L’11 febbraio 1978 una valanga al Ponte dei Castei travolse un taxi, morirono quattro persone: l’autista del taxi Bruno Palla, Emilio Dalla Riva e la figlia Rosa Vittoria Dalla Riva in Ferrino e il nipotino Massimino Ferino. La valanga si staccò dal Col Pizzon, la montagna franata l’altra notte.
FALCADE Riguardo ai racconti di Paolo Soppelsa “Casa cantoniera dei Castei”, ci pensavo proprio la settimana scorsa a quella notte di febbraio del 1978. Ero bloccata lì con papà, mamma e mio fratello di ritorno da Belluno. Tutti i bimbi presenti messi a dormire nell’unico letto matrimoniale, mentre gli adulti valutavano il da farsi. Una turista milanese giunta fin lì in taxi disse che lei e il figlio volevano tornare verso Belluno. Erano 2 auto davanti a mio padre quando lui e il dott. Slaviero, allora farmacista di Caviola, sentirono il sordo rumore della “levina” e tornano indietro cercando di avvisare gli altri davanti e dietro loro, ma per il taxi era troppo tardi, era finito in fondo al burrone. Solo la mattina dopo vigili del fuoco di Agordo vennero a prenderci per portarci al di là della grande valanga caduta al Ponte del Cristo dove ora c’è il paravalanghe e poi a piedi verso Agordo fino ad incontrare gli alpini con i loro camion. Ricordo ancora quel “viaggio” continuavo a parlare, era il mio esorcizzare la paura, finché mio fratello col suo solito modo rude e diretto non mi disse “Tasi!”. Tre giorni bloccati ad Agordo prima di tentare la via verso Falcade, non autorizzati, ma su c’era mio nonno solo con l’altra mia sorellina che ancora non aveva 3 anni.
*Elena_Falcade.
11 FEBBRAIO 1978 – 11 FEBBRAIO 2020 I RICORDI DI PAOLO SOPPELSA LA SERA DI SARAH
Purtroppo i morti erano stati quattro, travolti da una slavina nel febbraio del 1978 nel tratto di strada fra il Pont dei Castei e quello del Torner. Una madre, il figlio più grande e il nonno. Oltre al tassista che guidava l’auto. Sarah, l’altra figlia dagli occhi grandi aveva solo quattordici mesi quando accadde l’incidente. Non conosco Sarah. E’ nata e cresciuta nel nord-ovest dell’ Italia, ha pochi mesi più di me ed ha dei parenti nell’Agordino. Da allora, quando mi capita di andare camminare lungo la vecchia strada dei Castei, arrivato al dosso sotto i paravalanghe verdi mi fermo qualche minuto. Guardo verso il Cordevole e rivolgo un pensiero a quelle vite spezzate la sera del 11 febbraio 1978 in quel tratto di strada ormai quasi dimenticata. E penso a Sarah ed alla sua vita iniziata in modo così difficile…
LA CASA DEI SILENZI di PAOLO SOPPELSA
AUDIO
Al km 21.070 la casa cantoniera taceva. Chiusa come sempre in un silenzio di pietra. Nulla trapelava da quei muri colorati di rosso. Il tempo in questo luogo si è fermato al 1995. Lo testimoniano i segnali stradali un po’ arrugginiti ed i cippi che recano la vecchia dicitura S.S. 203 Agordina. L’enigmatica cantoniera “dei Castei” è la solitaria guardiana di questa strada affascinante e severa. L’ho scrutata a lungo e, come tante altre volte, nulla voleva raccontarmi. Poi mi sono seduto sugli scalini davanti alla porta d’ingresso. Ho chiuso gli occhi ed ho ascoltato il sibilare del vento e lo scorrere del Cordevole. Finalmente, dopo qualche minuto, la casa dei lunghi silenzi ha aperto una crepa nel suo ostinato tacere. E sono arrivati i ricordi di quegli inverni che erano davvero inverni. Narrava di quelle persone che la abitavano, schive e avezze alla solitudine di questi luoghi difficili. Delle loro vite “on the road”. Del loro essere un tutt’uno con la strada. “Le ricordi anche tu quelle sere d’inverno. Quando le luci fioche delle finestre ed il lampeggiante giallo dell’unimog parevano quasi un faro che indicava la via in quelle serate “de nef a straze”. Con i pali rossi e blu ai bordi della carreggiata che spuntavano appena dai cumuli di neve ghiacciata. Ed il Cordevole cantava una musica sommessa intervallata dal ringhio sordo delle “levine”.” Certo che mi ricordo. Mi affascinava questa strada che d’inverno esigeva grande rispetto. Come mi affascina ancora oggi, con la stessa intensità di allora. Ora il vento soffia forte, muove gli alberi e fa scricchiolare le costole. E’ ora di ritornare alla civiltà. Ciao vecchia cantoniera. Ti lascio ai tuoi misteriosi silenzi. Tornerò presto. Come sempre.
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