di RENATO BONA
BELLUNO Saranno ricordati domenica 1 marzo, con una “commemorazione militante” dalle 10 alle 13, ad iniziativa della sezione Pci di Belluno in collaborazione con l’Anpi ed il Pcl, quelli che vengono definiti eroici combattenti partigiani vale a dire Francesco Da Gioz “Checco” ed Igino D’Incà “Faina” che furono impiccati ad una trave nella zona di Peron di Sedico il 17 febbraio 1945. Il primo era nato a Roe di Sedico il 3 ottobre 1896, il secondo era invece venuto alla luce a Vignole nel 1925. Da Gioz come si può leggere nel sito societàbellunese.it dell’omonima Fondazione fu operaio e minatore, emigrante all’età di 10 anni come bracciante in Trentino e poi a 14 anni, in Svizzera col padre aveva incontrato nella confederazione elvetica i responsabili del movimento socialista alle cui idee si appassionò. Tornato a Belluno nel periodo della Grande Guerra, combatte con il 7. Alpini sulle Tofane ed altri fronti; gravemente ferito durante un bombardamento il 17 dicembre 1919 fu congedato. Emigrò poi ad Albona per lavorare in miniera dove erano presenti diversi bellunesi e qui assunse un ruolo importate come rappresentante sindacale capo delle “Guardie rosse”. Venne arrestato dopo lì’occupazione per un mese delle miniere ma assolto nel processo e tuttavia costretto a lasciare la Svizzera e a trasferirsi in Francia dal fratello Angelo; qui entro in contatto con il movimento comunista e si impegnò per organizzare gli antifascisti. Gravemente malato, rientrò in Italia prodigandosi nella riorganizzazione del Partito comunista e del “Soccorso rosso” a favore dei combattenti della guerra di Spagna Scoppiata la seconda guerra mondiale fu nuovamente arrestato e internato nel campo di concentramento di Perugia e quindi posto in libertà vigilata per sottoporsi a cure ospedaliere ad Agordo. La sua figura – scrive ancora il sito societabellunese.it – divenne punto di riferimento per uttto il movimento operaio bellunese e se anche il suo fisico minato dal male non gli consentiva di operare militarmente, fu comunque instancabile organizzatore, propagandista e coordinatore delle formazioni partigiane divenendo dirigente delle divisioni Garibaldi “Nannetti” e, in seguito, “Belluno”. Il pubblicista Roberto Bona il 2 marzo 2007 sul Corriere delle Alpi, alla vigilia della commemorazione annuale dei due valorosi combattenti della lotta di liberazione ricordava che “D’Incà non aveva ancora vent’anni. Era stato catturato nel novembre 1944 su delazione di una spia, successivamente giustiziata dai partigiani. Trasferito a Belluno e sottoposo a feroci interrogatori, restò a lungo prigioniero nella caserma del 5º Artiglieria Alpina… Francesco Da Gioz ‘Checco’, primo segretario provinciale della Federazione comunista clandestina di Belluno, è ricordato in una lapide posta a Peron dai partigiani della ‘Pisacane’ e dall’Anpi. Vi si legge: …combattente instancabile e coraggioso nella lotta per la libertà e l’indipendenza d’Italia e la giustizia fra i popoli. Gloria ed onore imperituro a questo grande eroe che fu esempio e monito. Questa la motivazione con cui a Da Gioz il presidente della Repubblica ha concesso la medaglia d’Argento al Valor militare alla memoria: ‘Partigiano combattente, già inviso e sospetto alle autorità nazifasciste, persisteva con molto rischio nell’attività clandestina, nonostante una grave malattia che lo minava nel fisico, ma non nello spirito. Arrestato durante una missione di guerra, con indomabile tenacia vanificava le indagini del nemico opponendo alle torture la fermezza ispiratrice della sua predestinazione. Cadeva impiccato in valoroso silenzio. Peron di Sedico, 17 febbraio 1945’”. Concludiamo ricordando che il Comune di Sedico ha intitolato a Da Gioz una strada nella frazione Peròn.
NELLE FOTO (SITO SOCIETABELLUNESE.IT E Google): l’annuncio della cerimonia del 1. marzo; la Passerella del Peròn; Francesco Da Gioz; lapidi che ricordano i caduti della Resistenza compresa quella dedicata anche al sudafricano “Mich” pure vittima dei nazifascisti: