di Renato Bona
E un tempo i fedeli bellunesi salivano anche al santuario dedicato a Santa Augusta sul colle Marcantone di Vittorio Veneto Secondo tradizione, che si ritiene di molti secoli, è stato ripetuto anche quest’anno 2021 l’annuale e plurisecolare (probabilmente oltre i cinque secoli) pellegrinaggio di Pentecoste all’Abbazia di Follina nel Trevigiano, per rendere onore alla Madonna e tener fede al voto fatto il tempo che fu dalle genti alpagote di Tambre, Chies, Pieve, Puos e Farra per implorare la protezione della Vergine contro la nebbia che danneggiava le colture. A differenza del passato, quando i fedeli compivano il tragitto processionale a piedi, recando le croci delle varie chiese, prima fra tutte quella di San Vigilio dato che è la più antica, la meta è stata raggiunta con veicoli ed ha registrato la partecipazione dei sindaci degli attuali tre Comuni “pagot”: Alpago, Chies e Tambre, intervenuti alla celebrazione presente la rappresentanza, pure con gonfalone, del Comune di Follina. Durante la concelebrazione religiosa, don Lorenzo Sperti, a capo della parrocchia bellunese di Farra e Santa Croce, ha evidenziato l’importanza del pellegrinaggio per i fedeli dell’Alpago, ringraziando i rappresentanti dei Comuni e – per la calorosa accoglienza – i padri Servi di Maria, custodi del complesso circestense, quindi ha elogiato “i coraggiosi pellegrini presenti nonostante le restrizioni legare all’attuale pandemia da Covid 19”. Nel sito telematico chiesabellunofeltre un servizio sull’evento, siglato “Edf”, specifica che “Il pellegrinaggio alla Madonna di Follina, oltre che far rivivere alle comunità dell’Alpago un’esperienza tradizionale di fede plurisecolare, si inserisce nel progetto della Diocesi di Belluno-Feltre che prevede una sempre maggiore collaborazione pastorale tra le comunità parrocchiali”. “Navigando” in internet abbiamo avuto notizia di un altro pellegrinaggio che coinvolge la genti dell’Alpago. Il sito “lazione.it” riporta infatti a firma di Federico Campodall’orto, il commento ad un video sul pellegrinaggio dell’agosto 2017 dalla conca alpagota al santuario vittoriese di Santa Augusta nella giornata (il 22 agosto) dedicata alla Santa, con Alessio Lavina che nell’occasione aveva spiegato la salita dei pellegrini al Colle Marcantone precisando che la ripresa della vecchia usanza del pellegrinaggio a Follina, aveva indotto a fare il bis con quella che contemplava appunto la trasferta a Santa Augusta il 22 agosto. E spiegava che: “Per farlo, sono stati esplorati gli antichi percorsi che erano stati tramandati dagli anziani del posto e sono stati tagliati alcuni arbusti che ostruivano la strada”. Quanto all’esperienza del 2007 aveva aggiunto: “Siamo giunti a destinazione dopo circa tre ore, e abbiamo partecipato alla funzione religiosa che era stata pensata appositamente per la nostra comunità. Visto che l’antica usanza riguardava soprattutto l’abitato di Santa Croce, e teneva in considerazione due aspetti: quello commerciale e lavorativo (prevedeva scambi con Vittorio Veneto) e quello legato alla fede ed alla cultura religiosa, tanto è vero che in Alpago vi sono diverse chiese che hanno altari o tele dedicate proprio alla Santa, a testimonianza di un legame forte tra le genti dell’Alpago e la comunità serravallese e vittoriese”. Ma torniamo a Follina perché il sito: “marcadoc.” fornisce brani di storia sull’Abbazia “dove l’acqua diventa musica” in quanto l’edificio sacro “è un luogo carico di storia ed è incastonato in una delle zone più affascinanti del Veneto, nel cuore delle colline trevigiane” dove “Il suono dei concerti e dei filatoi ha scandito i secoli” e: “nel chiostro si ritrovano tutti gli elementi del Paradiso”. Pare dunque che l’antichissima statua di arenaria della Madonna del Sacro Calice, da sempre oggetto di venerazione dei fedeli locali e non, scolpita probabilmente in Sudan nel VI secolo e arrivata fortunosamente a Follina con i monaci fuggiti dall’invasione araba della Nubia di un secolo dopo, sia stata altrettanto fortunosamente ritrovata in un campo intorno all’anno Mille e collocata in qualche luogo sacro della zona. Ma che per ben tre volte, misteriosamente, sia tornata proprio lì, dove è venerata da più di mille anni”. I frati Servi di Maria, che dal 1915 si prendono cura dell’abbazia “sono rimasti solamente in 4, a pensare alla conservazione e all’afflusso turistico di un complesso prezioso, minacciato da infiltrazioni, cedimenti e crepe (la loro voce, si è fatta sentire per il restauro della scalinata e per ridare al monumentale complesso anche la possibilità di ospitare i pellegrini nella foresteria, da molti anni inutilizzata per problemi di strutturali. Dove l’acqua diventa musica è il benvenuto ufficiale di Follina con uno striscione a lato della strada che riproduce lo zampillio della fontana del piccolo chiostro rinascimentale dell’abbazia. Ancora: “Visitare l’abbazia di Follina significa perdersi in sentieri di silenzi e simbolismi: lo stile gotico delle navate della chiesa e quello romanico delle tre absidi quadrate si fondono armoniosamente con i giochi di luci e ombre del rosone e delle due finestre allungate. Una lapide nel chiostro riporta i nomi dei suoi costruttori, che l’hanno realizzato secondo gli usi cistercensi, con le arcatelle sostenute da colonnine simili ma mai uguali, differenti nei fusti (tortili, liscati, lisci, ondulati, papiriformi o con decorazione a fiore di loto) e anche nei capitelli (ora geometrici, ora naturalistici, ora simbolici), con la particolare colonna ofitica, ossia annodata”.– Concludiamo con il sito “giovannicarraro.it” dove si può leggere: “Sul colle di Roncavazzai, alle porte di Follina, un cippo in pietra sorge isolato in mezzo ad un praticello a ricordo di un’antichissima leggenda. Si narra che nell’VIII secolo, prima dell’arrivo dei monaci cistercensi fondatori del monastero di Follina nel 1150, i benedettini nascosero in quel luogo l’antica scultura della Madonna, per sottrarla alle devastazioni iconoclaste. La statua rimase interrata fino all’anno Mille, quando fu rinvenuta durante l’aratura dei campi. Per volontà divina i buoi improvvisamente si rifiutarono di continuare ad arare, segnalando così la presenza, sottoterra, della statua della Madonna del Sacro Calice, in seguito collocata in Abbazia. Da allora la Vergine troneggia sull’altare maggiore ed è tuttora oggetto di devozione e di pellegrinaggio per moltissimi fedeli che giungono da ogni parte d’Italia e dall’estero. L’Abbazia di Follina è uno dei gioielli più importanti del nostro patrimonio culturale. Da oltre otto secoli una delegazione proveniente dall’Alpago la raggiunge ogni anno per venerare la Madonna in occasione della Pentecoste. A proposito di questa tradizione, i continui contatti tra gli alpagoti e la gente trevigiana, ha generato come è lecito pensare, stanziamenti e congiungimenti familiari. Nella vicina Combai dal XVII sec. i ceppi dei Marigo e dei Da Borgo d’Alpago furono raggruppati in Al Pagosso, ovvero dell’Alpago. È nato quindi il cognome Pagos tuttora diffuso nella pedemontana”.
NELLE FOTO (siti: chiesabellunofeltre, wikipedia, diocesivittorioveneto.it, marcadoc, lazione.it, prealpiflash): l’Abbazia di Follina; la concelebrazione dei parroci dell’Alpago; don Lorenzo Sperti; una fase della cerimonia religiosa; altro scorcio dell’Abbazia; la famosa scalinata; il chiostro; visione serale del complesso sacro; un interno; in lontananza, il santuario di Santa Augusta nel Vittoriese; immagine ravvicinata del complesso; così l’interno; e questo il porticato; il cippo sul colle di Roncavazzai.
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