BELLUNO Il segretario della CGIL Belluno Mauro De Carli segnala due deficienze del sistema del Dipartimento di Prevenzione, che devono essere recuperate, pena le ripercussioni sul contagio e sul contenuto economico in busta paga per i lavoratori.
Dentro la situazione caotica e preoccupante della seconda ondata della pandemia da COVID 19 nascono e purtroppo persistono, anche aspetti di natura burocratica, che hanno pero’ pesanti ripercussioni sulle condizioni economiche e normative dei lavoratori dipendenti, sulla gestione delle aziende. Mi riferisco innanzi tutto al rilascio della certificazione di malattia, a seguito di tampone per la ricerca di COVID 19, che non viene rilasciata dai medici di medicina generale poiché mancano le certificazioni utili a determinare l’esatta partenza del periodo di quarantena. Spiego meglio dicendo che solo all’esito di tampone POSITIVO, che avviene minimo dopo 72 dal momento in cui si è fatto il tampone stesso, se non molto oltre, viene rilasciato dal Dipartimento di Prevenzione ULSS una dichiarazione di messa in “isolamento fiduciario” (quarantena), mentre nulla viene certificato sulle giornate antecedenti l’esito stesso, che quindi rimangono “scoperte”, sia come giustificazione per l’assenza dal lavoro, sia soprattutto economicamente. Le aziende non sapendo come comportarsi regolarizzano queste giornate “ingiustificate” scaricando le ferie del dipendente, che quindi rimarrà scoperto per il futuro, addirittura in molti casi passano in “negativo” e quindi dovranno recuperare. Esiste invece la normativa di legge (decreto Cura Italia), con le conseguenti attuazioni dell’INPS, in cui si definisce che “tutta la fase della quarantena” è coperta da malattia COVID (quindi a carico delle risorse specifiche del DPCM stesso), e la certificazione da presentare al proprio datore di lavoro PUO’ ESSERE RETROATTIVA. Nella sostanza è l’unico caso in cui il medico curante, puo’ redigere un certificato retroattivo, purchè esista una documentazione ULSS che certifichi l’intera quarantena del lavoratore. Rivolgo quindi una richiesta al servizio legale del Dipartimento di Prevenzione perché inserisca nella sua certificazione la data dell’effettuazione del primo tampone e non quella dell’esito finale, e inoltre chiedo che di questa decisione siano informati i medici di medicina generale perché si attengano a questa normativa. Il secondo tema riguarda la gestione dell’intera tracciatura dei “contatti diretti” delle persone “ positive al tampone COVID”; anche qui diverse persone, tra i quali diversi delegati sindacali RSU, si sono dimostrati preoccupati circa i tempi sempre più allungati con cui si viene a conoscenza dell’esito tampone (abbondantemente dopo i 4 o 5 giorni), e pertanto si allunga anche la ricerca che lo stesso Dipartimento di Prevenzione deve fare per “scovare” i Contatti Diretti, potenzialmente contagiati. Tutti noi sappiamo che questa operazione è indispensabile per evitare la nascita di potenziali focolai di contagio, ma deve essere fatta nei primi giorni dall’insorgenza dei primi sintomi e non dopo 10 giorni o piu’, come ormai avviene. Credo quindi che siamo di fronte ad un peggioramento sostanziale del percorso di TRACCIAMENTO, appunto essenziale per ridurre i contagi/contatti anche dentro i luoghi di lavoro; evidentemente se cio’ non avviene il rischio è di vedere peggiorato il dato del contagio bellunese, già pesante, e che nei luoghi di lavoro, nelle aziende si diffonda sempre più la preoccupazione per una scarsa tutela da parte del sistema sanitario. Infatti le segnalazioni che stanno arrivando è che le aziende, su sollecitazione delle RSU o interne dei lavoratori, stiano operando per azioni di screening con tamponi rapidi, tanto per rassicurare i dipendenti e per sostituirsi all’azione che il Dipartimento dovrebbe fare. Anche in questo caso la richiesta della CGIL è che si mettano a punto nuove metodologie di lavoro interne alla ULSS, oppure si rafforzi la dotazione di personale -sapendo che il tema della carenza degli organici è stato spesso da noi sollevato- perché oggi limitare le fasi di contagio diffuso è essenziale; non siamo fuori dalla seconda ondata e non possiamo arrivare al passaggio nel nuovo anno senza una migliore tracciatura dei contagi e dei contatti.
Mauro De Carli CGIL Belluno