di Renato Bona
È dedicato alla moglie Carmela il nuovo libro (fa seguito a: “Duecentosettanta fontane per i bellunesi – 1987”, Capitelli e immagini sacre a Belluno – 1989”, “Meridiane e orologi a Belluno – 1993”, “Camini o comignoli a Belluno – 2000”, “Archi e porte a Belluno – 2004”, “Cancelli in ferro a Belluno – 2009”, “Belluno – Uno sguardo a centoquindici chiese – 2012”, “Belluno – Reliquie di Santi – Storie e leggende – 2017), “Belluno – Gabinetti Storia Notizie e Curiosità – 2019”, “Belluno – Vita di Gesù e della Madonna in immagini nelle opere d’arte bellunesi – 2020”) che Vincenzo Caputo, appassionato ricercatore e cultore di cose locali, ha editato in proprio nel marzo di quest’anno per i tipi della Tipografia Sommavilla”. Si tratta di un’autentica chicca – come sintetizza e anticipa il titolo: “Curiosando per la città di Belluno-Frammenti d’arte locale del passato” – che contiene anche analisi e considerazioni dell’architetto Roberto Reolon, valente collaboratore del nostro anche per altri lavori. Hanno inoltre contribuito alla realizzazione: il figlio di Vincenzo e Carmela, Marco, Orsola Petrella e Carla De Poli la quale ultima ha realizzato pure la copertina. Lo scopo del nuovo libro – specifica Caputo – “è di cercare di porre all’attenzione su alcuni beni artistici nei luoghi storici della città, affinché il loro ricordo si protragga nel tempo”. Ovviamente, la ricerca non affronta tutti gli aspetti che caratterizzano i luoghi della città ma offre solo alcuni spunti ritenuti sufficientemente significativi per il fine preposto cercando di fornire un contributo nella direzione di una sempre maggior attenzione da parte della collettività, proponendo un “breve ma suggestivo itinerario nella parte più antica di Belluno e un fugace sguardo oltre le secolari porte, ai suoi borghi e attorno al ‘Campedel’ soffermandoci in particolare su alcuni aspetti dell’arte nelle sue varie espressioni”. In chiusura di introduzione l’autore sostiene, giustamente, che “Valorizzare quanto realizzato all’interno del nostro territorio significa non solo evidenziarne l’importanza, ma anche far nostro quel valore artistico espresso in tanti secoli. Vivere in un ambiente storico, ricco d’arte, obbliga infatti moralmente i cittadini a far sì che l’eredità artistica avuta in consegna da chi ci ha preceduti, venga in più modi salvaguardata con attenzione e non perisca nel degrado come analizzato anche dall’architetto Roberto Reolon nella sua nota ‘I segni del passato’”. Il libro di Vincenzo Caputo è articolato nei seguenti capitoli: La Città; la Popolazione; Attività lavorative nei Borghi della Città; Belluno: antichi paesi e località; Alcune scoperte; Brevi appunti sulle origini delle fucine per la lavorazione dei metalli;Lavori in bronzo: campane, statue, busti, bocchettoni delle fontane; Batacchi, maniglie, serrature, chiavistelli, bandelle; Lavori a stucco: decorazioni, pittura; Lavori in legno, sculture, intaglio; Lavori in pietra: statue, bassorilievi, altorilievi; Epilogo; I segni del passato; Nomenclatura degli ornamenti architettonici; Nomenclatura degli attrezzi dello scalpellino; Nomenclatura degli attrezzi del passato per l’arte scultorea¸ Falegname: nomenclatura, attrezzi; Fabbro: nomenclatura, attrezzi; Pittore, nomenclatura, attrezzi; Dizionario di alcuni termini artistici e architettonici dei soggetti trattati.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Curiosando per la città di Belluno”): la copertina della pubblicazione; l’autore, Vincenzo Caputo, con la moglie Carmela; Belluno: nei vari periodi storici a cominciare dal celtico, la Città fu chiamata Belodunum (altura luminosa o città splendente, Bellunum, Civitas Belluni, Cividal di Belluno; Borgo Piave nel disegno di Roberto Reolon; forni fusori e officina delle operazioni di fucinatura; anno 1917: topi messi ad essiccare a Belluno durante l’“an de la fam”, l’anno della fame (foto di Pietro De Cian della collezione Massenz-Baldini della Biblioteca civica bellunese; sopra l’insegna della vecchia trattoria Taverna un grifo regge un secchiello; lampione a muro all’ingresso del Torrione; la fontanella in ferro dei primi Novecento nella via Sottocastello; lavorazione artistica in ferro sul grande portone d’accesso del Palazzo dei Vescovi, ora Auditorium; struttura rimaneggiata in ferro lavorato all’entrata principale di Palazzo Piloni in Piazza Duomo; motivi floreali in ferro sovrastanti il portale d’ingresso di Palazzo Pagani sede del Provveditorato agli studi; porta carraia dell’ex garage Fiat nella via Caffi; balaustra in ferro di una vecchia casa in piazza San Lucano di Borgo Pra; motivo floreale in ferro battuto all’entrata della corte dell’albergo Cappello (1843) nella via Ricci.