DI RENATO BONA
Il benemerito Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali presieduto dal prof. don Sergio Sacco ha dato alle stampe nel gennaio del 1977 (tipografia Piave), per la serie “Storia”, il libro “Chiese scomparse di Belluno” frutto dell’impegnativa ricerca e della collaborazione reciproca di due famosi studiosi: l’architetto Mario Dal Mas, che ha curato la ricostruzione architettonica delle chiese e l’introduzione storico-architettonica-urbanistica della città di Belluno, ed il prof. mons. Attilio Giacobbi il quale ha descritto ed interpretato il contenuto storico-artistico delle chiese e le espressioni di vita religiosa collegata ad esse, ed ha tratto le conclusioni. Il prezioso volume è così articolato: “La Visita del Rota”; “Le chiese nella struttura urbana”; “S. Martino”; “S. Andrea”; “S. Lucano”; “Santa Croce”; S. Giuseppe”; “Santa Maria Nova”; “S. Giorgio”; “Santa Giuliana al Castello”; la conclusione è a sua volta suddivisa in: “Una parola sulle Confraternite”; “Controllo soffocante delle autorità”; “Bilancio storico della soppressione”. In questa occasione ci soffermiamo sulla chiesa di San Lucano, che era stata consacrata il 7 dicembre del 1396 “rinnovando il culto antichissimo di S. Lucano, il non dimenticato Vescovo di Bressanone, morto in santità e venerato in tutto il Bellunese” (in proposito c’è chi sostiene, come C. Miari che la consacrazione della chiesa avvenne il 17 dicembre ad opera di fra Vitale da Faenza dell’Ordine degli Eremitani, vescovo titolare di Milo). La chiesa, che era “inserita nel quartiere omonimo ‘de S. Lugan e de S. Crose’ faceva parte anticamente della contrada di s. Lugan: antistante la piazzetta che porta il nome originario, ha una struttura assai semplice non avendo mai subito una sostanziale trasformazione e la casa attuale è costruita proprio sulle mura non del tutto demolite della chiesa. Oltre all’altare maggiore dedicato a san Lucano vi erano altri due altari “a fondale delle murature laterali del presbiterio”.Nel 1806 “subì le sorti di tutte le chiese:il 16 settembre fu sbarrata e l’immobile venduto; l’Oratorio continuò però ad usarla”ricevendone le chiavi ogni vigilia la sera fino al 7 novembre18120 e cercò anche di acquistarla dal Demanio “ma poi rimase a benefizio dell’Aspirante sig. Butta Calice Antonio”. Quanto alle opere d’arte, l’altar maggiore “è intitolato S. Lucano e la pala è di legno parte dorato e parte colorito, con sue portelle. La pittura è sul legno”. Le portelle, opera del bellunese Nicolò de Stefani (secolo XVI) sono andate perdute; il dipinto “è una tavola rarissima di Paris Bordone, opera giovanile che rivela molti influssi, finita nel Museo di Berlino. E’ un’opera centinata di pioppo 206×135 raffigurante la “Vergine in trono col Bambino e Santi”. Sui gradini dell’altare due candelieri di legno argentati e due d’ottone, Croce di rame dorata. Fuori dal presbiterio, l’altare di san Filippo Neri con custodia di legno dorata realizzata dal bellunese Andrea Brustolon, che custodisce una reliquia del Santo. Entrambe oggi sono nella chiesa di Santa Maria di Loreto, sempre a Belluno, dove vi sono anche due opere di Brustolon: la statua di san Filippo Neri e un grande tabernacolo.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Chiese scomparse di Belluno” di Mario Dal Mas ed Attilio Giacobbi): la copertina del volume; quadretto della Beata Vergine delle Grazie; san Lucano con il suo intorno, tratto dal catasto napoleonico; particolare ingrandito di San Lucano nella stampa di F. Monaco; Scuola di San Lucano nel disegno interpretativo della piazzetta con la chiesa ed il fabbricato dell’Oratorio con l’originaria struttura seicentesca; custodia in legno dorata di Andrea Brustolon; Pace e reliquiario d’argento di fine secolo XVII dell’Oratorio di san Filippo Neri, oggi nella chiesa di Loreto; statua di san Filippo Neri del Brustolon nell’immagine che risale al 1943; Ostensorio sorretto dagli Angeli, pure del Brustolon, dono dell’artista al suo Oratorio e oggi a Loreto.