di RENATO BONA
Tra le fortificazioni della provincia di Belluno il sito “mondimedievali.net” che con ottimi risultati si occupa a livello nazionale della ricerca di notizie su: castelli, fortezze, rocche, torri, borghi ed edifici fortificati oltre ai ‘palazzi del potere) ha indicato anche tre realtà di Cortina d’Ampezzo: il Forte Tre Sassi, le rovine del Castello di Botestagno o Potestagno, il Castello De Zanna di Majon. Vediamo di conoscere queste tre realtà della conca ampezzana partendo dal Forte Tre Sassi, o Tra i Sassi, fortificazione austro-ungarica che risale all’epoca della Grande Guerra 1915-18 ed è stata riconvertita a “museo dedicato alle battaglie che si sono succedute tra la Val Parola ed il Passo Falzarego”. Realizzato tra il 1897 ed il 1901 per presidiare il passaggio della rotabile che conduceva verso la Val Badia e controllare le cine del Lagazuoi e del Sass de Stria” è posizionato a quota 2183. Nel 1911 fu oggetto di alcune modifiche ma ciò nonostante gli austro-ungarici lo abbandonarono fin dai primi giorni dio luglio 1915. Poco prima della conclusione di queste operazioni fu centrato in pieno da una granata italiana che causò ingenti danni. Di forma rettangolare su tre piani, il Tre Sassi era dotato di feritoie lungo i due lati rivolti verso il Falzarego a sud e la Val Parola ad est dove erano installati due cannoni da 60 mm. Non c’erano invece le tipiche cupole dei forti che solitamente ospitavano cannoni o obici dal calibro più potente. Di medie dimensioni poteva ospitare un centinaio di militari: all’interno di erano magazzini, cucine, le stanze dell’infermeria e loculi per eventuali decessi. L’illuminazione era garantita da lampade ad olio e l’acqua era pompata dal vicino lago della val Parola. Nel corso degli ultimi decenni una famiglia locale, i Lancedelli, ha dedicato molto tempo alla ricerca di materiale e testimonianze della Grande Guerra. Assieme al Comune di Cortina d’Ampezzo ha quindi provveduto al restauro del Forte e ne ha creato un museo di notevole interesse, inaugurato nel 2003, che all’ interno propone resti sia militari (tra cui una granata da 305mm) sia della vita quotidiana sul difficile fronte dolomitico. Ed eccoci alle rovine del Castello di Botestafgno o Potestagno fortilizio medievale che – è scritto nel sito – “si ergeva sull’omonimo monte (quota 12513) situato nella valle del torrente Boite, qualche chilometro a nord di Cortina (località Prà del Castil)”. Dell’intero complesso restano oggi, purtroppo, solo poche rovine. Quanto alla storia del maniero, si pensa che “i primi a costruire un avamposto stabile a Botestagno siano stati i longobardi nel corso del VII o VIII secolo, certamente con l’intenzione di dominare le tre valli che qui convergono, quella del Boite, la principale, quindi Val di Fanes e Val Felizon. Probabilmente, edificarono un fortino in legno”fondamentale baluardo strategico sul pasaggio obbligato della forra del Rio Felizon. Quanto al prino nucleo in pietra della fortezza, venne probabilmente fatto costruire verso il 1100 (si presume ad iniziativa del Patriarca Ulrico di Eppenstein) dopo che, nel 1077 il Sacro romano imperatore Enrico IV aveva donato tutta la zona al potente Patriarcato di Aquileia. Grande importanza ebbero i signori da Camino che del Cadore e dell’aAmopezzi fecero il proprio feudo. Nel 1618 la fortezza venne completamente restaurata ed ingrandita, raggiungendo il proprio massimo splendore. Ma dopo gli ultimi, marginali impieghi militari durante i fatti del 1809 e del 1848, il castello venne man mano demolito a seguito dell’apertura della Strada d’Alemagna (1830), e fu infine definitivamente abbattuto nel 1867 dalla comunità di Cortina. Conclusione: “La rocca di Botestagno si trova oggi all’interno del Parco naturale delle Dolomiti d’Ampezzo. Versa in stato di totale abbandono e, benché quasi completamente inghiottiti dalla vegetazione, i suoi poveri ruderi sono visitabili dal pubblico”. Concludiamo con Stefano Favero il quale ha curato il capitolo dedicato all’incompiuto Castello De Zanna di Majon, frazione a nord di Cortina, che risale alla fine del XVII secolo. Detto che sono “sopravvissuti” i resti della cinta muraria ed il rudere di una delle torri, l’autore propone alcuni cenni storici ricordando che “Il nobile ampezzano Zamaria Zanna (o Gianmaria Zanna), discendente di Pietro De Zanna, fece erigere il castello verso la fine del diciassettesimo secolo. Secondo un documento catastale, i lavori presero il via nel 1694. L’edificio è simile ad una fortezza di ridotte dimensioni ed era costituito da mura perimetrale piuttosto basse, di colore bianco, lo stesso delle due torrette angolari rivolte verso la facciata principale. Su questo lato – ricorda Favero – vi è una cappelletta dedicata alla Trinità, risalente a fine ‘600, al cui esterno campeggia un porticato e nel cui interno vi sono due altari in legno ed una pittura di Palma il Giovane. Una curiosità: il cantiere del castello venne bloccato nell’agosto del 1696 per volontà popolare, non riconoscendo a Zamaria Zanna la facoltà di costruirsi come dimora una fortezza. E questo perché gli ampezzani temevano conseguenze dal governo centrale in caso di guerra. Nella motivazione con cui bloccarono i lavori si affermava: “Per il pregiudizio che la costruzione può apportare alla patria”. Dunque il castello non venne mai portato a termine e nel 1809 subì l’attacco delle truppe napoleoniche, fu incendiato e parzialmente danneggiato; da allora non fu più oggetto di restauro o ricostruzione tanto che oggi “si presenta con una fortezza diroccata ed integrata nel moderno inurbamento cortinese”.
NELLE FOTO (dal sito: “mondimedievali.net”): due scorci del Forte Tre Sassi; altrettanti del Castello di Bodestagno; quattro del Castello De Zanna di Majon.