di RENATO BONA
Metti una giornata uggiosa e si accende la “scintilla” che da idealmente vita ad un “gemellaggio Etna-Dolomiti” all’insegna di quel dolce, squisito frutto che sono le pere butirre! Quelle d’estate sono chiamate in Sicilia anche “Pira Mputiri”, tra le più rappresentative dell’Isola, col nome che fa riferimento alla delicatezza e succosità della polpa. Infatti, in mancanza di alternative, mi sono dedicato ad una delle mie passioni: preparare marmellate! E così mi sono messo all’opera e, sotto la vigilanza cooperativa di Jenny, ho lavato, quindi sbucciato, eliminata la parte torsolo e poi sminuzzato, quasi 4 chili di ottime pere butirre acquistate nel vicino negozio dei carissimi amici siciliani Giuseppe, Noemi, Maria e Salvo Cannizzaro, sempre prodighi di buoni consigli per tutti. In precedenza, avevo ovviamente lavato con cura vasetti e tappi e quindi una volta zuccherata in giusta proporzione ho messo la frutta a cuocere. Portato il tutto a bollitura, che è durata 9 minuti, ho eliminato la patina schiumosa bianca che si formava in superficie ed ho cominciato ad invasare, procurandomi un paio di scottature alle dita (incerti del mestiere…). Ho ricavato la marmellata sufficiente per riempire dieci “Bormioli” medi che ho messo poi a decantare, rovesciandoli, per una decina di minuti prima di rimetterli in posizione normale. Poi, lavaggio dell’utensileria, lavello e pianale di lavoro compresi. Dopo un paio d’ore l’operazione era conclusa ed ho lasciato a Jenny il piacere dell’assaggio della marmellata che, non bastando per un altro vasetto, avevo versato su una fondina, così, giusto per gradire… Il responso è stato: ottima! Peccato allora – ho aggiunto io – che le pere fossero troppo poche per poter fare assaggiare la marmellata anche agli amici di Fb, e non solo (figli e nipoti peraltro hanno ovviamente avuto la loro parte non virtuale!)… Dico la verità: non sapevo nulla delle pere butirre e così sono andato sui siti https://www.intavoliamo.it/Info/prodotti-tipici-siciliani/pere-butirra e siciliaincucina.altervista.com ed ho appreso, fra l’altro, che sono un succulento frutto tipico della Sicilia, inserito dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali nella lista dei “Prodotti agroalimentari tradizionali della regione Sicilia (Pat)”. Ancora: “Il termine butirra deriva dall’aggettivo francese butirro, che significa ‘burroso’ e sta ad indicare la delicatezza della polpa”. Il nome che distingue questa varietà di pera le fu dato da Giorgio Gallesio, dirigente pubblico e botanico nato il 23 maggio 1772 a Finale Ligure e morto a Firenze il 30 novembre 1839; laureato all’Università di Pavia, è stato sepolto tra gli “uomini illustri” nel chiostro della basilica fiorentina di Santa Croce – wikipedia ndr.) . La butirra rientra nella categoria di frutta con forma ovale leggermente allungata, superficie dalla pelle lucida, levigata, di colore verde chiaro e a tratti rosata. La caratteristica che rende queste pere particolarmente apprezzate nell’isola etnea è l’inconfondibile polpa zuccherina e succosa che si scioglie sotto il palato, lasciando il posto ad una piacevole sensazione dolce e fresca, ideale soprattutto nei periodi di caldo estivo. La coltivazione avviene ad altitudine tra i 600 e i 1800 metri sopra il livello del mare e la raccolta si effettua dalla seconda metà di luglio a fine agosto. Per quanto riguarda le proprietà nutrizionali, le “butirra”si possono consumare crude o come dessert elaborandole in un ottimo dolce; il contenuto di fibre naturali, sia solubili che insolubili è essenziale per un corretto transito intestinale; sono povere di calorie ma con un alto quantitativo di fruttosio. Sono considerate un buonissimo spuntino prima dell’allenamento anche per gli sportivi data la presenza di potassio e vitamina “c”. L’insieme di tutti questi elementi contribuisce a creare l’equilibrio giusto di sostanze, orientato al mantenimento della forma fisica ideale. Provare per credere!
NELLE FOTO (Renato Bona e sito Pianteinviaggio): il negozio bellunese della siciliana famiglia Cannizzaro; pere butirra; Giorgio Galesio, il botanico ligure che ha dato il nome a queste pere; fasi della preparazione della “mia” marmellata; vasetti col prelibato prodotto finito.