di RENATO BONA
BELLUNO “E’ lontana da me ogni velleità letteraria: questo vuole essere solamente un semplice omaggio al mio paese natio”. Così, in premessa, Elda Deon Cardin, longaronese trapiantata a Bedlluno (tra l’altro una cara amica essendo stata mia compagna di scuola ai tempi del “Catullo” della professoressa Praloran, del professor De Martin, due presidi vecchia maniera…) spiega il libro col quale “cerco di presentare il mio paese attraverso una carrellata di immagini in cartolina d’epoca (dal 1890 al 1940) e attraverso i miei ricordi”. E aggiunge: “Le cartoline sono state raccolta in 35 anni, cioè a partire dal 1963, quando è successa la tragedia (del Vajont con le sue quasi duemila vittime – ndr.). Le ho trovate dai rivenditori, nei mercatini o in giro per il mondo. Alcune mi sono state prestate da collezionisti, eccezionalmente, in quanto ciò di rado è concesso”. E ricorda che “Già da bambina avevo la passione di raccogliere cartoline; a chi partiva in vacanza o per lavoro, chiedevo di mandarmene una, Ma poi tutto è sparito in quella notte”. Esprime quindi la convinzione che “Sfogliando queste pagine, chi è vissuto a Longarone o chi l’ha frequentata, in quanto centro catalizzatore delle valli circostanti, potrà rinnovare i suoi ricordi entrando nelle immagini ora in bianco-nero, ora color blu, ora verde, ora seppia e talvolta a sfumature acquerellate… immagini che hanno fermato il tempo, riproponendo momenti di vita trascorsa. Per i ‘vecchi’ longaronesi sarà l’occasione di rivedere com’erano i luoghi nativi, gli angoli dell’infanzia, le strade percorse e, con un po’ di fantasia, di risentire odori e profumi, di riascoltare rumori e suoni che queste cartoline nascondono sotto la ‘polvere’ del passato”. Infine: “Ai giovani, e in particolare a coloro che abitano a Longarone e che si accostano per la prima volta a queste immagini, consiglierei una lettura con lente d’ingrandimento, per cogliere e centellinare particolari che, talvolta, ad un primo sguardo distratto, gli occhi non sanno vedere”. Il volume (dedicato “a Wer mio padre”; la mia copia ha una dedica in… stenografia!, dunque per pochi intimi) finito di stampare nel dicembre 1998 da Grafica Niero di Belluno, comprende la presentazione a cura dell’allora sindaco di Longarone Gioachino Bratti, parole di Giuseppe De Vecchi e di Marino Perera, la poesia di Eliana Olivotto, anche in dialetto dal titolo “Come leggere le cartoline raccolte da Elda”: “ Sfoglia con dita leggere,/ amico mio,/ queste pagine di tempo impalpabile/ e lontano./ Tocca con sguardo incantato/, le immagini care/ d’una realtà rifugiata/ nel sogno,/ quasi un amore perduto/ e mai dimenticato,/ il cui ricordo ancor/ ti stringe il cuore./ Percorri a ritroso/ anche tu/ emozioni e pensieri/, del tempo che fu,/ perdendoti un po’/ tra una fiaba e una storia,/ mentre tutto/ diventa memoria”/; quindi i capitoli: “Saluti e ricordi”, La Ferrovia”, “Le vie e le piazze”, “Gli Alberghi”, “Le Ville e i Palazzi”, “Il Lavoro”, “Panorami”, “Le Frazioni”, “I Dintorni”, “La Valle del Piave”, “La Valle del Vajont”, “Visione generale della Borgata”, infine la citazione di Antoine de Saint-Exupéry. “Non si vede bene che attraverso il cuore, L’essenziale è invisibile agli occhi”. In questa occasione proponiamo le immagini che l’autrice ha selezionato per il capitolo dedicato alla Ferrovia. Ma torneremo a dire del pregevole libro di Elda Deon Cardin.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Così lontano, così vicino…” con immagini di Edizioni Leonar, collezione Giovanni Battista Polla; P. Breveglieri Belluno, collezione Polla; Breveglieri, collezione Ostelvio De Bona; Edizioni Cavinato Belluno, collezione Elds Deon Cardin; fotografo A. Rocco, editrice Tarantola Belluno, collezione Cardin Deon; Breveglieri collezione Bruno De Toffol; foto privata, collezione Ostelvio De Bona; edizioni Matilde Nicola, collezione Luigi Dall’Armi): l’autrice Elda Deon Cardin; la copertina del volume con visione generale della borgata e Vallata del Piave; operai e maestranze ci annunciano che il ponte ferroviario sul torrente Desedan è stato ultimato; la stazione di Faè-Fortogna solitaria in mezzo alla campagna, non sono ancora sorte le villette che le faranno compagnia; collaudo del ponte ferroviario sul torrente Maè; le case di Pirago fanno capolino dietro le rocce al passaggio del treno sul nuovo ponte; imbocco della ferrovia presso Longarone; il ponte sul Maè distrutto dagli austriaci il 2 novembre 1918; ponte e viadotto ricostruiti dal Genio militare nel 1919; “taglio” nelle vicinanze di Longarone; alla stazione il treno fermo prima del magazzino; operai impegnati nella rifinitura dei binari alla stazione di Longarone-Zoldo; movimento di vagoni carichi di legname; operai sistemano il viale della stazione; sullo sfondo Villa Fasolo; la contrada Roggia col nuovo viadotto ferroviario; fermata e galleria di Castellavazzo.