di Renato Bona
In occasione dell’uscita del libro “Gli spalti del Dio Thor” di Enrico De Lotto, classe 1911, cadorino di San Vito, il prof. Giovan Battista Pellegrini scriveva da Pisa, nel giugno del 1952, la prefazione ricordando l’invidiabile profilo dell’autore che presentava una serie di fiabe un tempo diffuse in Cadore e che attualmente si possono ormai difficilmente ascoltare, sia pure dalle persone più anziane, “avendo colto qua e là, nei paesi cadorini, l’eco lontana e frammentaria di dette leggende – che però possono alle volte essere meno antiche di quanto appaia a prima vista – ormai in via di completa dimenticanza e vi ha ricostruito i presenti racconti intessuti di suggestiva fantasia. Essi potranno dilettare indubbiamente il lettore ed offrire qualche insegnamento, sia pure con la dovuta prudenza, anche allo studioso di folclore”. In questa occasione vogliamo tuttavia occuparci di “Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del Cadore”, che De Lotto pubblicò a cura della Camera di commercio, industria ed agricoltura di Belluno in occasione della “Mostra dell’occhiale attraverso i secoli” allestita nel palazzo della Magnifica comunità cadorina durante la settima edizione dei Giochi olimpici invernali del 1956 a Cortina. La pubblicazione, stampata dalla Tipografia Benetta di Belluno, era dedicata “Ai dirigenti ed agli operai delle occhialerie cadorine che col loro lavoro ed il loro sacrificio hanno saputo creare in Cadore un grandioso complesso industriale che onora l’Italia”. Ed intendeva “Far meglio conoscere, in Italia e all’estero, la tenacia e l’operosità del popolo cadorino che tra le maestose montagne dolomitiche ha mantenuto viva l’antica tradizione veneta dei costruttori di occhiali” come scriveva De Lotto in premessa, prima di ringraziare quanti avevano collaborato per la ricerca del materiale storico e fotografico (in particolare: il curatore della presentazione: prof. Santonastaso, direttore della clinica oculistica dell’Università di Padova, Agostino Lozza, Guglielmo Tabacchi, Carlotte Ferrari, E. Bonazzola, il dott. Salice, i fratelli Cargnel, Ugo Fasolo, F. Rathschüler, il fotografo Peruz, il Comitato organizzatore della mostra ed il Gruppo ottici cadorini Sipao). Il prof. Santonastaso, ricordato che De Lotto era “già noto come studioso profondo ed appassionato della storia degli occhiali, come cultore d’arte, come medico umanista, come un innamorato, come un cantore della sua bella terra cadorina, che è poi la terra dei Tiziano, della terra veneta in genere” evidenziava che “A Venezia, sempre sensibile agli urgenti problemi della cultura e dell’arte, spetta il merito di aver realizzato nella lontana seconda metà del secolo XIII quello che era nell’aspirazione, nel bisogno di tutti gli studiosi: invenzione degli occhiali e trasferimento sul piano pratico della fabbricazione. Al Cadore, che con Venezia ebbe sempre scambi di pensiero e scambi commerciali, spetta il merito di aver rilevato e risollevato quell’industria dell’occhialeria veneziana quando decadde nel secolo XVIII e XIX”. De Lotto – proseguiva – è stato affascinato conquistato da quest’arte, da questa storia meravigliosa della nobile terra veneta. Egli vuol sempre meglio conoscere, sempre più approfondire fino alla certezza le origini. Di quest’arte studia tutti i particolari, li conosce e li fa conoscere, vuole che gloria maggiore, lustro maggiore torni al suo amato Cadore… “ per amore del quale “si fa promotore della creazione di una scuola per ottici, perché vuole che l’industria cadorina viva e si perfezioni… Nella sua opera si intuisce il lodevole desiderio di mettere nuove utili conoscenze sulle glorie della propria terra a disposizione di coloro che vogliono istruirsi. Tale desiderio è ora una bella realtà” E concludeva sostenendo che “Il dott. De Lotto, raccogliendo in questa monografia il frutto delle ricerche amorose di tanti studiosi e delle ricerche proprie, ha fatto un’opera veramente meritoria”. A questo punto – riservandoci di tornare a dire del libro – ci limitiamo a precisare che il lavoro di De Lotto si articola nei seguenti 24 capitoli dove c’è di tutto e di più “Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del Cadore”: Esistevano gli occhiali nell’antichità?, Mezzi di ingrandimento ed occhiali, I primi occhiali furono fabbricati a Venezia nella seconda metà del secolo XIII, I “Capitolari veneziani” sono un documento basilare che dimostra sicuramente l’origine veneta degli occhiali, L’evoluzione e la lavorazione dei primi occhiali, La forma delle lenti per occhiali nel XVI e XVII secolo ed i progressi dell’ottica fisica, La diffusione degli occhiali nel XVIII e XIX secolo e la fine delle occhialerie veneziane, Gli occhiali colorarti, Occhiali sportivi e di protezione, La scelta dei vetri colorati secondo le moderne vedute, L’evoluzione della lenta correttiva, La lenti di contatto, La scoperta della celluloide e la fabbricazione delle montature in materia plastica, L’origine della parola occhiali nelle diverse lingue, Materie prime usate nella produzione odierna degli occhiali, Fabbricazione degli occhiali, Angelo Frescura con la collaborazione di due ingegneri cadorini, Giovanni Lozza e Leone Frescura, fondò la prima fabbrica di occhiali nel 1877 a Calalzo di Cadore, La prima fabbrica di occhiali cadorina si sposta dalle “Piazze” al “Molinà”, L’opera di Carlo Enrico Ferrari, L’occhialeria del Molinà di Ulisse Cargnel succeduto al Ferrari è l’unica in Italia – Notevole sviluppo dal 1900 alla prima guerra mondiale, Il prodigioso sviluppo delle fabbriche di occhiali del Cadore dopo la prima guerra mondiale e fino ai giorni nostri, Storia degli astucci per occhiali – La fabbricazione degli astucci in Cadore, La scuola per ottici in Cadore, Elenco degli occhiali antichi esposti alla Mostra dell’occhiale attraverso i secoli di Pieve di Cadore.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del Cadore”:Muovi Sentieri; Radio Più): copertina del libro: rara immagine dell’autore, Enrico De Lotto; altra copertina realizzata da Nuovi Sentieri; immagine di Erode con gli occhiali; la bottiglia di vetro sferica, piena d’acqua, fu uno dei primi strumenti usati dagli antichi per ingrandire; occhiali comparsi in Cina nel 1500; antico documento che parla dell’uso della lente di ingrandimento; tipo di occhiali usato nel 1600; la lente di ingrandimento usata da Papa Leone X; Tomaso da Modena: la più antica figura con lente d’ingrandimento usata come monocolo esistente nel Capitolo della chiesa di San Nicolò di Treviso 1352); Fra Ugone da Provenza nella più antica figura con occhiali esistente al mondo (1352); San Girolamo che viene spesso figurato con gli occhiali, qui del tipo a perno; gli occhiali di San Pietro (sulla sinistra accanto a San Paolo) sono del tipo a perno; occhiali che si fabbricavano a Venezia per essere esportati in tutto il mondo; da sinistra in alto da sinistra: occhiali con astuccio di fabbricazione italiana, occhiali del 1600 di Norimberga, vari tipi di occhiali francesi.