Col libretto curato da Fiorello Zangrando oggi tocca a Chies, Cibiana, Colle Santa Lucia, Comelico, Cortina e Danta Ed eccoci al quarto appuntamento con le realtà comunali della Provincia di Belluno, elencate nel libretto”I Comuni della Provincia di Belluno. Storia e simboli” (testi del giornalista Fiorello Zangrando), edito dall’assessorato comunale all’urbanistica del capoluogo nel luglio di 30 ani fa con l’inaugurazione degli stemmi in rilievo dei 69 comuni (opera dello scomparso Massimo Facchin) collocati nella fontana di Piazza dei Martiri, in pieno centro storico. CHIES D’ALPAGO: “… Durante il periodo longobardo, Chies fa parte della decania di Pieve, dipendente dalla sculdascia di Belluno (circoscrizione territoriale con autorità civile e militare, alle dipendenze dirette del gastaldo – ndr.). Attorno al Mille tra Alpaos e Quers viene costruito un fortilizio che prenderà il nome di castello di Bongajo, abitazione probabile e sicura proprietà di Endrighetto, nel 1323 creato da Cangrande della Scala capitano di Belluno e investito della contea dell’Alpago. Aggregato al contado di Belluno, Chies ne segue la storia. Le sue abitazioni soffrono grandemente a causa del terremoto del 29 giugno 1873. Nel 1960 si muove la frana del Tessina, la maggiore delle Alpi orientali. Gravi i danni causati dall’alluvione del 1966”. Aggiungiamo che lo stemma comunale presenta sul campo di destra la torre del Castello del Bongajo, sulla sinistra la pecora, emblema della pastorizia, principale sostentamento del paese, che ancora oggi viene largamente praticata. CIBIANA DI CADORE: “Le leggende possono dare credito alla tradizione che vuole Cibiana fondata da popolazioni sfuggite alle orde barbariche. Ma il nome deriva dal latino ‘Cybele’ o ‘Civillius’, personale preromano con suffisso prediale. Il primo documento risale al 1340 quando Venas e Cibiana comperarono per 650 monete venete il Monte Rite da Donna Bianca, vedova di Pupo di Costa di Valle. Il primo marzo 1508, proveniente da Zoldo passa Bartolomeo d’Alviano al comando delle truppe venete, dorme a Masariè prima di dirigersi a Rusecco per la battaglia contro gli imperiali di Massimiliano, 1800 dei quali col comandante Sisto von Trautshon, restano uccisi. Il 15 luglio 1509 a Masariè medesimo c’è battaglia tra 400 cadorini e 200 veneti e settemila soldati del principe d’Anhalt che vincono. Nel Seicento si estrae ferro dalle miniere di Ronzèi, ha così vita l’artigianato per la produzione di chiavi che dura fino a questo secolo. Due lustri fa comincia l’era dei murales”. Quanto allo stemma, sono rappresentati il pino silvestre tra due torrioni di pietra merlati alla guelfa. COLLE SANTA LUCIA: “Gia appartenente alla Decima regione, il territorio di Colle nel 748 è unito ai distretti della Pusteria, Nel 1142 i religiosi del convento di Neustifi ricevono in dono dal Beato Artemio di Bressanone una tenuta presso il monte Fursil e qui scoprono giacimenti di ferro. Il 1. Settembre 1177 ottengono da Federico Barbarossa il diritto allo sfruttamento delle miniere. Nel 1316 i signori di Schoeneck, ai quali passa in feudo il podere dei Buchenstein, lo vendono a Giacomo Avoscano. Nel 1450 i giacimenti sono acquistati dal vescovo di Bressanone Nicolò da Cusa che tiene attiva la miniera fino al 1751. Colle passa allo stato austriaco, poi alla Baviera, al Dipartimento della Piave con capoluogo Belluno, di nuovo all’Austria e combatte la lotta antifrancese e antibavarese di Andreas Hofer. La Grande guerra lo investe in pieno”. COMELICO SUPERIORE: “Il documento più antico che ci conosca su Candide (capoluogo di Comelico Superiore; e Comelico pare derivi dal latino “communicans”, nel senso di un sistema comunicante di vallate) è del 1. ottobre 1029. Il marigo Alteprano acquista per il suo paese il monte Avertignonum, ora Frugnoni. L’anno seguente lo stesso Candide riceve in affitto da Domegge il monte Chalascono, ora Cialiscon, in Valle Digon. Di Candide fanno parte 14 nuclei che poi passano a formare i centri unici di Dosoledo, Casamazzagno e Candide. Padola costituisce sempre un unico centro abitato. Candide ha Laudi forse nel 1234, i più antichi conosciuti in Cadore. Con la dominazione napoleonica si costituisce il Comune di Comelico Superiore con l’attuale fisionomia. Il palazzo Gera, già Sacco, si vuole sia la residenza estiva dei conti da Camino. Nell’Ottocento (architetto Segusini e ingegnere Palatini) si praticano i primi piani regolatori, detti allora piani di rifabbrico”. Per quanto riguarda lo stemma, il primo campo propone un abete incatenato a due torri poste su una verde terrazza; nell’altro spicca il leone d’oro che trattiene con le zampe un pugnale d’argento ed un corno dorato. CORTINA D’AMPEZZO: “Il vocabolo Ampezzo (di Cadore, nome storico di Cortina d’Ampezzo; Cortina viene dal latino e vuol dire cimitero) è scritto per la prima volta in una pergamena del 1156. Il sito è colonizzato da contadini giunti dal centro del Cadore. Costituisce uno dei centenari che formano la Magnifica comunità con sede a Pieve. I signori della contrada mandano al castello di Botestagno un presidio con un capitano. Il 22 febbraio 1508 i tedeschi dell’imperatore Massimiliano scendono da Misurina ed espugnano il fortilizio. Dopo le vittorie venete, nell’ottobre 1511 l’imperatore manda un esercito che conquista Ampezzo, Nel 1516 Ampezzo passa all’Austria, mantenendo statuti e consuetudini. Salva qualche parentesi, rimane assoggettato all’Austria fino alla fine della Grande guerra, Diventata stazione alpinistica e turistica di fama internazionale, Cortina ospita nel 195t6 i settimi Giochi olimpici invernali”. Lo stemma comunale: torre quadrata merlata di color oro coperta di rosso, tra due pini uniti da una catena di ferro; sotto lo stemma un nastro dorato con una scritta che tradotta recita: “Vivo con parsimonia e riposo tranquilla”. DANTA DI CADORE: “… Il primo documento che riguarda il paese è del 925. L’imperatore Enrico e il figlio Ottone primo donano al convento di San Candido alcuni beni, tra cui Anavanto. Il 30 settembre 1271, Dituino de Anta testimonia in una donazione. Si trova ancora il nome di Antla nel 1279, quando i suoi consorti partecipano al concordio per i monti di Londo, Dignas e Ampleto. Nel 1756 si ricordano le liti tra il centenaro di Casada e la Regola di Danta e quelle contigue a seguito di una donazione di boschi al centenaro di Comelico di sotto da parte della Magnifica comunità. Passata a Candide e poi aggregata a San Nicolò, nel 1843 Danta è costituita in comune autonomo, anche per le pressioni esercitate sulla corte asburgica da Antonio Doroguzzi Rossin con un poema cavalleresco”. Notizie di carattere araldico: lo stemma comunale presenta un pino silvestre tra due torrioni di pietra e tronco incatenato agli stessi da un lato e quindi monte all’italiana di sei colli d’oro e in cima un cervo.