A Lucia, Rudy, Fausto
TAIBON Fa sempre uno strano effetto di questi giorni girare per Taibon (ma anche in Val Cordevole e Valle del Biois) e vedere con piacere il messaggio ben augurante dei “coscritti” al paese, quest’anno la firma è delle ragazze e dei ragazzi nati nel 2003. Ci sono passato anch’io alla metà degli anni Ottanta, ricordi indelebili, dal bandierone da portare con rispetto tra le “canesele” del paese alla bellezza delle nostre coscritte, ad attenderci a casa per consegnarci i fiori per il cappello, ce ne sono ovunque nelle case di Taibon, difficilmente finiscono nella raccolta differenziata. Una tradizione che non ha conosciuto interruzioni anche se in periodi di covid le restrizioni sono state tante. Il coscritto, da una generazione all’altra Ci sono fienili in paese che hanno ancora marchiato l’anno di coscrizione nel periodo degli anni quaranta e la foto che ho ritrovato in archivio (mi scuso con l’autore ma non ho trovato riferimenti per i ringraziamenti per lo splendido scatto) risale alla coscrizioni di Taibon del 1937 davanti al Palazzo De Manzoni ad Agordo. Salendo le scale del Municipio di Taibon ormai da una quarantina d’anni si possono vedere le foto dei coscritti, da allora ad oggi. Per il sindaco del paese è un orgoglio, ogni anno, partecipare alla messa dei coscritti e poi salutarli ricordando le fondamenta della Costituzione Italiana. Una volta il coscritto era il nuovo volto dell’Esercito-Italiano, l’età giusta per chi non continuava il corso di studio per imbracciare il fucile, o finire a Feltre con la Jeep con il pelo (mulo), o peggio in carcere a Peschiera del Garda per motivi religiosi, comunque legati al rifiuto di usare le armi. Mario e Fausto, i cugini Paganin arrivarono alla festa di fine anno con la divisa dell’alpino, quella vera con i bottoni cromati e il cappello con la penna nera. Vi assicuro che a 18 anni, con le immagini del Vietnam negli occhi e nel cuore, non era di buon presagio, come non lo era la tre giorni per la visita di leva a Treviso con pernottamento all’albergo Cor, prima fuga non vigliacca da casa con varie ed eventuali. Ma era la naja, quando i Santo California cantavano “Tornerai tornerò” e prima o poi, studi o non studi, li ci finivi e trascorrevi un anno performante per la vita. Il “coscritto” a Taibon è materia importante, è un filo che unisce, una fratellanza non scritta ma che trova rispetto nel tempo. Possono trascorrere anni da quei balli al Centrale dei “meni” a Canale d’Agordo, puoi non vedere un amico o un’amica per mesi, ma alla prima occasione quando ti senti chiamare e salutare con il “ciao classe” scatta un’emozione unica. Possono passare anni ma quando ti ritrovi, e purtroppo può capitare davanti a una chiesa, ti rendi conto di come il trascorrere del tempo abbia solo affievolito i tuoi ricordi, ma non cancellati. E poi ci sono le storie più belle da raccontare, come quella di Orazio e Roberta, battezzati nello stesso giorno da Don Gino, all’asilo con suor Gaetanina assieme, alle scuole elementari assieme, nei giorni dei coscritti assieme e oggi ancora assieme.
A tutti i coscritti…in qualunque paese stiano vivendo questo momento: godetevelo.
mirko