di risorse agricole.
L’impulso al turismo e all’ospitalità
Parallelamente, Buzzatti intuì l’importanza del turismo per l’economia locale. Nel dopoguerra si dedicò alla costruzione e alla modernizzazione degli alberghi della zona, come l’Albergo Roma e l’Albergo Agordo ad Agordo, La Stella a Cencenighe e l’Agordino a Bribano. Queste strutture diventarono punti di riferimento per il turismo emergente, ponendo le basi per un settore che avrebbe prosperato negli anni successivi.
Un’eredità duratura
Giovanni Buzzatti non fu solo un imprenditore visionario, ma anche un uomo che, con il suo lavoro, portò benessere e sviluppo in un territorio difficile. La sua capacità di innovare e superare le sfide lo rende ancora oggi una figura di riferimento per la comunità agordina e per la storia economica della provincia di Belluno.