“Il passato è il futuro” con questa frase il Dirigente dell’Istituto Comprensivo di Mel e Lentiai, Umberto Da Col, ha riassunto il valore dell’iniziative promosse in occasione della Giornata della Memoria che hanno visto protagonisti i ragazzi della secondaria di primo grado di Borgo Valbelluna sabato mattina (25 gennaio).
Nell’ottica del creare una società attiva e consapevole che parta dai giovani, che abbia gli strumenti necessari, soprattutto storici, e le competenze per capire il presente l’‘Amministrazione Comunale di Borgo Valbelluna ha accolto le proposte dell’Anpi e della Soms di offrire ai ragazzi delle scuole medie delle testimonianze forti ed incisive per sottolineare l’importanza di ricordare e conoscere. Due gli appuntamenti nell’arco della mattinata: a Mel, al palazzo delle Contesse, con la mostra “Crimini fascisti in Etiopia e resistenza etiope” e la lezione del prof. Matteo Dominioni; a Lentiai, nella sala della Biblioteca, con Assia Belhadj e il suo libro “Oltre l’hijab”.
I ragazzi delle classi terze hanno ripercorso, con parole ed immagini, una parte della storia italiana e umana che, come sottolineato da Roberto Tacca dell’Anpi nel presentare l’iniziativa “è tuttora tralasciata anche nei corsi universitari, per un senso distorto che si dà al patriottismo. La colonizzazione dell’Etiopia e l’eccidio di quasi 30 mila etiopi a partire dal 1935 è una delle pagine tra le più atroci del fascismo e di tutto il ‘900”.
Il professore Dominioni ha offerto ai ragazzi una storia ricostruita attraverso i documenti storici, non fatta di opinioni, di sentito dire e non frutto di ideologie politiche, ma supportata da immagini, documenti militari, diari e lettere dei soldati e dai viaggi che lo studioso e ricercatore ha fatto in Etiopia per vedere di persona i luoghi citati. La narrazione per immagini, grazie alla proiezione di alcuni Cinegiornali dell’Istituto Luce e le foto della mostra, ha saputo catturare l’attenzione e indurre i ragazzi alla riflessione. “Esperienze di questo tipo –ha affermato la Vice Sindaco Monica Frapporti- devono invogliare i giovani ad andare a fondo, conoscendo i fatti, e aiutarli a capire come non esista motivo o giustificazione perché alcuni si sentano autorizzati ad opprimere altri”.
La mostra “Crimini fascisti in Etiopia e resistenza etiope” (aperta domenica 26 gennaio e 2 febbraio dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18; sabato 1 febbraio dalle 15 alle 18), curata da Marco Fent, ha visto la luce vent’anni fa ad opera di Exodus, Associazione Ethiopian Culture and Service incorporata nell’Assemblea Rastafari Italia, con lo scopo di commemorare il 19 febbraio, Giorno dei Martiri in Etiopia. Dopo varie esposizioni in Italia nel 2012 approda nel Feltrino e cinque anni fa viene integrata con cinque nuovi pannelli riproducenti le foto trovate nell’archivio fotostorico feltrino della biblioteca di Pedavena appartenenti ad Umberto Gorza, soldato del genio militare di Foen che partì per l’Africa orientale nel ‘35 e scatto di suo pugno le terribili immagini, a memoria e denuncia della politica di aggressione del fascismo in Etiopia.
Se le atrocità perpetrate dal fascismo in Etiopia appartengono ad un passato che non va dimenticato, Assia Belhadj e il suo libro “Oltre l’hijab” rappresentano un futuro possibile solo sconfiggendo l’ignoranza e la paura del diverso che bloccano il coraggio di conoscere.
Trentenne algerina, di nazionalità italiana, Assia è balzata all’onore delle cronache per essere la prima donna con il velo ad entrare a far parte della Croce Rossa. Ed è proprio quel velo e la volontà di invitare ad andare oltre le apparenze che l’ha convinta a scrivere un libro presentato a Lentiai ad una platea di ragazzi delle classi prime e seconde delle medie attenti ed incuriositi dalla vivacità allegra di questa donna.
“Esistono due tipi di ignoranza –ha spiegato Assia ai ragazzi- quella di chi non sa di non sapere e quella di chi lo sa, ma è convinto di essere nel giusto e rifiuta la diversità.
Io sono e soprattutto mi sento cittadina italiana e mi sento tale anche dedicando qualcosa di mio agli altri, come nel caso della Croce Rossa, nelle mie possibilità, piccole cose, perché se pensiamo solo a cose grandi non facciamo più niente”.
“Il mio libro non parla semplicemente del velo, ma è una scusa per invogliare a guardare oltre l’apparenza, perché la persona è più importante. Dobbiamo parlare come persone e non come appartenenti ad un religione”.
“L’integrazione è pensata in modo sbagliato; che cosa significa diventare italiano e che cosa significa essere italiano? Essere cristiano, non portare il velo? Essere italiano lo sancisce solo la costituzione con gli articoli 3 e 19, il velo copre la mia testa ma non copre la mia mente”.