REDAZIONE Da quattro anni (2018) si parla dei danni del bostrico. Più o meno tutti hanno detto la loro opinione, dopo quattro anni sul carro del bostrico sale anche il Pd con Giacomo Possamai ” IL BOSTRICO PIU’ LETALE DI VAIA, POSSAMAI “BISOGNA AGIRE IN FRETTA, DAL GOVERNO PROCEDURE PIU’ SNELLE” articolo che riproponiamo a margine dell’intervento di risposta del sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin.
MA QUESTO UOMO SA DI COSA PARLA?
di Andrea De Bernardin
“Sulla questione è intervenuto anche il capogruppo in consiglio regionale del PD Possamai, il quale dice che bisogna rimuovere il materiale infestato in tempi rapidi. Dice che l’arma da utilizzare è quella di distruggere le larve prima dello sfarfallamento Aggiunge anche che gli amministratori locali non riescono a spendere le risorse messe in campo e che c’è una dotazione complessiva di 6 milioni di euro. Ma quest’uomo sa di cosa parla? Sa cosa sia un sito valanghivo? Conosce i costi e le difficoltà a volte insuperabili per la rimozione delle piante soprattutto sui pendii ripidi? Sa cosa sia realmente una pista di esbosco? Ma soprattutto, è mai venuto a vedere con i propri occhi? Io non ho mai avuto il piacere di vederlo a Rocca. Siccome avrei bisogno di qualche “scienziato” che mi risolva questo disastro, mi venga a trovare e vediamo assieme se ci sono i presupposti e le modalità per nominarlo Commissario Straordinario dei boschi bostricati di Rocca Pietore. Così dalle chiacchiere passiamo ai fatti concreti….. Non vorrei che come accaduto con il Covid dove siamo tutti virologi, con Vaia tutti Vaiologi, ora con il bostrico stiamo diventando tutti bostrologi….”
ROCCA PIETORE Conosciamo purtroppo il danno creato dall’uragano Vaia ai nostri boschi e al nostro territorio. Abbiamo visto anche numerosi cantieri in questi tre anni e quanto si è fatto per il ripristino dei danni. Sappiamo anche bene che molto si dovrà ancora fare nei prossimi mesi. Molte aree schiantate sono diventate nuove zone valanghive, creando un serio problema che in molto casi ha trovato soluzione solo nella costruzione di paramassi e fermaneve sui pendii, a difesa di strade e villaggi. Si sapeva anche, sulla scorta di quanto già accaduto tante volte in Europa e nel mondo, che sugli schianti sarebbe proliferato il parassita chiamato bostrico tipografo che avrebbe creato un danno ancora maggiore. Si sapeva anche che dagli schianti esso si sarebbe poi propagato velocemente anche alle piante ancora in piedi, fortemente indebolite sia da Vaia che dal cambiamento climatico; questo avrebbe creato un nuovo grosso problema soprattutto ai nostri boschi di abeti. Come hanno fatto tante persone, anche io ho cercato di documentarmi e di conoscere meglio l’attività
del bostrico e le possibili soluzioni al problema. Bostrico che peraltro nelle nostre vallate è sempre esistito e a scadenze abbastanza regolari è sempre arrivato ad attaccare i boschi. I nostri vecchi provvedevano subito ad arginare il problema tagliando le piante ingiallite già morte e quelle immediatamente vicine, riuscendo generalmente a fermare l’infestazione. Ma stiamo parlando di eventi normali e non straordinariamente così cattivi e diffusi capillarmente. Ho conosciuto casualmente a Malga Ciapela un Sindaco di un Comune della Foresta Nera bavarese che mi ha detto che da loro, dopo il devastante uragano Lothar del 1999, l’attacco massiccio del bostrico è arrivato ad uccidere l’80% degli abeti che erano rimasti in piedi. Complice importante di questi accadimenti è il cambiamento climatico in atto. Indiscutibile ed evidente sta probabilmente mutando la natura stessa dei nostri boschi e, personalmente, sono convinto che nei decenni che verranno le piante da foglia sostituiranno le conifere, le quali si alzeranno inevitabilmente di quota sempre più. Gli eventi estremi dei quali siamo testimoni sono ormai una evidenza. Mai a memoria d’uomo si ricorda una cosa del genere. Volendo essere onesti e pragmatici si capisce bene che poco possiamo fare. Come Comune abbiamo ad esempio tentato di arginare un area vicino a Digonera con un lotto di piante bostricate. Un quantitativo di circa 600 metri cubi che siamo anche riusciti a vendere considerato che erano piante raggiungibili e quindi abbastanza facilmente recuperabili. Sul complessivo del bosco attaccato questa area è però insignificante. E purtroppo, ben altra cosa sarebbe operare in aree più scomode, più ripide e dove poi sarebbe necessario intervenire nuovamente con fermaneve e paramassi..
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SABATO NEL NOTIZIARIO DI RADIO PIU
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