SANTO STEFANO DI CADORE Ricorre domani, il centoquarantaduesimo anniversario della dedicazione (1877) della chiesa dei santi Filippo e Giacomo di Campolongo in Comune di Santo Stefano di Cadore, provincia di Belluno. Lo ricorda il settimanale “Domenica” edito dalla Diocesi di Belluno-Feltre e diretto dal vescovo emerito Giuseppe Andrich. Notizie su questo edificio sacro le abbiamo reperite sul sito valcome licodolomiti.it dove dopo aver precisato che la Parrocchia (attualmente guidata dal parroco don Mario Doriguzzi – ndr.) è ubicata nella Piazza della frazione e che la festa patronale ricorre il 25 luglio, giorno di San Giacomo, si aggiunge: “Una Chiesa probabilmente risalente al trecento, venne più volte restaurata ed ampliata fino al settecento, epoca che vide la costruzione della nuova chiesa, modificata nel 1858 su disegno del Segusini. Si tratta di un edificio a pianta interna ottagonale ed a pianta esterna esagonale irregolare. La facciata presenta un pronao composto da quattro colonne su capitello ionico sovrastato da un timpano triangolare. I lati dell’edificio è caratterizzato da lunette che fungono da finestre. Il portico, le colonne e cornici creano effetti di luce che dilatano l’espansione dell’insieme. La cupola, elemento caratterizzante tipica di una visione “Palladiana” tipicamente neoclassica. L’interno presenta una volta con spicchiatura ottagonale della cupola, gli spicchi disegnano sette lunette affrescate con immagini di Santi e Profeti. La volta appoggia su quattro pilastri che sostengono arcate a tutto sesto che caratterizza la struttura ai lati del coro rettangolare. Gli elementi portanti in muratura sono decorati a riquadri marmorizzati, in particolare modo nelle lesene e nei pilastri allo scopo di conferire all’insieme un senso di eleganza e di pregio. Come la Chiesa di Dosoledo, opera dello stesso architetto, il fabbricato appariva come un segno di rottura rispetto all’architettura tradizionale e alle caratteristiche rurali del paese. Il radicale rinnovamento urbanistico dovuto al piano di rifabbrico del 1890 ha creato un maggior equilibrio tra l’abitato e la sua Chiesa. Vi sono conservati in particolare i dipinti la ‘Crocefissione’ che riporta lo stemma della famiglia Fabbris e la “Madonna tra angeli e quattro Santi” riportante lo stemma ed il ritratto del donatore Cristoforo Fabbris”.