Tra poco sarà Natale,col crescente profluvio di luminarie,regali, consumi ecc.ecc.
Il Mammona d’Occidente, tenta di oscurare sempre più quello che capitò in Oriente 2019 anni fa. Maria di Nazaret, del Nord (della Palestina s’intende) moglie di Giuseppe del Sud emigrato al Nord, per superiori disposizioni di legge, incinta, dovette raggiungere Betlemme al Sud, patria di Giuseppe, a piedi s’intende e non trovando posto in albergo dovette partorire in una stalla. Felici e contenti? Diciamo si e no, perché dopo qualche giorno, Giuseppe, avendo intuito un pericolo di morte per il figlio, decise di farsi migrante, fuggendo clandestino al Sud, in Egitto, ed in seguito, calmatesi le acque, tornare al Nord.
Queste cose mi sono venute in mente quando mi è toccato vedere il segretario della Lega Nord, alla vigilia del voto europeo, brandire il Vangelo e baciare il rosario. Mi sono passati per la mente alcuni pensieri in merito che mi pare utile comunicare al prossimo, in sostanza una meditazione sullo “spirito (?)” di un partito il cui capo ha reclamato “i pieni poteri”, non tanto come l’imitato Duce che aveva comunque al di sopra, o al di sotto o al fianco il Re, bensì come social-selfie-supermanager. Ma andiamo al 14 settembre 1997. In un comizio a Venezia, guarda caso, in riva degli Schiavoni, l’allora segretario della Lega nord, Umberto Bossi aveva proclamato “operativa” dalla mezzanotte del successivo 15: “la Repubblica Federale di Padania” nata sotto gli auspici del pagano Dio Po’; parola d’ordine: “Secessione”. Alla signora Lucia Massarotto, che aveva sventolato il Tricolore alla finestra aveva urlato: “Ma signora…! quel tricolore lo metta nel cesso !”.
La bandiera della nuova Repubblica di Padania, non so se ancora in vigore, constava invece di un lenzuolo bianco con al centro una verde foglia non di Fico, ma della Maria Giovanna (dicasi: cannabis indica). Il 7 gennaio dello stesso anno, bicentenario del Tricolore, il poeta Mario Luzi in Reggio Emilia, riprendendo il discorso di un secolo prima di Giosuè Carducci, affermava che: “Il Tricolore non è una bandiera particolare, è la bandiera universale, della libertà e dell’indipendenza… ne ha di macchie e abusi, tanti quanti la società del nostro paese ne ha di involuzioni, di vergogne di smarrimenti… non per questo dobbiamo rimuoverlo o rinnegarlo. Nulla sarebbe più empio e privo di carità”. Se il Tricolore andava messo nel cesso, era perciò, più che rinnegato. Dunque atto empio e privo di carità.
E’ lecito chiedersi: se la nuova Repubblica federale di Padania nasceva, senza carità; su che cosa si sarebbe fondata? Gli anni passano e Salvini, già fedelissimo di Bossi, allora sempre del tutto con lui consenziente, ma ora, divenuto nuovo capo della Lega, cambia astutamente le carte in tavola, da nordico si italianizza e, conversione ancora più grande, fa passare il partito da pagano a cristiano con ostentato plateale bacio a Cristi e Madonne; nuova parola d’ordine:“Prima gli Italiani”. Vale la pena di citare un recente discorso di Berlusconi: “Lega e fascisti li abbiamo fatti entrare noi al governo, li abbiamo legittimati noi, li abbiamo costituzionalizzati noi”. Replica immediatamente Salvini: “Qualcuno avvisi Berlusconi che parlare di fascismo nel 2019 non ha più senso, lo lasci fare a quelli del Pd, a Saviano a Gad Lerner. Ormai si confrontano partiti a favore degli italiani e partiti contro gli italiani, telecomandati dall’estero. Chi si allea con la Lega deve avere ben chiaro questo: Prima gli Italiani”. Parlare di fascismo, dice Salvini, non ha più senso, ma se, come detto, si fanno le stesse cose che fece il duce: giubbetti polizieschi, pompati Me ne frego, improperi ai migranti, ecc.ecc. non si sta sulla stessa barca?
Non aveva parlato un nostro ottimo filosofo napoletano, Gian Battista Vico, ancora tre secoli fa di :“Corsi e ricorsi storici”? Dire: “Prima gli Italiani” e baciare il crocefisso è una totale contraddizione, ma se i cuchi abboccano, va bene lo stesso. Da Natale andiamo a Pasqua. Dal Nord, Gesù andò al Sud, a Gerusalemme, dove sarà crocefisso per l’accanita ostilità del partito nazional-farisaico, per il quale valeva, guarda caso (mutatis mutandis) la stessa parola d’ordine:“Prima gli Ebrei”. Non erano essi dopotutto: “il popolo eletto”? La separazione con gli altri popoli, si vedano le leggi sui matrimoni,doveva essere netta, mentre Gesù, pure lui ebreo, aveva inaugurato una nuova era, dove ogni uomo è mio fratello, ogni uomo è figlio di Dio. Una cosa per il partito nazional-farisaico inconcepibile, di qui l’accusa a Gesù, davanti a Pilato, di essere un “sovvertitore del nostro popolo”, e per ciò meritevole di morte. Gesù insegnò e praticò la fratellanza universale che trovò duemila anni dopo, a livello mondiale, dopo due feroci guerre mondiali e la Shoà, la sua consacrazione nella dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948. Sta scritto nell’articolo 1: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Ma chiediamoci, quanti oggi, capi di nazioni, potenti vari o semplici cittadini condividono ciò? Il detto“Prima gli Italiani” altro non è che un subdolo distillato dalla precedente legge razziale fascista del 1938, una vergogna assoluta che macchia tutta la cultura dell’umanesimo italiano. Vale la pena di rileggere l’articolo 1 della citata legge: “Il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito. Il matrimonio celebrato in contrasto con tale divieto è nullo”. Ma che cosa era la razza ariana? E quanti italiani sapevano di esserlo?
Ricordo di aver letto un certificato del podestà di Seren che dichiarava che il sig. Tal dei tali era di razza “arianna”. Lasciando perdere le facezie, veniva stabilito, a norma di legge, che gli italiani erano di serie A, e quindi non potevano sposarsi con le altre razze di serie B o C. Ma il vero scopo della legge era l’emarginazione e successiva eliminazione (con la repubblica di Salò) della “razza ebraica”. Una specie di contrapasso dopo duemila anni. Come non dare ragione a Vico? E come veniva individuata la razza ebraica? Non certo dall’aspetto fisico, ma dalla religione, una autentica mostruosità scientifica e giuridica. Cristianamente parlando, il “Prima gli italiani” è una eresìa perché per Cristo ed il suo Vangelo, il “prima” spetta agli ultimi: i poveri, i forestieri, i carcerati… Non sarà male anche ricordare che dalla bocca di Cristo è uscita anche una tremenda maledizione: “Via lontano da me maledetti! perché “avevo fame e non mi avete dato da mangiare… forestiero e non mi avete accolto, carcerato e non siete venuti a visitarmi…” Aggiungerei in coda a quella famosa lista… “Veneziani gran signori, Padovani gran dotori, Vicentini magna gati, Veronesi tuti mati “… con: “ma dei Veneti pì visti, i Lombardi basa Cristi”. Ma torniamo all’inizio.
Dopo la fase del Dio Po, del Tricolore nel cesso, eccoci alla mutazione genetica: “Prima gli Italiani”, consacrata al Papeete beach dove è andata in onda, atto altrettanto empio, la profanazione dell’inno nazionale “Fratelli d’Italia” di Goffredo Mameli. Il grande capo dei leghisti, in veste di Ministro dell’Interno: braghesse da bagno, ciccia verace in vista, ha fatto cantare e ballare al codazzo delle sue (s)costumate figone: “Siam pronti alla morte l’Italia chiamò…”. Scena che ha fatto il giro del mondo, tal quale il famoso Bunga Bunga del gran maestro Berlusca. Nessun rispetto per i morti per la patria e tanto meno per Goffredo Mameli, autore del nostro inno nazionale, che morì a 21 anni di cancrena per una ferita ad una gamba, riportata, combattendo nel 1849 in la difesa della Repubblica romana, la cui Costituzione è alla base della nostra.
Il giornalista Pansa così si è espresso: “Abbiamo assistito a una versione sexy di “Fratelli d’Italia”, degna di uno dei bordelli che la deputata socialista Lina Merlin si era illusa di aver abolito”. Passando dai grandi capi a casa nostra, non posso non ricordare che il giorno 13 giugno 2019, il Consiglio comunale di Feltre ha discusso e poi approvato (16 presenti, 14 favorevoli 2 contrari: Forlin e Vettoretto della Lega Nord) la delibera n.35: “Proposta di iniziativa popolare che impegna l’Ente a subordinare la concessione di spazi pubblici all’esplicito riconoscimento da parte dei richiedenti dei principi costituzionali e al ripudio di principi e pratiche fasciste, razziste e discriminatorie”.
Come uno dei sostenitori della mozione firmata da quasi 250 cittadini, ero in Consiglio ad ascoltare. Il consigliere della Lega Nord: Vettoretto, dopo avere affermato di non essere “né xenofobo, né razzista”, ha votato contro la delibera stessa, avvertendo che in provincia di Belluno il 50% aveva votato Lega e concludendo con un: “Grazie me ne vanto”. Classico esempio di doppia morale: Noi non siamo: né fascisti, né xenofobi, né razzisti ma se altri vogliono esserlo, perché negare loro gli spazi pubblici? Non posso allora dimenticare che Il nostro concittadino Giordano Schenal il partigiano “Caronte”, il cui sacrificio per la patria abbiamo ricordato lo scorso 5 ottobre, prima che il cappio nazifascista lo stroncasse, ebbe la forza di gridare: “Coraggio Italiani !”