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DIES IRAE
Scrivevo a torso nudo
versi irregolari,
pietre,cattedrali.
I lumi fiochi
sul boulevard alberato
spandevano ombre rigate
di gocce sul vetro-
vetrate istoriate
in una domenica uggiosa.
Scrivevo a tratti,
guardando le luci
delle rare auto
fendere la pioggia
e le chiome dei tigli,
la matita raschiare sul foglio.
Nella penombra scolpita
dalla lampada,
una Venere, languida,
su un fianco.
Ebbro, scrivevo, a tratti
distratto dalle membra candide.
Lattine vuote
e vestiti sparsi.
“ Che fai ? “
“ Scrivo per te”
Un sorriso vuoto,
non un bacio,
una passione maledetta.
Dies Irae.