di RENATO BONA
“Una finestra su Riva” torna ad aprirsi per consentirci di completare la riproposizione di vecchie immagini della frazione Tos, che costituisce parte importante del libro, con lo stesso titolo, realizzato dal Club Unesco Agordino presieduto da Giuliano Laveder, stampato dalla tipografia Castaldi di Agordo nell’ottobre 2013. La finalità era ed è di concorrere alla conoscenza delle 38 frazioni e località che formavano Rivamonte Agordino e promuoverne, per non dimenticare, la salvaguardia di origini, tradizione e storia del proprio territorio. Iniziativa che ha goduto di convinte, preziose collaborazioni. La prima immagine, intitolata: “Festa di coscrizione al compleanno dei 60 anni – 1924” ci mostra un gruppo di signori uomini in cui da sinistra, seduti ci sono: un coscritto non identificato, Meneghetto Gnech (Galìna), altro non identificato, un coscritto di Renon, Arcangelo Conedera; in seconda fila: Clemente Gnech (Tonéti), non identificato, Sommariva (Micia), non identificato e coscritto di Renon; dietro: Antonio Gnech (Macàna), il più longevo, morto a 88 anni, Gioacchino Del Tin (Màora), Giuseppe Angoletta (Bepi del Bianco) e un ulteriore non identificato. Fa sorridere la seconda immagine dal titolo “Tos – anni ’50 ) è quella di Antonio Schena “có la pita!”. Ed eccoci alla Casa delle Mòre davanti al Capitello dei Tos, dove ancora si può leggere la scritta (con errori di ortografia – ndr.): “Questa è la casa dove nacque il nostro amato pressidente Gesuèe Moro che per molti anni sepe tenere alto il nome del paese…” morto nel 1934. Per la cronaca: nel 1931 veniva segnalato che tra le frazioni comunali quella dei Tos era quella che aveva il maggiore e continuo pericolo di incendio, specialmente nella stagione invernale; questo per la quasi impossibilità di domare le fiamme nell’eventualità di incendi; infatti la parte centrale dei Tos era costituita da un agglomerato di case addossate le une alle altre e numerose stalle e fienili attaccati alle abitazioni stesse. Tocca a “Tos – anni ‘40” con donne al lavoro nel campo; da sinistra: Carmela, Annetta e Lucia Schena. Cronaca: Nel 1942 la necessità di procacciarsi il fieno per il bestiame era tale che venne chiesta l’autorizzazione al Comune per bonificare a prato, togliendo i sassi e tagliando i cespugli, il terreno situato in fondo alla valle di Segalère dove un tempo c’era l’officina da fabbro”. Segue: “Tos – 1920-21”: scuola di cucito di Giuliana Simoncini; tra le alunne si riconoscono: Emilia Schena, Antonia Schena (Nòthi), Marietta Pasquali, Maria Gnech, Maria Angoletta (Macagiòli) e Angela Rosson. Musica che passione e siamo a: “1942 Gruppo davanti all’Atriól, Piazzetta dei Tos”. I suonatori, da sinistra: Angelo Schena, Enrico Motta, Domenico Facchin (Motta), Giovanni Zanin (Gianòl), proprietario dell’osteria che si trovava di fronte; Arcangelo Conedera, famoso per il suo violino; seduti da sinistra: Giuseppe e Giovanni Conedera. Un tempo Tos era detta la “Villa Fossen”. Quanto a l’Atriól si racconta che sia un voto fatto da due giovanotti (tós, in dialetto) ai quali si deve l’attuale nome della frazione che, per la cronaca, sarebbero stati gli unici abitanti del villaggio che scamparono ad una grave epidemia che colpì l’abitato, rifugiandosi in montagna. Il Capitello dei Tos era protagonista delle rogazioni del mese di maggio, fatte per benedire la campagna; in tale periodo si tenevano diverse processioni: una da Rivamonte verso Postran, Spia, per poi scendere al Capitello della Valchesina e fermarsi a quello dei Tos e proseguire verso la chiesa dove veniva celebrata la messa. La prima domenica di maggio c’era la processione detta “lunga”: i fedeli si recavano verso Zenich per poi salire al capitello dei Tos e ritornare alla chiesa. Un’altra processione veniva invece fatta a luglio: la domenica più vicina al giorno di San Fortunato e conduceva i fedeli dalla chiesa, lungo il percorso della Via Crucis, fino alla Croce sulla Maról. Proseguiamo con l’immagine delle “Signorine dei Tos – anni 20” abbinata alla dicitura: da sinistra Caterina Zanin, nata nel 1902, Giuseppina Da Costa (Pina delle Riméssi), Tina Zanin e una non identificata; accanto, quella che risale al 1947 di un tris di bimbetti figli di Giovanni Fossen (Gianni Luisa): Mario, Silvio e Margherita, nel cortile della vecchia osteria che solo all’inizio del ’50 si trasferì nel nuovo caseggiato sopra la strada. Tocca a quella di “Tos – fine anni ‘50” scattata al Bar della Carmela, con, da sinistra: Giovanni Zanin (Gianòl), Pietro Zain (Pieràti) e Fortunato Zanin (Laura). Sempre al Bar della Carmela, che nel 1953 è in via di costruzione, da sinistra: Giacomo Zanin, Giovanni Battista Bonfiglioli (Cici), Pietro Rosson (Nòca), Bruna Schena (Tòna). Egidio Schena (Patisse, fratello del Tòni Sgualdo), Giovannina Conedera, Gianni Zanin e il bambino a destra, Fortunato Zanin. Il bar è stato tenuto dalla Carmela dal ’58-59 mentre nel 1962, per un anno, lo ha avuto in gestione Giovanni Schena. “Tos – anni ‘40”: sulla sinistra in basso: Renzo Sigle, dietro Giovani Conedera con fisarmonica, non identificato e Rosson da Pedandola; davanti sulla destra: Giuseppe Conedera con fisarmonica e Giovanni Zanin (Gianòl) con in mano il guidoncino, dietro, da destra: Guerrino Rosson (Nòca) e non identificato. “Anni ’50”: costruzione della casa di Giacomo Gnech (Bòsol): i lavori sono iniziati nel 1953 e terminati nel 1956. Si riconosce a sinistra Pietro Gnech (Gal). “Tos – anni ‘20”: vecchia osteria del Danàta; preparazione delle patate per la semina; da sinistra: Maria, Rosina,Thiéta e Gisa con la nipote Caterina Schena (Nina). Cronaca: nel 1929 a Rivamonte erano presenti 14 osterie e un albergo-trattoria ai Canop, di proprietà di Pietro Faoro. Anche presso il Danàta veniva affittata una stanza, ospiti abituali del periodo estivo erano marito e moglie, due anziani soprannominati i “vèci del cacao” per la loro somiglianza con la coppia di nonni stampata sulla scatola di latta del cacao. “Anno 1915, alunni della terza classe” viene ricordato ce gli insegnanti, all’inizio di ogni lezione, controllavano l’igiene di mani e orecchie, seguiva poi la recita della preghiera per dedicarsi quindi al programma scolastico. Ecco una foto-ricordo degli anni ’40; da sinistra: Maria Fossen, Maria Gnech, Teresa Gnech, Giorgio Gnech (Spaca), Luigi Pedandola (Giseto dalla Spia), Giacomo Gnech, la bambina Paola Pedandola, Gioacchino Gnech, il bambino Gianpaolo Gnech, Carmela Gnech (Lugài), Arcangela Gnech, Bernardetta Gnech e Giuseppe Gnech. Cronaca: gli abitanti dei Tos nel 1944 erano 157. Ancora immagini di bar: “anni ’50 bar al Gianòl, con Giovanna Zanin (Gianéta) e Giovanni Zanin (Gianòl). Cronaca: nel primo decennio del 1900 le bevande alcooliche più comunemente consumate a Rivamonte erano: nel 1901 il vino con 2.000 ettolitri e l’acquavite con 240 mentre nel 1909 sempre il vino a farla da padrone con 1600 ettolitri e a seguire la birra con 650. Un decennio dopo ecco Bortola Rosson con il marito Giovanni Antonio Schena (Tòna). L’esercizio è stato gestito dal Tòna dal 1963 e alla sua morte (1969) la moglie ha proseguito l’attività fino al 1971. A seguire, l’osteria è passata nuovamente nelle mani della proprietaria Carmela, sino alla chiusura. Immagini con nonni, padri, figli… Tos anno 1957: Piero e Giacomo Zanin (Bèri) con Daniela, Enzo, Paola Gnech (Bòsoi) lungo la strada che porta al Casèlo. Quindi: “Tos anni ’50”: il nonno Fortunato (Nato Bulàtha), lo zio Gianni con il nipote Fortunato Zanin. Cronaca: a metà degli anni’50 la piazza dei Tos fu ampliata, demolendo un caseggiato in disuso. Tali lavori rientrarono nel progetto di ampliamento e sistemazione della strada frazionale con l’impiego di manodopera disoccupata del Comune. La nuova carreggiata avrà una larghezza di 3 metri, una pendenza massima del 6,7 per cento mentre di fronte alla scuola la larghezza raggiungerà i 4 metri e 25. A proposito di scuola: ecco, anni ’50 alunni con il maestro Giovanni Pasquali (Sarét). Cronaca: nel 1937 la prefettura dà ordine di far rimuovere tutte le cancellate di scuole, edifici e giardini pubblici e conseguentemente a ciò furono inviati 842 chili di rottame di ferro a Marghera, agli alti forni e alle acciaierie d’Italia, al costo di 35,25 lire al quintale. Ci avviamo a conclusione di questa entusiasmante tappa con l’Immagine intitolata “Tos – 1950” così illustrata in didascalia: “Dal Barba Dì e sullo sfondo Postran. Al termine di pranzi e banchetti, cuoche e cameriere si portavano a casa, ognuno nel proprio gamelòt, il cibo in esubero. Da sinistra: la bambina Margherita Fossen (Pòpa), Angela Selle, Marietta Schena, Teresa Schena (Lilli), Antonietta Schena, Silvano e Antonio Fossali (Tomèli). Segue quella, anni ’30 di ragazze in costume, da sinistra in alto: Paolina Zanin, Maria Bortola Schena, Adele Cont; al centro: non identificata e Antonietta Zanin (del Lùthio, Tatàu), in basso: Marietta Conedera (del Ghéto) e Adele Zanin). Segue il solitario Antonio Schena (Toni Sgualdo) che precede la foto di gruppo del 27 luglio 1948 con, da sinistra: Felice Zanin (fratello della celeste Pinói). Luigia Zanin (Giséta), Antonia Gnech (Tonina Spaca), Olga Bonfiglioli, Bruna Schena (Tòna), Bruna Bonfiglioli e Maria Zanin (Pieràti).