Di Stati Generali della Montagna, o di altre realtà territoriali e sociali, sono piene le cronache locali e nazionali di questi ultimi decenni. Francamente, visti i loro esiti, il medesimo appuntamento di questo fine settimana a Roccaraso ha rischiato di essere l’ennesima e inconcludente passerella di vacui relatori. Però, optando per il bicchiere mezzo pieno, va riconosciuto che qualche buona indicazione è uscita dal dibattito. Ciò è emerso, a mio avviso, proprio dagli interventi di un paio di qualificati rappresentanti di casa nostra provincia di Belluno, scesi in Abruzzo per portare l’esperienza di una montagna, quella bellunese, che non vuole arrendersi e che, tra Tempesta Vaia e Covid-19, sa trovare nelle avversità la forza e il coraggio per intraprendere una strada nuova, nonché lastricata di obiettivi realizzabili. Chiaro il pensiero di Paolo Doglioni, presidente di Confcommercio Belluno: «Il Covid ha dimostrato, come tutti abbiamo potuto constatare, il valore anche dell’economia di prossimità e questo è un lavoro che, pur nato nell’emergenza, non va disperso, ma al contrario valorizzato». È un invito a considerare la presenza antropica quale nucleo centrale della vita delle nostre vallate e dei nostri paesi. Poi Doglioni ha aggiunto: «Comunità ed economia, in montagna, devono riprendere a camminare insieme secondo un principio di sussidiarietà, rispondendo alle esigenze di contrasto allo spopolamento, triste fenomeno che continua a rappresentare la principale minaccia per il nostro territorio montano. Ma lo si può contrastare efficacemente con la tecnologia, la connettività e la solidarietà». Attorno al problema della rinascita del territorio, sempre dopo Vaia e Covid, nel gioco di squadra è entrata anche Claudia Scarzanella, presidente di Confartigianato Belluno: «La ricostruzione deve essere non solo economica e imprenditoriale, ma anche identitaria: bisogna quindi valorizzare gli elementi caratterizzanti della comunità da ricostruire, a partire da quelli culturali». Economia di prossimità e identità culturali: ecco i punti focali da sviluppare e da sostenere secondo quanto affermato dal deputato bellunese Roger De Menech: «La nostra priorità al momento è capire come stabilizzare nel tempo questi provvedimenti, come renderli strutturali e non più straordinari, dipendenti da questa o quella maggioranza parlamentare, dagli algoritmi del bilancio annuale». Il che vuol dire: bisogna abbandonare la strada delle emergenze e delle straordinarietà d’intervento per intraprendere quella di una politica strutturale e duratura nel tempo: solo con le certezze si può costruire un solido futuro. Tutto quanto anzidetto parla direttamente alla testa e al cuore di ciascun abitante delle nostre vallate: «Guàrdati dentro e alza il velo dell’ignoranza circa la tua storia passata. Afferma la tua diversità culturale, ma solo rispettando quella degli altri. Opera per armonizzare le diverse culture presenti sul nostro territorio e combatti le divisioni e i “campanili”. Concedi maggior fiducia ed opportunità ai giovani rendendoli protagonisti del loro futuro. Fa sì che in ogni vallata s’oda sempre il suono della campanella di una scuola e della campana di una chiesa. Rifiuta ogni malaugurato rigurgito di rassegnazione». Senza scomodare Socrate e l’oracolo di Delfi, vale comunque e sempre la locuzione «Conosci te stesso». Se non sappiamo chi siamo veramente, e se non ci opponiamo a facili omologazioni del tempo presente, la nostra identità sbiadirà sempre di più con lo spopolamento della nostra montagna, perché non sapremo più chi siamo e dove andiamo. Forse basta partire dalle piccole cose: un negozio che non chiude, un altro che apre ex novo, una scuola che resiste, una bottega artigiana che non molla, una catena di solidarietà che non dobbiamo permettere venga spezzata». Tutto ciò, con il supporto di adeguate risorse finanziarie pubbliche, di una coraggiosa imprenditoria privata e di un intelligente utilizzo delle moderne tecnologie, può indicarci l’alba della ricostruzione. Ma bisogna crederci sino in fondo! Tutti.