VENEZIA Da Marghera il Presidente Luca Zaia fa il punto sull’emergenza Covid-19
NELLE ULTIME 24 ORE 6 POSITIVI SU 13000 TAMPONI (720MILA DA INIZIO EPIDEMIA), TOTALE POSITIVI 19174, IN ISOLAMENTO 1145 (-80) RICOVERATI 347 (96 POSITIVI), TERAPIE INTENSIVE 20 (-1 2 POSITIVI) DIMESSI 3418 (+15), TOTALE DECESSI 1938 (+4), 1389 IN OSPEDALE
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Non esiste star li a pettinare le bambole, le frontiere vanno riaperte. L’Italia è pronta per accogliere tutti i turisti, siamo attrezzati e pronti a partire con un piano di promozione.
C’è molto interesse per l’apertura degli asilo nido e stiamo lavorando su altre linee guida per il mondo degli spettacoli, delle discoteche e sale da gioco. Le frontiere vanno aperte e non c’è nessun segnale. Gli austriaci sono “fratelli” c’è un unicum con questa comunità non è amissibile ci siano governanti che remano contro non hanno capito cosa significhi rappresentare i loro cittadini. Non siamo gli untori d’Europa. Abbiamo avuto la sfortuna ma anche il grande merito di aver provato il coronavirus per conto del mondo occidentale perché siamo stati i primi, abbiamo messo in piedi 1200 letti di sub intensiva ad esempio oltre ai covid center. Sperimentati e decisi quando ancora non c’erano le istruzioni per l’uso.
DOMANDE
MES DA ACCELERARE E REVOCA DELLA LIBERA PER IL TAGLIO DEI POSTI LETTO La Regione non taglia i posti letto ma si adegua ai decreti ministeriali. Come la fandonia che avevamo dimezzato le terapia intensive. RIspetto al Mes non lo decide la Regione ma il Governo e ci dicano se l’acettano. Esprimo la mia considerazione una volta visti i vincoli. Oggi sento notizie spesso contrastanti su questa partita.
BOTTA E RISPOSTA CON BERSANI L’ex segretario del Pd a Cartabianca ipotizzando un Governo di centro destra: «viene il dubbio che se avessero governato loro non sarebbero bastati i cimiteri». La replica di Zaia: «Serve rispetto per i morti, di fronti a questi numeri i avrei evitato. Spero che sia solo una infelice uscita. “prima de parlar tasi”, si dice in Vneeto, è un adagio valido sempre».
L’OSPITE A MARGHERA
Il professor Paolo Navalesi, direttore dell’Istituto di Anestesia e Rianimazione in Azienda ospedaliera a Padova, il primo a dire che non si trattava solo di polmonite ma che il Covid causava anche trombosi.
La terapia intensiva è la sconfitta del sistema, significa che qualche cosa non ha funzionato prima. Abbiamo avuto un rapporto del 20%, oggi abbiamo 2 positivi su 20 ricoverati in terapia intensiva devo dar ragione a Zangrillo, in questo senso, il problema non esiste più. Ho più pazienti con infezioni batteriche di quanti non ne abbia con il problema del Covid. Il problema è sotto controllo e dobbiamo continuare a tenerlo tale. Quello che ho visto spero di non rivederlo più. Non è stata una polmonite. Ricordo bene quei giorni, avevo avuto confronti con i colleghi di Wuhan e Boston il 16 febbraio ero a Berlino, il 19 ero a Riad, e devo dirvi che nulla di quello che è successo me lo sarei aspettato. Questo virus è stato imprevedibile.
Mi sentivo tutti i giorni con i colleghi di Milano una settimana davanti a noi, abbiamo fatto tesoro della loro esperienza. Abbiamo fatto tutti i calcoli per programmare sulla scorta di quello che succedeva in Lombardia. Mi è stato richiesto di produrre le linee guida tradotte in una scaletta da seguire. Ci sono stati errori condivisi con il mondo sanitario nazionale e internazionale. Il 2 marzo abbiamo visto che per la prima volta avevamo problemi di letti, avevamo problemi a ricoverare pazienti ed è stato fatto un ragionamento importante e condiviso, in Lombardia hanno riempito le terapie intensive gestendo poi i pazienti in sub intensive con procedure meno invasive, per colpa del mio protocollo stavo ricevendo malati che potevano essere gestiti in una situazione intermedia e qui si siamo inventati un’intercapedine tra terapia intensiva e sub intensiva, da li’ cambiano le indicazioni regionali e si introduce la fase intermedia. Qui abbiamo avuto la svolta. Cosi’ il Veneto ha risposto al problema della terapia intensiva. Come clinico non ho mai avuto il problema di non ricoverare il paziente per la mancanza di letti.
RICORDI CHE MORDONO
Ricordo il primo morto, un signore che abbiamo messo in respirazione non invasiva, ed eravamo a un passo dalla sua salvezza. Non lo dimenticherò e rifarei le stesse scelte. La proporzionalità delle cure è sempre importante e lo è stato anche in questa pandemia.
E’ POSSIBILE FARE PREVISIONI?
Chiunque faccia una previsione oggi su quello che succederà ad ottobre, per me è un demente. Zangrillo ha detto una cosa vera: clinicamente morto, cioè ci sono 2 pazienti Covid in terapia intensiva. Io non so quello che succederà, non sono un virologo e affronto i problemi che conosco, a livello di terapia intensiva qualcosa di più lo stiamo capendo, grazie ai dati e ad oggi abbiamo la situazione sotto controllo. Noi oggi non possiamo più lavorare come “isole”, abbiamo una rete di terapie intensive che se lavorano insieme producono risultati clinici e scientifici.
QUALI CONSEGUENZE PER I MALATI COVID?
Il 30% dei nostri malati una volta fuori dalla terapia intensiva ha avuto problemi neurologici seri, ma è andato tutto bene. Sputavano agli infermieri, erano fuori di testa, ma sono tornati alla normalità. Il danno che dà il Covid non è conosciuto, è vero che dalle Tac, a distanza di tempo, si sono visti problemi, i pazienti dovranno essere tenuti sotto controllo.
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