Si conclude la tappa agordina del nostro “viaggio” accompagnati della splendide immagini datate che gli storici Giovanni Fabbiani e Giuseppe Sorge hanno selezionato e commentato nel libro “Belluno e provincia nelle vecchie cartoline” edito ad iniziativa del Lions club bellunese e stampato dalla Canova editrice di Treviso nel dicembre del 1975 nelle trevigiane officine grafiche Longo & Zoppelli. Sosteremo brevemente a Colle Santa Lucia e quindi a Selva di Cadore prima di dare spazio alla strada delle Dolomiti che propizierà tappe successive a Cortina e in Cadore. E a proposito di viabilità come non ricordare quanto hanno scritto i due storici introducendo il capitolo “Agordino” del loro pregevole volume? Ecco: “… Il turismo non è servito a risolvere tutti i mali della vallata i quali hanno radici più profonde. L’Agordino si è da sempre dibattuto nei grandi problemi di comunicazione (che solo in questi anni si può dire abbiano trovato adeguata soluzione), dapprima nella lunga attesa della nazionalizzazione della strada agordina, che nel 1871 – in occasione del IV congresso degli alpinisti –nel tratto da Agordo ad Alleghe era definita ‘una via da camosci’. Oppure nella lunga polemica che ha accompagnato, fin dall’inizio del secolo, il problema dell’estensione della rete ferroviaria e c’era da scegliere tra il progetto Alessi, cioè elettrovia a scartamento normale, oppure il progetto Baudracco, cioè ferrovia a vapore”. Eccoci dunque col titolo “Colle S. Lucia” accompagnato dalla dicitura: “La via centrale del capoluogo con, in fondo, il monte Pelmo e, nella valle, le case di Selva e Pescul. Anno 1890. In quell’epoca Colle annoverava un buon albergo condotto dai fratelli Finazzer. Nel Medio Evo, in località Posaus, vi era attiva una miniera di ferro, celebre per il suo eccellente prodotto. Il ferro che ne veniva estratto era lavorato nelle fucine di Alleghe e di Zoldo. Ed ora “Selva di Cadore”, titolo della seguente dicitura: “Il capoluogo di Selva di Cadore dopo l’incendio del 1892. Il vecchio campanile colla caratteristica, cadorina, punta a piramide quadrangolare ebbe poi una più prestigiosa, ma forestiera, punta più ardita. In alto alcune borgate di Colle S. Lucia. Una pregevole tela, attribuita ad Antonio Rosso, si conserva nella chiesa parrocchiale di Selva di Cadore. Da Pescul, la carreggiabile sale fra i boschi, passa per le vaste praterie dei ‘piani di Pescul’, sale ancora verso la forcella Staulanza accanto al Pelmo che giganteggia a sinistra. Sull’altro versante di apre la valle di Zoldo. E concludiamo dedicando il meritato spazio al titolo: “La strada delle Dolomiti” accostato a questa dicitura: “Immagini di una importantissima strada che rappresenta tuttora la via più rapida per il collegamento di Cortina d’Ampezzo con Bolzano e quindi atta a sostenere il transito turistico internazionale. Due cartoline rappresentano altrettanti famosi passi: il Pordoi conn il rifugio e il Falzarego con l’Ospizio che venne bruciato dagli austriaci durante la grande guerra, ma che ciò non di meno venne utilizzato dagli italiani i quali vi avevano ricavato un piccolo posto di guardia. L’altra cartolina raffigura una macchina che sale verso il Pordoi. Un autista è alla guida, dietro sono seduti forse due militari”.