FELTRE Sono 4 i pazienti in corso di arruolamento nello stadio randomizzato in corso all’ospedale di Feltre sulla Chemio ipertermia Intraperitoneale. Al Santa Maria del Prato, infatti, sede del Centro Regionale di Chirurgia Oncologica Gastroenterologica coordinato dal direttore dell’oncologia Davide Pastorelli, sono in corso 2 importanti studi: uno sul carcinoma gastrico e uno, appunto, sul carcinoma del colon con coinvolgimento del peritoneo utilizzando la Chemio ipertermia Intraperitoneale (HIPEC). La partecipazioni a questi studi e le competenze e le tecnologie presenti nella nuova piastra operatoria dell’ospedale di Feltre permettono di offrire ai pazienti oncologici che rientrano nelle caratteristiche dei protocolli di poter avere cure all’avanguardia, come nei maggiori centri nazionali. Fondamentale, inoltre, l’approccio multidisciplinare: una delle mission del Centro feltrino, infatti, è l’integrazione tra le diverse specializzazioni. «I tumori peritoneali più frequenti sono rappresentati dalle cosiddette “Carcinosi Peritoneali”. E’ ben noto che tutte le neoplasie che originano dagli organi della cavità peritoneale possono, nel corso della loro storia naturale, metastatizzare al peritoneo, quale conseguenza dello stretto rapporto anatomico tra queste possono esservi i tumori dell’ovaio, dello stomaco e del colon. Tuttavia , seppur rare, il peritoneo è anche sede di neoplasie primitive», spiega Davide Pastorelli. «Una delle metodiche più utilizzate è la Chemio ipertermia .Intraperitoneale (HIPEC) Di fatto la HIPECconsiste nella perfusione della cavità addominale con una quantità variabile (3-6 litri) di liquido (perfusato) in cui vengono somministrate alte dosi di chemioterapici in condizioni di ipertermia. Il sinergismo d’azione tra il chemioterapico il calore si traduce in un effetto sinergico superiore a quello additivo. Per l’esecuzione della metodica è necessaria una macchina che consente di: perfondere la cavità addominale attraverso un sistema di pompe, riscaldare il perfusato attraverso uno scambiatore di calore, mantenere un flusso costante e infine monitorare molteplici parametri di sicurezza durante lo svolgimento della metodica. La HIPEC si esegue immediatamente dopo aver terminato l’intervento di chirurgia citoriduttiva mediante il posizionamento di un sistema di cannule attraverso la parete addominale connesse ad un circuito da circolazione extracorporea. Si fa pertanto circolare il perfusato con i chemioterapici in condizioni di ipertermia (41-42 gradi ) ad Addome Chiuso oppure Addome Aperto. Il suo utilizzo nella pratica clinica pone le proprie fondamenta su alcuni presupposti: l’efficacia di molti farmaci antineoplastici, come cisplatino, è dose-dipendente, per cui la modalità intraperitoneale consente di somministrare elevate concentrazioni di farmaco a fronte di una bassa tossicità sistemica; le cellule neoplastiche residue in addome risultano poco accessibili al farmaco infuso per via endovenosa; le alte temperature, oltre ad esercitare un’azione tumoricida “per se”, sono in grado di potenziare l’assorbimento e l’azione dei farmaci». «La chemioipertermia intraperitoneale si è dimostrata particolarmente efficace perché riesce superare quella “barriera” che impedisce ai farmaci chemioterapici di agire nella maniera migliore. L’associazione in questa strategia combinata tra ipertermia e chemioterapia intraperitoneale offre notevoli benefici: ha un’azione tumoricida; consente una maggiore diffusione intracellulare del CHT, alterando la integrità della membrana cellulare delle cellule neoplastiche; potenzia l’efficacia di alcuni chemioterapici; permette un contatto prolungato tra cellule tumorali e farmaco; diminuisce o distrugge i sistemi di chemioresistenza dei tumori; consente di utilizzare maggiori concentrazioni nel peritoneo riducendo gli effetti sistemici collaterali».