È stata emessa dal Tribunale di Venezia, competente per materia, la misura di prevenzione della sorveglianza speciale nei confronti di un bellunese cinquantenne, già noto alle cronache per alcuni episodi di violenza, che si era reso responsabile di atti persecutori nei confronti della sua vicina di casa, culminati con l’incendio della roulotte di quest’ultima, alla quale appiccò il fuoco la notte del 16 marzo scorso. Subito dopo l’episodio, l’ultimo di una lunga serie di immotivati comportamenti vessatori nei riguardi della donna, il Questore della provincia di Belluno, valutati tutti gli atti acquisiti nel corso di mesi e altre circostanze relative ad altri comportamenti dell’uomo nei confronti di suoi familiari, ha ritenuto che sussistessero tutti i presupposti per proporre, al competente Tribunale, l’applicazione della misura di prevenzione a carico della persona indagata. Nei giorni scorsi la proposta avanzata dal Questore è stata accolta dall’Autorità Giudiziaria e notificata venerdì 26 luglio scorso al destinatario, il quale dovrà osservare tutte le prescrizioni impostegli. Alcune delle misure sono il divieto di allontanarsi dalla sua dimora senza darne preventivo avviso all’Autorità di pubblica sicurezza, l’obbligo di non associarsi a persone che hanno subito condanne o sono a loro volta sorvegliati speciali, quello di non rincasare più tardi delle 22.00 e non uscire di casa prima delle 7.00, quello di non partecipare a riunioni in luogo pubblico. Sul versante più specifico della tutela della vittima, l’uomo non potrà frequentare i luoghi normalmente frequentati dalla parte offesa, mantenersi in ogni caso ad almeno 500 metri di distanza da lei e allontanarsi immediatamente in caso di incontro fortuito. Ovviamente, gli è poi precluso ogni contatto – telefonico, epistolare, telematico – con la parte lesa. La violazione di questi obblighi è punita con l’arresto da tre mesi a un anno e, in caso di condanna per reato commesso durante il periodo di sorveglianza speciale, il sorvegliato può essere assoggettato alla libertà vigilata. La proposta di applicazione della sorveglianza speciale, riservata a soggetti che si caratterizzano per la loro pericolosità sociale, non è usuale nella provincia di Belluno, che è caratterizzata da un basso indice di criminalità. Taluni fenomeni criminali, come quello degli atti persecutori, sono però presenti come in altre province e richiedono particolare attenzione per la serietà delle conseguenze che possono causare alle vittime, che subiscono spesso violenze psicologiche e anche fisiche molto prolungate, in alcuni casi tali da determinare stati di stress permanente e il cambiamento forzato delle proprie abitudini di vita, come accade per chi è oggetto di atti persecutori da parte di uno stalker. Per far fronte a casi del genere, nella Divisione di Polizia Anticrimine della Questura di Belluno, diretta dal dr. Enrico Tarquinio Ricci, è presente personale altamente specializzato che segue i numerosi casi di stalking, maltrattamenti in famiglia e su minori e problematiche connesse alla violenza di genere, accompagnando anche le vittime, insieme ai centri anti violenza presenti sul territorio, nei loro percorsi di recupero che si rendono necessari a seguito di queste tristi vicende. Nel caso in questione, l’attività della Divisione di Polizia Anticrimine, propedeutica per la successiva proposta di applicazione della sorveglianza speciale di P.S. al destinatario, si è avvalsa della nuova normativa di settore, che prevede appunto la possibilità di applicazione della misura anche ai soggetti che si sono resi responsabili di reiterati atti persecutori.
Il risultato ottenuto, sottolinea il Questore Lucio Aprile, testimonia dell’impegno della preparazione professionale e psicologica del personale della Polizia di Stato che quotidianamente si occupa di questi casi estremamente delicati.