BELLUNO Con una lettera aperta la CIGL FILCAMS parla del post lockdown per i lavoratori delle pulizie ospedaliere in appalto.
LA LETTERA
Come spesso capita dentro un’unica vicenda nascono “Figli e Figliasti”; sono le contraddizioni della sanità veneta. La vicenda è quella relativa al riconoscimento dell’abnegazione, del lavoro, del sacrifico svolto nel pieno del periodo COVID da parte dei lavoratori dell’intero sistema socio-sanitario in Veneto. Tutti sapevamo della loro importanza e di quanto hanno fatto per permettere le cure dei contagiati, di come si sono prodigati perché i reparti delle cure intensive reggessero l’urto contro una possibile saturazione dei posti a disposizione, di come si siano fatti carico di orari impossibili e di garantire l’ossequio di protocolli sanitari in modo impeccabile. Turni sempre più pesanti sia per l’aumento dei contagi e allo stesso tempo per la riduzione degli organici, colpiti dalle quarantene e da un sistema sanitario che gia’ da tanto tempo lamenta la carenza di operatori e medici. Ma ci sono stati altri che avevano e hanno un ruolo fondamentale: i servizi interni. Ora che gli ospedali sono tornati a regime, che le case di riposo permettono, o quasi, il ripristino di un servizio agli anziani simile a quello antecedente all’inizio pandemia, è giusto pensare a come premiare le tante persone, tante lavoratrici e lavoratori, di qualsiasi professionalità, che hanno operato nel periodo “brutto” del LOCKDOWN. Non vorremmo che ci si dimenticasse di qualcuno! E quel qualcuno sono gli addetti del settore degli appalti, di quelle donne e uomini occupate soprattutto nelle cooperative che puliscono ogni giorno i locali di ospedali e case di riposo, sono le persone che gestiscono le manutenzioni o che cucinano e portano i pasti al personale sanitario e ai degenti. Anche nei reparti COVID. Gia’ durante la fase acuta della pandemia sono stati trattati male, per loro mancavano le mascherine (era a carico delle loro aziende procurarsele e spesso sono arrivate in ritardo), a loro si diceva che “dovevano” prendere servizio senza verificare se erano garantiti i sistemi di sicurezza contro il contagio: sono quelle donne e quegli uomini che un film definirebbe come “figli di un Dio minore”. Solo ora potranno sapere la loro situazione, a distanza di qualche mese, se per caso qualcuno di loro sia stato un “infetto asintomatico COVID”; poiché adesso si stanno somministrando anche a loro i test “sierologici”, e si potrà capire se la loro salute è integra o se devono preoccuparsi dei postumi del COVID, che potrebbero colpire da qui in avanti chi è stato effettivamente contagiato. La CGIL in questi casi chiede che venga riconosciuto lo stato di “infortunato sul lavoro”, come già avviene per i loro colleghi, medici, Operatori socio sanitari. E mentre si fa un gran vociare su come dare premi a chi è stato in prima linea, si rischia di dimenticarsi (sicuramente se ne sono dimenticate cooperative e società di appalto) di questi “umili soldati”delle vera trincea, quella dei reparti igienizzati a suon di disinfettante, di reparti sanificati di continuo, della paura di prendere il COVID. E il loro stipendio è il più basso di tutti, sono figli della logica degli appalti al ribasso, il CCNL non gli viene rinnovato da diversi anni e quindi di aumenti nemmeno l’ombra. Se non bastasse sono pure Part-time e quindi si devono accontentare di mezza paga. Se la Regione Veneto si sta dimostrando disponibile a premiare tutti i lavoratori del socio-sanitario non si dimentichi delle donne e uomini delle pulizie , delle mense interne, dei servizi interni, che proprio perché erano” essenziali” in quei momenti dell’emergenza COVID, dovrebbero ora vedersi riconoscere un “VERO” riconoscimento, non una pacca sulle spalle soltanto.
CGIL Belluno – Mauro De Carli FILCAMS CGIL BL- Fulvia Diana Bortoluzzi