di RENATO BONA
La recente scomparsa del padovano don Pietro Dall’Amico, mancato alla veneranda età di 90 anni, ci ha ricordato che, prima di essere dall’autunno 2005 confessore nel santuario mariano del Nevegal, aveva cominciato il servizio nella parrocchia di Polpet dove rimase fino al 1980 quando, era il 26 febbraio dello stesso anno, divenne parroco di Igne, comunità nella quale e per la quale operò per ben 25 anni. E proprio Igne, le sue chiese, la religiosità e le ricorrenze sono l’argomento di cui ci occupiamo in questo servizio sulla frazione longaronese, prendendo spunto dal libro “Igne. Paese del fuoco” che gli amici Ivano Pocchiesa, purtroppo mancato, e Mario Fornaro hanno dato alle stampe – col patrocinio del Comune di Longarone e del Gruppo Volontari Igne – nel maggio del 2002 per i tipi della bellunese tipografia Piave, e dove don Dall’Amico (dopo la formazione nella congregazione di don Guanella, i Servi della Carità, venne ordinato presbitero il 17 aprile 1966 a Nuova Olonio (Sondrio): rimase nella Congregazione fino al 1974 quando chiese di essere accolto nella diocesi di Belluno-Feltre dove era apprezzato e ricordato quale convinto sostenitore dello scautismo per il quel aveva svolto incarichi anche a livello nazionale e protagonista dell’attivazione anche in Diocesi degli Scouts d’Europa, prima a Polpet di Ponte nelle Alpi e poi a Longarone) è giustamente citato assieme agli altri parroci. I due autori esordiscono ricordando che “La prima testimonianza storica riguardante una ‘struttura’ ecclesiastica sul territorio di Igne risale al 1577 ed è in relazione alla visita pastorale del vescovo di Belluno Valier, compiuta nella Pieve di Lavazzo. In quella circostanza il Vescovo benedisse una campanella per il sacello di San Valentino di Igne” che aveva tanto di altare, pala dipinta, campanella sopra il tetto ricoperto da lastre di pietra. Ma… a sorpresa, nel 1635 il presule dell’epoca emise un “ordine” affinché “nell’oratorio di San Valentino da Igne non si celebri più non havendo ordine né forma di chiesa. Vi si levi la mensa e la campana et così resti sospeso, né serva se non per divotione di quelle genti per orare”. Pocchiesa-Fornaro commentano in proposito che: “… Per una popolazione che si suppone molto religiosa, il non possedere una ‘Ecclesia’ propria, dove esaudire il precetto non già domenicale ma almeno saltuario della messa dovette essere un duro colpo da assorbire”. E si giunge al 1661 quando, il 20 maggio, si riunisce una speciale “consulta” ed i regolieri decidono la costruzione di una “chiesa degna di tal nome ed offrono la disponibilità per assegnare una “dote”. I lavori di costruzione dell’edificio sacro impegnarono i volontari per alcuni anni e finalmente nel 1669 la nuova chiesa, “con altare e qualche reddito fisso”, è ultimata il 25 settembre. Il pievano di Lavazzo, Giovanni Maria Sandelli la benedirà su licenza del vescovo e vi si recherà ogni tanto a celebrarvi la messa, sempre col via libera del presule. Si arriva al 1701 quando il vescovo Giovanni Francesco Bembo la include tra le chiese filiali della Pieve di Lavazzo denominandola “Filialem ecclesiam Sancti Valentini da Igne”. Poi, nel 1748 viene dedicata pure a Sant’Anna. Quanto alla nuova chiesa di cui gli abitanti di Igne sentivano il bisogno probabilmente per il progressivo aumento della popolazione, la posa della prima pietra dell’edificio sacro risale all’aprile 1792. Dopo 14 anni di lavori il 13 agosto 1806 fu benedetta dall’arciprete di Longarone. Dal 1807 Igne ebbe la messa ogni festività riconosciuta dal calendario liturgico e nel 1916 ottenne la conservazione del Santissimo Sacramento. Il 24 agosto del le frazioni di Igne e Soffranco furono distaccate dalla parrocchia di Longarone cui appartenevano e costituite in parrocchia autonoma dal vescovo di Belluno e Feltre mons. Giosuè Cattarossi. Nel 1937 venne benedetta la nuova Via Crucis. A seguire, nel libro c’è un richiamo al fatto che “Il paese di Igne non ha e non ebbe mai un suo cimitero” dato che i defunti vengono custoditi in quello di Pirago; e quello relativo alla presenza nella parrocchiale di una pala dell’altar maggiore raffigurante san Valentino e sant’Anna, di scuola veneta, datata primo ‘800 mentre la “Madonna con Bambino (della Salute) sarebbe del XVII secolo, pure di scuola veneta, ed è considerata l’opera più bella e preziosa. C’è quindi la pala di sant’Antonio abate e di sant’Antonio da Padova, datata 1929, realizzata dal veneziano Teodoro De Bona e pagata 270 lire dalla Fabbriceria di Igne. Si fa quindi riferimento a 16 quadri giacenti nel “tabià” di Maria Portón: Ultima cena, Strage degli innocenti, Madonna con il Bambino in braccio, ai lati san Giuseppe e san Giovanni Battista, Madonna Addolorata, san Pietro, san Paolo, san Matteo, san Marco, san Luca e san Giovanni evangelisti, sant’Andrea fratello di Pietro, san Giacomo fratello di Giovanni, san Filippo, san Tommaso, san Bartolomeo, san Simone, tutte opere giudicate di buona levatura e risalenti alla prima metà dell’800. Una curiosità non trascurata da Pocchiesa-Fornaro: uno dei santi più amati dai bambini è san Nicolò. La tradizione che risale a questo santo, ha origine nel XIII secolo circa quando anche da queste parti i marinai bellunesi rientrando dopo aver navigato per i mari in servizio nelle galee veneziane della Serenissima Repubblica di San Marco, si abituarono a portare ai loro piccoli nella notte del 5 dicembre un dono proprio in onore del santo di Bari. L’interessante capitolo sulla Parrocchia di Igne si chiude ripercorrendone la storia attraverso il profilo sintetico dei quattro sacerdoti che si sono succeduti alla guida della comunità (ovviamente fino al momento della stampa del volume; oggi il parroco di Igne oltre che di Longarone e Fortogna è don Augusto Antoniol, vicario pastorale dom Rinaldo Ottone e collaboratore pastorale dom Fabio Cassol – ndr.): don Angelo Strim, nativo di Falcade, primo parroco dal 1936 al 1939; don Desiderio Reveane, nato a Limana, parroco dal 1939 al 1942; don Costante Pampanin, di Zoppè di Cadore, parroco dal 1942 Al gennaio del 1980; e don Pietro Dall’Amico, padovano, subentrato a don Costante dal febbraio 1980.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Ivano Pocchiesa e Mario Fornaro “Igne paese del fuoco”; siti: chiesabellunofeltre e Mapio.mnet): la copertina del libro; Igne anni Venti: la più antica panoramica del paese tra quelle rintracciate da Pocchiesa-Fornaro; svetta il campanile della parrocchiale; importanti lavori furono eseguiti negli anni ’60 proprio per il campanile; don Angelo Strim, primo parroco; il successore, don Desiderio Reveane; il terzo parroco, don Costante Pampanin; l’ultimo parroco alla data di pubblicazione del volume nel 2002: don Pietro Dall’Amico; ecco come è oggi la parrocchiale; interno della chiesa di san Valentino e sant’Anna, con la pala dell’altar maggiore dedicata al Santo patrono; un classico: l’annuale “Infiorata di Igne”; immagine recente scattata nel Santuario del Nevegal, di don Da ll’Amico, scomparso nei giorni scorsi.