VALLADA Il sindaco di Vallada Fabio Luchetta interviene sulla questione “ciclabile” o meglio “non ciclabile” della Valle del BIois. Per il primo cittadino viabilità secondaria. “Questi sono i limiti del territorio e gli amministratori hanno una responsabilità”.
AUDIO, FABIO LUCHETTA
IL FUTURO DEI BIKER AGORDINI? GIRARE COME I CRICETI ATTORNO AI CAMPI DI CALCIO IN SINTETICO
REDAZIONE L’ultimo episodio che ha portato alla chiusura della silvo-pastorale Cencenighe-Canale d’Agordo, per molti ciclabile per la Valle del Biois, soprattutto le perplessità del sindaco di Vallada Fabio Ferdinando Luchetta, non sono passate inosservate agli orecchi degli amanti delle bicicletta dell’Agordino. Quindi ecco le prime reazioni ad iniziare da Moreno Geremetta, grande appassionato della specialità, spesso sui pedali ben oltre la vallata agordina che non offre molto in fatto di ciclabili, se non a promesse e progetti spesso impossibili. Ma andiamo con ordine, ripescando l’articolo del notiziario di oggi.
CANALE D’AGORDO “Grosso masso sulla ciclabile Cencenighe – Canale d’Agordo fra Mulan e il paese del Papa”. Questo il messaggio alle 9 del mattino di Silvio il primo ad accorgersi del grosso masso e le fotografie lo testimoniano che interrompe la ciclabile. Non c’è pace nemmeno per questo importante tracciato in Valle del Bois, gli effetti di Vaia sono sempre in agguato. Fortunatamente nessun coinvolto in un tratto molto frequentato. Il sindaco di Vallada, Fabio Ferdinando Luchetta ha firmato l’ordinanza di chiusura del percorso. Il tracciato è interdetto a pedoni, ciclisti “Si tratta – dice Luchetta – di una zona soggetta a problematiche di questo tipo. È già capitato, in passato, che qualche sasso rotolasse sulla strada sterrata. È per questo che sono un po’ preoccupato quando si parla di trasformare quel percorso in una ciclabile vera e propria”
DI MORENO GEREMETTA
Capisco le responsabilità dirette del sindaco nel decidere di tenere aperta o chiusa una strada chiamiamola “a rischio”. Del resto l’ Atriol de la Cros non fu edificato a caso ma venne costruito come preghiera di invocazione affinché dal cielo giungesse protezione per i viandanti che percorrevano quella strada, al tempo unica via di accesso alla valle del Biois e alle valli tirolesi, già soggetta a frane e in inverno eventi valanghivi. In quegli anni la gente credeva a qualcosa, aveva una fede profonda e amore per il territorio in cui vivevano. Oggi mi chiedo se si creda ancora nel nostro territorio Agordino. Capisco il momento di emergenza, con una passerella pericolante dopo il Vaia dell’autunno 2018 e ufficialmente CHIUSA, ma questo crollo recente di massi, crolli per altro all’ordine del giorno nelle zone di montagna, ora sancisce a firma del sindaco la DEFINITIVA CHIUSURA di una strada molto bella, unica alternativa ad un lungo e pericoloso tunnel di accesso alla valle del Biois, sia per biciclette che per pedoni e persone a cavallo. Quindi non una sola categoria ma un universo di persone locali e non che percorrono questa strada alla ricerca di silenzio e relax. Ora senza alcuna vena polemica mi chiedo e spero che la CHIUSURA sia momentanea, dovuta a questo recente crollo e che dietro ci sia già la volontà, se non un progetto approvato o in via di approvazione per rendere finalmente agibile al 100% e PER TUTTI questa importante via di comunicazione. A detta delle dichiarazioni in chiusura articolo non sembrerebbe ma spero in un travisamento delle parole. Altrimenti l’Agordino potrà dire addio ad ogni possibilità di sviluppo ciclo-turistico per gli anni avvenire. Nessun problema, noi per trovare percorsi curati dove il ciclista è il benvenuto – ma anche escursionisti e famiglie in passeggiata – basterà andare in Pusteria, in Val di Fassa e Fiemme, in Primiero. L’ alternativa sarà appendere scarpe da running e bici al chiodo e girare come i criceti attorno al perimetro degli annunciati campi di calcio in sintetico. Se qualche amministratore ha voglia di rispondere e di dare la propria parola che SI, C’È UN PROGETTO, allora ritiro tutto ma siccome sono di San Tomaso finché non vedo non credo.
di AXEL DE PELLEGRINI