DILLO A RADIOPIU
La chiusura di filiali bancarie nel Bellunese continua a privare il territorio di servizi essenziali, colpendo famiglie e imprese, soprattutto nelle zone più periferiche. Il caso recente di Limana evidenzia un problema ormai sistemico, che spinge a riflettere sul valore delle Casse Rurali Cooperative come pilastro economico locale.
LA LETTERA DI TOMASO PETTAZZI
E’ recente la notizia che a Limana nei prossimi giorni chiuderà la filiale dalla Banca Intesa San Paolo. Questa chiusura è l’ennesima di una serie che da decine di anni sta sguarnendo il Bellunese di servizi economici e finanziari essenziali per le aziende e attività e pure per le famiglie, soprattutto quelle che vivono nelle zone più periferiche. I media, nei fatti, minimizzano, spiegando che le Casse Rurali stanno aprendo alcuni sportelli, sempre numericamente inferiori delle chiusure in atto ed in ogni caso alle necessità del territorio. Da anni, nel mio piccolo, insisto nel cercare di far capire ai Bellunesi il valore delle Casse Rurali Cooperative. Non c’è confronto tra esse e gli Istituti a carattere nazionale o europeo. La Cassa Rurale reinveste nelle attività economiche locali, non sovvenziona gli “amici degli amici”, che il più delle volte alla fine si eclissano col malloppo (esemplari le bancarotte di Veneto Banca di Vincenzo Consoli e della Popolare di Vicenza di Gianni Zonin), distribuisce per statuto parte notevole dei profitti nelle attività solidaristiche, raddoppiando addirittura le quote versate generosamente dai clienti che hanno a cuore il nostro Bene comune. Essere cliente, o socio, equivale ad essere considerato persona degna di attenzione, non un numero. Normalmente nelle banche “altre” si è considerati “res nullius”, da sballottare da una filiale all’altra, con semplice comunicazione impersonale, fidandosi nella tipica pigrizia bellunese nell’ esaminare la propria situazione bancaria. Economia, risparmio, sensibilità, amore per il territorio dovrebbero suggerire al Bellunese di privilegiare gli Istituti Cooperativi e Rurali, sorti ad opera dei nostri nonni artigiani, contadini ed agricoltori, che ben hanno saputo nei secoli proteggere il frutto dei loro immani sacrifici. Come ripeto da sempre: “Sarebbe un buon inizio per un’Autonomia veramente produttiva”.