di Renato Bona
Nell’ottobre del 2013, per i tipi della tipografia Castaldi di Agordo, il Club Unesco Agordino guidato da Giuliano Laveder dava alle stampe (e “Giuli” non mancava di farmene avere una copia), col patrocinio della Federazione italiana dei club e centri Unesco membro della Federazione mondiale, il prestigioso volume fotografico “Una finestra su Riva” dal formato insolito ma di elevato contenuto sia per quanto concerne le immagini che la duplice presentazione (dell’amico comune, il giornalista Sergio Tazzer, tra l’altro originario del posto) e di Marialuisa Stringa, presidentessa emerita della Federazione italiana Club Unesco e componente dell’esecutivo di quella mondiale, ed il saluto di Adriano Ritacco, presidente della Federazione italiana dei Club e Centri Unesco). Dello stesso Laveder, di Rita Mottes, Emilia Sommariva e Caterina Tazzer l’introduzione in cui si legge che “Il Club Unesco di Rivamonte Agordino da quasi 20 anni è impegnato a salvaguardare le origini, le tradizioni e la storia del proprio territorio con diverse iniziative che spaziano dall’allestimento di mostre all’organizzazione di corsi per apprendere gli antichi mestieri, dalla realizzazione di pubblicazioni alla rievocazione di antichi riti come quello dell’Om Salvàrech, dall’organizzazione di incontri e tavole rotonde al recupero di opere di valenza storica”. E’ dunque nato dall’amore per il proprio territorio e la salvaguardia delle proprie tradizioni il libro di fotografie “in cui poter fermare momenti di quotidianità e scorci di angoli dal sapore antico”. La parola d’ordine è stata per non dimenticare, non scordare volti ed espressioni impressi su carta fotografica ormai ingiallita, che raccontano il passato e che spesso si perdono in qualche cassetto per poi sbiadire per sempre oppure ricordi che vanno affievolendosi nella memoria dei più anziani. Dopo la precisazione che “il periodo storico coperto da tale racconto è quello del secolo scorso con qualche escursione negli ultimi anni del 1800 avendo come filo conduttore le frazioni e le località che “come dei piccoli tasselli di un puzzle, costituiscono o costituivano il comune di Rivamonte” che nel 1938 contava ben 38 frazioni o località, di alcune delle quali non è stato possibile reperire documentazione fotografica, senza trascurare la località Nóf “dove abitava una famiglia che era registrata sotto la frazione Castei, Laveder, Mottes, Sommariva e Tazzer concludevano esprimendo l’auspicio che la pubblicazione “possa anche essere uno stimolo per andare a riscoprire alcuni di questi angoli con occhi curiosi e vedere Rivamonte sotto una luce nuova”. Ed eccolo, l’elenco di frazioni e località rivamontesi: Angoletta, Canop, Casera, Castei, Conca, Foca, Frele, Gona di Conedera, Gona di Zenich, Lonie, Mali, Miniere, Miotte, Molino, Montas, Mottes, Nampor, Paluc, Panci, Pedandola, Ponte Alto, Rosson, Roste, Saret, Schena, Scoli, Secele, Sech, Zep, Solai, Spia, Tagliata San Martino, Teli, Todesch (Sentel), Tos, Valchesina, Villagrande, Zenich. Per evidenti ragioni di spazio, in questa occasione ci limitiamo a proporre le immagini delle prime due in ordine alfabetico: Angoletta e Canop, ma prima richiamiamo una sottolineatura dei quattro che hanno firmato la presentazione: “Il lavoro di ricerca sul campo ha richiesto molto tempo, sia nella raccolta del materiale fotografico, ma soprattutto nella raccolta delle informazioni che vanno ad accompagnare le immagini: datazioni storiche, nomi, cognomi e soprannomi di casato. Tale lavoro non è stato semplice e spesso ci si è affidati alla memoria orale, ai ricordi dei diretti protagonisti o dei loro familiari… Il lettore sarà invitato ad essere partecipe in prima persona, segnalando eventuali notizie utili per una eventuale prossima edizione”. Apriamola dunque la “finestra”, con la prima immagine riferita ad ANGOLETTA. Anni ’50: davanti a sinistra Maria e Renato Cont, Roberto Pollazzon, dietro, da sinistra. Elena Maria Sommariva, Pietro e Margherita Cont, ragazza “foresta”, Giglia e Ida Cont, Rita Sommariva. La popolazione della frazione a metà anni ’40 era di 85 persone e 24 famiglie. 1964: da sinistra; Luciano e Marinella Xaiz, Pierluigi Renon, Rosamabile Schena e, dietro, Marco Valentinuzzi. Anni ’60: sfalcio prati sopra il Cristo Ròs, così chiamato dal colore della vernice del legno; il Club Unesco ha provveduto al ripristino di questo crocifisso negli anni ’90. Anni ’30: da sinistra: Amabile Rosson Giorgetto e Maria Schena. Anni ’30: da sinistra: Teresa Sommariva, Maria Schena, Antonio Sommariva e Iolanda Schena, dietro: Arcangela Gnech. Peculiarità della frazione è data dalle ancora esistenti costruzioni a volta. Si racconta che all’Anconetta si fosse rifugiata una contessa proveniente dall’estero e che il “quadro della nobiltà” fosse custodito a Cesio-Busche. Ancora Angoletta: Sergio Cont del Giòpi (1925-1990). Anni ’30: da sinistra: Antonio e Teresa Sommariva. Anni ’60: famiglia Sommariva, da sinistra in piedi: Rita, Elena, Maria, Antonio, Luigi, Angelo, Amabile e Maria Teresa; seduti: Arcangelo Gnech e Giacomo Sommariva (Pacét). Anni ’50: da sinistra Mario Cont (Scarùto), il farmacista Angelo Taio (Chip) e Renato Cont (Batit). CANOP. Anni ’60: veduta del campanile di via Roma: “Con l’inizio dell’anno decimo dell’era fascista il capo del governo ordina che tutti i centri urbani dei comuni devono avere una via dedicata al nome di “Roma”; così il comune di Rivamonte deliberò nel 1931 che la via S. Antonio-Rosson (bivio ufficio postale di allora) prendesse tale nome… Anni 40: a sinistra casa dei Faoro con osteria del Taliàn, dove si poteva giocare a biliardo e dove venivano organizzati pranzi di matrimonio; il locale è stato chiuso all’inizio degli anni ’50; sino agli anni ’40 questa osteria si trova a Rosson. Fine anni ’20, da sinistra: nonna con le gemelle Bortolina e Pierin Gnech e la madre Maria Gnech (Maluthi). Bortolina ha svolto la professione di insegnante per molti anni alle scuole elementari dei Tos, mentre la sorella Pierinéta faceva la sarta. 1953: sullo sfondo la casa della Malùthi, da sinistra, dietro: Angela e Gemma Faoro, Rosetta Angoletta (madre di Bianca Faoro). 1960: campo di bocce del bar trattoria ‘da Abele”: da sinistra Bianca Faoro e il bambino Angelo Catalano, Maria Laveder, Abele Faoro, moglie del segretario comunale Catalano e Rosetta Angoletta (moglie di Abele). Nelle vicinanze si trovava il negozio di Olivo Conedera, chiuso all’inizio degli anni ’60, dove si poteva acquistare un po’ di tutto; quando il materiale era voluminoso spesso il trasporto veniva fatto a spalla, con la gerla. Il negozio veniva rifornito utilizzando il trasporto pubblico: la corriera delle 13,00. Molti ricordano Olivo quando andava a prendere i generi alimentari alla fermata del pullman con il suo carretto. Il negozio stato poi affittato ad Andrea Da Ronch, finché non ha aperto il proprio negozio nella sua abitazione. Anni ’50: i fratelli Marietta e Andrea Fadigà. Nella frazione nel 1944 abitavano 18 famiglie (63 persone). Anni ’50: Strada dei Canop con i numerosi alberi da frutto, la signora seduta sulla Lambretta del maestro Sarét è Maria Schena. Lungo la stessa strada si trovava il negozio di generi alimentari di Andrea Da Ronch, che venne chiuso nel 1988-89. Marzo 1957: matrimonio di Costanza Conedera e Ferdinando De Pasqual. I due giovani davanti sono Pietro Conedera a sinistra e Dario Santel a destra. Un tempo gli sposi si recavano in chiesa a piedi e a celebrazione conclusa era consuetudine offrire dei confetti non solo all’uscita dalla chiesa ma anche a coloro che posizionavano davanti alle loro abitazioni una seggiolina con sopra un bel fazzoletto e magari un piattino, dove i novelli sposi lasciavano in dono i confetti. 1968: Bar trattoria “da Abele”, da sinistra: Bianca Faoro, la figlia Tullia Zanin, e Abele Faoro. Fine anni ’50: a sinistra Pierluigi Xaiz e a destra Giuseppe Rosson. 1957: sullo sfondo la casa dei Bigoi; in prima fila da sinistra le cresimande Giuseppina e Amalia Pedandola quindi Cesarina Xaiz, in seconda fila, da sinistra: le madrine Maria Schena (Lisi), Iole Gnech e Bruna Xaiz.