Almeno 777 milioni di euro. A tanto ammonta la stima della perdita di fatturato che le imprese artigiane venete subiranno in questo mese di chiusura a causa del Coronavirus (dal 12 marzo al 13 aprile 2020). A fare i conti è stato l’Ufficio studi della CGIA.
“Anche in Veneto, l’artigianato rischia di estinguersi, o quasi, in particolar modo nelle piccole città e nei paesi di periferia, molte attività – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – a fronte dell’azzeramento degli incassi, degli affitti insostenibili e di una pressione fiscale eccessiva, non reggeranno il colpo e saranno costrette a chiudere. Per questo ci appelliamo al Governo e al Parlamento affinché intervengano in soccorso a questo settore, appellandoci all’articolo 45 della Costituzione che stabilisce che la legge deve provvedere alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”.
Una situazione, quella che sta vivendo l’artigianato veneto in queste settimane, molto difficile che si sovrappone ad un quadro generale altrettanto pesante che negli ultimi 10 anni ha visto crollare il numero delle imprese presenti in questo settore. Tra il 2009 e il 2019, infatti, le aziende artigiane venete che hanno chiuso definitivamente sono state poco meno di 18 mila (per la precisione 17.775), pari al -12,4 per cento. Se nel 2009 lo stock era pari a 143.330, al 31 dicembre dell’anno scorso il numero è sceso a 125.575.
“Quasi il 60 per cento della contrazione delle imprese artigiane registrata in questi ultimi 10 anni – fa notare il segretario Renato Mason – riguarda attività legate al comparto casa. Edili, lattonieri, posatori, dipintori, elettricisti, idraulici, etc. hanno vissuto anni difficili e molti sono stati costretti a gettare la spugna. La crisi del settore e la caduta verticale dei consumi delle famiglie sono stati letali. Certo, molte altre professioni artigiane, soprattutto legate al mondo del design, del web, della comunicazione, si stanno imponendo. Purtroppo, le profonde trasformazioni in atto e la drammatica crisi che vivremo nei prossimi mesi cancelleranno molti mestieri che hanno caratterizzato la storia dell’artigianato e la vita di molti quartieri e città”.
Vecchi mestieri in via di estinzione
A fronte delle difficoltà che certamente si intensificheranno nei prossimi mesi, la CGIA ha elencato anche 25 vecchi mestieri artigiani che, già in forte agonia, rischiano di scomparire definitivamente soprattutto nei paesi di campagna, o professioni che sono in via di estinzione anche a causa delle profonde trasformazioni tecnologiche in atto. Essi sono:
Arrotino (molatore o affilatore di lame);
• Barbiere (addetto al taglio dei capelli su uomo e alla rasatura della barba);
• Calzolaio (riparatore di suole, tacchi, borse e cinture);
• Casaro (addetto alla lavorazione, preparazione e conservazione dei latticini);
• Canestraio (produttore di canestri, ceste, panieri, etc.);
• Castrino (figura artigianale tipica del mondo mezzadrile con il compito di castrare gli animali);
• Ceraio (produttore di torce, lumini e candele con l’uso della cera);
• Cocciaio (produttore di piatti, ciotole e vasi);
• Cordaio (fabbricante di corde, funi e spaghi);
• Corniciaio;
• Fotografo;
• Guantaio (produttore e riparatore di guanti);
• Legatore (rilegatore di libri);
• Norcino (addetto alla macellazione del maiale e alla lavorazione delle carni);
• Materassaio (colui che confeziona o rinnova materassi, trapunte, cuscini, etc.);
• Mugnaio (macinatore di grano e granaglie);
• Maniscalco (addetto alla ferratura dei cavalli, degli asini e dei muli);
• Ombrellaio (riparatore/rattoppatore di ombrelli rotti);
• Ricamatrice (decoratrice del tessuto con motivi ornamentali);
• Sarto/a (colui o colei che confeziona abiti maschili o femminili);
• Selciatore (addetto alla posa in opera di cubetti di porfido);
• Sellaio (produttore di selle per animali);
• Scopettaio (produttore di spazzole e scope);
• Scalpellino (colui che sgrossa e lavora la pietra o il marmo con lo scalpello);
• Seggiolaio (produttore o riparatore di seggiole impagliate).
Il COVID 19 ha costretto alla chiusura 6 artigiani su 10
Tornando alle chiusure imposte dalla legge in queste ultime 2 settimane a causa del COVID 19, sono 76.240 le imprese artigiane venete che sono state costrette a sospendere l’attività (pari al 60,7 per cento del totale); il conto sale a 80.312 se si considerano anche le attività per le quali è prevista la possibilità di fare solo somministrazione per asporto. A livello regionale solo la Toscana (65,6 per cento), la Valle d’Aosta (63,9 per cento) e l’Umbria (61,1 per cento) hanno registrato percentuali di chiusura superiori alla nostra regione.